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Decadenza accertamento fiscale: stop proroga Covid

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di un avviso di accertamento per l’anno 2015, notificato a un contribuente nel marzo 2022. La Corte ha stabilito che la normativa speciale emergenziale (art. 157 D.L. 34/2020) fissava termini invalicabili: emissione dell’atto entro il 31 dicembre 2020 e notifica entro il 28 febbraio 2022. Questa norma speciale prevale sulla sospensione generale di 85 giorni (art. 67 D.L. 18/2020). Essendo stati violati entrambi i termini, la Corte ha dichiarato la definitiva decadenza dell’accertamento fiscale.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Decadenza accertamento fiscale: la Cassazione chiarisce i limiti delle proroghe Covid

La gestione dei termini durante la pandemia ha generato notevoli incertezze, specialmente in materia tributaria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 17668/2025, fa finalmente luce sull’intreccio normativo relativo alla decadenza dell’accertamento fiscale, stabilendo un principio chiaro: le norme speciali prevalgono su quelle generali, e i termini da esse fissati non sono ulteriormente prorogabili.

I fatti di causa

Un contribuente, titolare di un’impresa individuale, si è visto notificare nel marzo del 2022 un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2015. Il termine ordinario di decadenza per tale annualità sarebbe scaduto il 31 dicembre 2020. Il contribuente ha impugnato l’atto, sostenendone la tardività e, quindi, la nullità per intervenuta decadenza. Sia la Corte di Giustizia Tributaria di primo grado che quella di secondo grado gli hanno dato ragione, annullando l’atto impositivo. L’Amministrazione Finanziaria, ritenendo invece di aver agito nel rispetto delle proroghe emergenziali, ha proposto ricorso in Cassazione.

La questione giuridica sulla decadenza dell’accertamento fiscale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione e nel coordinamento di due diverse norme introdotte durante l’emergenza sanitaria:
1. L’art. 67 del D.L. 18/2020 (Decreto ‘Cura Italia’): Prevedeva una sospensione generale di 85 giorni (dall’8 marzo al 31 maggio 2020) per i termini relativi alle attività di liquidazione, controllo e accertamento.
2. L’art. 157 del D.L. 34/2020 (Decreto ‘Rilancio’): Introduceva una disciplina specifica per gli atti i cui termini di decadenza scadevano tra l’8 marzo e il 31 dicembre 2020. Questa norma sdoppiava i termini: l’atto doveva essere emesso entro il 31 dicembre 2020, mentre la notifica poteva avvenire in un periodo successivo, compreso tra il 1° marzo 2021 e il 28 febbraio 2022.

L’Agenzia Fiscale sosteneva che al termine del 28 febbraio 2022 si dovessero aggiungere gli 85 giorni di sospensione previsti dalla prima norma. Secondo questa tesi, l’accertamento notificato l’11 marzo 2022 sarebbe stato tempestivo. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto tra le due disposizioni applicando il principio fondamentale lex specialis derogat legi generali. L’art. 157 del Decreto Rilancio, disciplinando in modo puntuale la sorte degli atti in scadenza nel 2020, costituisce una norma speciale che prevale sulla sospensione generica dell’art. 67 del Decreto Cura Italia.

Secondo i giudici, il legislatore ha volutamente creato un regime autonomo e completo, stabilendo due scadenze distinte e non ulteriormente prorogabili:
* Termine di emissione: 31 dicembre 2020.
* Termine di notifica: 28 febbraio 2022.

La norma speciale, si legge in sentenza, ha di fatto ‘assorbito’ e superato la precedente sospensione di 85 giorni. Pertanto, l’Amministrazione Finanziaria non poteva sommare i due benefici per estendere ulteriormente i propri poteri. Nel caso di specie, l’avviso di accertamento è stato emesso nel 2022 (ben oltre il 31 dicembre 2020) e notificato l’11 marzo 2022 (oltre il 28 febbraio 2022). Entrambi i termini perentori sono stati violati, determinando l’inevitabile decadenza del potere impositivo.

Conclusioni

La sentenza n. 17668/2025 stabilisce un principio di diritto cruciale per la gestione del contenzioso tributario legato al periodo pandemico. Viene affermato che il termine per la notifica degli atti impositivi, per i quali la decadenza scadeva nel 2020, era fissato inderogabilmente al 28 febbraio 2022 dall’art. 157 D.L. 34/2020. Tale termine non è ulteriormente estendibile tramite l’applicazione della sospensione di 85 giorni prevista da una norma precedente e generale. Questa decisione offre certezza giuridica ai contribuenti, ribadendo che le proroghe, specialmente quelle eccezionali, devono essere interpretate restrittivamente e che il potere di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria è strettamente vincolato al rispetto dei termini di decadenza stabiliti dalla legge.

La sospensione di 85 giorni per l’emergenza Covid (art. 67 D.L. 18/2020) si applica agli avvisi di accertamento con scadenza nel 2020?
No, la Cassazione ha chiarito che per questi atti si applica la norma speciale dell’art. 157 del D.L. 34/2020, la quale ha ‘assorbito’ e superato la sospensione generale di 85 giorni, creando un regime autonomo e non cumulabile.

Quali erano i termini finali per un accertamento fiscale relativo all’anno 2015, la cui decadenza originaria era il 31 dicembre 2020?
Secondo la Corte, l’atto doveva essere obbligatoriamente emesso entro il 31 dicembre 2020 e notificato, al più tardi, entro il 28 febbraio 2022.

Un avviso di accertamento emesso nel 2022 e notificato a marzo 2022, per un’annualità in scadenza a fine 2020, è valido?
No, è nullo per intervenuta decadenza. La sentenza stabilisce che sia l’emissione (dopo il 31/12/2020) che la notifica (dopo il 28/02/2022) sono avvenute oltre i termini perentori fissati dalla normativa speciale emergenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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