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Decadenza cartella: la Cassazione sui termini notifica

La Corte di Cassazione ha annullato una cartella di pagamento per IRES e IVA, stabilendo che la decadenza della cartella di pagamento emessa a seguito di controllo automatizzato segue le regole ordinarie dell’art. 25 D.P.R. 602/1973. La Corte ha chiarito che le norme transitorie salva-atti del D.Lgs. 128/2015 non si applicano a questa tipologia di atti, poiché non hanno natura accertativa. Di conseguenza, la notifica tardiva ha reso illegittima la pretesa fiscale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Decadenza cartella di pagamento: la Cassazione fissa i paletti per i controlli automatici

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per i contribuenti: la decadenza della cartella di pagamento emessa a seguito di controllo automatizzato. La decisione chiarisce l’inapplicabilità delle norme transitorie ‘salva-atti’ a questa specifica tipologia di pretesa fiscale, riaffermando l’importanza del rispetto dei termini perentori da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Il caso in esame

Una società in liquidazione impugnava una cartella di pagamento relativa a IRES e IVA per l’anno d’imposta 2006. La cartella era stata emessa a seguito di un controllo automatizzato della dichiarazione (modello 760), ai sensi dell’art. 36-bis del D.P.R. n. 600/1973. La società sosteneva che la notifica, avvenuta nel 2012, fosse tardiva e che quindi il diritto dell’Ufficio alla riscossione fosse ormai prescritto per decadenza.
Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto il ricorso del contribuente, ritenendo applicabile una norma transitoria (l’art. 2, comma 3, del D.Lgs. n. 128/2015) che faceva salvi gli effetti degli ‘altri atti impugnabili’ già notificati. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica e la decadenza della cartella di pagamento

Il nodo centrale della controversia era stabilire quale fosse la normativa applicabile per determinare i termini di decadenza. Da un lato, la tesi del Fisco e dei giudici di merito, che estendevano la portata di una norma transitoria, pensata per salvare gli effetti di avvisi di accertamento, anche alle cartelle di pagamento da controllo automatizzato. Dall’altro, la tesi del contribuente, secondo cui tale cartella segue una sua specifica disciplina, contenuta nell’art. 25 del D.P.R. n. 602/1973, che fissa termini di decadenza rigorosi.

La Corte ha dovuto quindi interpretare la portata del D.Lgs. n. 128/2015 e chiarire se una cartella derivante da un controllo formale potesse essere equiparata a un atto con contenuto accertativo o di rettifica.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno fornito una motivazione chiara e lineare, distinguendo nettamente la natura degli atti.

La norma transitoria invocata dall’Amministrazione Finanziaria (art. 2, comma 3, D.Lgs. 128/2015) si riferisce esplicitamente ad ‘avvisi di accertamento, provvedimenti che irrogano sanzioni e altri atti impugnabili con i quali l’Agenzia delle entrate fa valere una pretesa impositiva o sanzionatoria’. Secondo la Corte, questa categoria include solo atti che hanno un contenuto accertativo o di rettifica della dichiarazione.

La cartella di pagamento emessa a seguito di controllo automatizzato ex art. 36-bis, invece, non rientra in questa categoria. Essa non accerta un nuovo imponibile, ma si limita a liquidare le imposte già indicate dal contribuente nella propria dichiarazione e non versate. Pertanto, la sua disciplina specifica si trova nell’art. 25 del D.P.R. n. 602/1973.

Questa norma, nella versione applicabile al caso, prevedeva che la notifica dovesse avvenire, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione. Nel caso di specie, la dichiarazione era per il 2006 (presentata nel 2007), quindi il termine ultimo per la notifica era il 31 dicembre 2010. Essendo stata la cartella notificata nel novembre 2012, il potere di riscossione dell’Ufficio era inesorabilmente decaduto.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale a tutela del contribuente: la chiarezza e la perentorietà dei termini di decadenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile applicare in via analogica norme ‘salva-atti’ a procedure, come quelle del controllo automatizzato, che hanno una propria e specifica disciplina. La decisione sottolinea che la cartella di pagamento non è un atto di accertamento e, di conseguenza, la sua validità è strettamente legata al rispetto dei termini previsti dall’art. 25 D.P.R. 602/1973. Per i contribuenti, ciò significa una maggiore certezza del diritto e la possibilità di contestare con successo le pretese fiscali notificate oltre i termini di legge.

Qual è il termine di decadenza per la notifica di una cartella di pagamento da controllo automatizzato?
Secondo la Corte, il termine è quello previsto dall’art. 25 del D.P.R. n. 602/1973. Nella versione applicabile ai fatti, era il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

La norma transitoria ‘salva-atti’ del D.Lgs. 128/2015 si applica alle cartelle da controllo automatizzato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale norma si applica solo ad atti con contenuto accertativo o di rettifica, categoria in cui non rientra la cartella di pagamento emessa a seguito di controllo meramente formale della dichiarazione.

In caso di impugnazione della cartella, chi è il soggetto da citare in giudizio?
La Corte ha ribadito che l’agente della riscossione (concessionario) ha una legittimazione passiva generale. Tuttavia, per le questioni che non riguardano solo la regolarità degli atti esecutivi, egli deve chiamare in causa l’ente creditore (es. Agenzia delle Entrate). Il contribuente può agire indifferentemente contro l’uno o l’altro senza che ciò causi l’inammissibilità della domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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