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Debiti ereditari deducibili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16431/2025, ha stabilito che i debiti ereditari deducibili ai fini dell’imposta di successione sono solo quelli esistenti alla data di apertura della successione. Nel caso di un mandato per l’acquisto di titoli, il debito sorge non al momento dell’ordine, ma al perfezionamento dell’acquisto. Se l’acquisto avviene dopo il decesso del mandante, il relativo debito non è deducibile dall’attivo ereditario, in quanto il mandato si estingue con la morte. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando alla commissione tributaria regionale per verificare la data esatta dell’acquisto dei titoli.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Debiti ereditari deducibili: quando un’operazione finanziaria prima della morte riduce le tasse di successione?

La gestione del patrimonio in prossimità della fine della vita solleva complesse questioni fiscali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 16431 del 2025, offre chiarimenti cruciali sul tema dei debiti ereditari deducibili, in particolare quelli derivanti da operazioni finanziarie disposte poco prima del decesso. La decisione si concentra su un punto fondamentale: il momento esatto in cui un debito può considerarsi sorto e, di conseguenza, se possa essere sottratto dall’attivo ereditario per ridurre l’imposta di successione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di liquidazione emesso dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un’erede. L’Ufficio contestava la deduzione di un ingente debito che il de cuius aveva contratto con un istituto bancario per l’acquisto di titoli. L’ordine di acquisto era stato impartito dal defunto il 29 giugno 2017, due giorni prima della sua morte, avvenuta il 1° luglio 2017. Tuttavia, l’operazione di acquisto e il relativo ‘regolamento’ finanziario si erano perfezionati solo tra il 4 e il 6 luglio, quindi dopo il decesso.

La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto parzialmente le ragioni dell’erede, riducendo la pretesa fiscale. Secondo i giudici di secondo grado, l’operazione si era perfezionata prima della morte del de cuius, rendendo il debito deducibile. L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il debito fosse sorto solo dopo la morte del mandante e che, pertanto, non potesse rientrare tra le passività deducibili.

L’Analisi della Corte sul Perfezionamento del Debito

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione precedente, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria. Il nodo centrale della controversia risiede nella distinzione tra il conferimento di un mandato e l’effettivo perfezionamento dell’atto giuridico che ne consegue.

I giudici hanno chiarito che il semplice ordine di acquisto impartito alla banca (il mandato) non è sufficiente a creare un debito in capo al mandante. Il debito sorge solo nel momento in cui la banca esegue l’ordine e perfeziona l’acquisto dei titoli. Questo perché, ai sensi dell’art. 1722 del Codice Civile, il mandato si estingue, tra le altre cause, con la morte del mandante.

Di conseguenza, se l’istituto bancario ha acquistato i titoli dopo il decesso del cliente, ha agito quando il mandato era già estinto. L’operazione non può quindi aver generato un debito per il de cuius, ma piuttosto un’obbligazione a carico dell’eredità, che è una fattispecie giuridicamente diversa e non rilevante ai fini della deducibilità dall’attivo ereditario.

Debiti Ereditari Deducibili: il Principio Fondamentale

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale dell’imposta di successione: per essere deducibili, le passività devono essere ‘esistenti’ alla data di apertura della successione, ovvero al momento della morte del de cuius, come stabilito dall’art. 20 del D.Lgs. 346/1990. Un debito ‘esistente’ deve possedere i caratteri dell’attualità e della determinatezza nell’ammontare. Un debito sorto post-mortem non soddisfa questo requisito.

La Corte ha quindi criticato la sentenza di secondo grado per aver erroneamente fatto risalire il perfezionamento dell’operazione al momento del conferimento del mandato, confondendo l’ordine con la sua esecuzione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano sulla rigorosa applicazione delle norme sul mandato e sull’imposta di successione. Il primo motivo di ricorso dell’Amministrazione Finanziaria è stato accolto perché la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un errore di diritto nel non distinguere tra il momento in cui l’ordine è stato dato e quello in cui l’operazione è stata eseguita. La deducibilità del debito dipende dalla sua esistenza giuridica al momento del decesso. Poiché il mandato si estingue con la morte, qualsiasi atto compiuto dal mandatario successivamente non può far sorgere un’obbligazione in capo al defunto.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un criterio chiaro e rigoroso: per la deducibilità dei debiti ereditari deducibili derivanti da operazioni finanziarie, è indispensabile verificare la data di effettivo perfezionamento dell’operazione. Il semplice mandato conferito dal de cuius prima della morte non è sufficiente se l’esecuzione avviene post-mortem. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione. Quest’ultima dovrà ora accertare la data esatta in cui l’istituto bancario ha acquistato i titoli per stabilire se il debito fosse o meno esistente al momento dell’apertura della successione.

Un debito contratto per acquistare titoli poco prima della morte è deducibile dall’imposta di successione?
Sì, ma solo a condizione che l’operazione di acquisto che genera il debito si sia legalmente perfezionata prima del decesso del de cuius. Il semplice conferimento di un mandato a un intermediario non è sufficiente.

Quando si considera sorto un debito derivante da un mandato di acquisto titoli?
Secondo la sentenza, il debito non sorge al momento in cui il cliente impartisce l’ordine (mandato), ma nel momento in cui il mandatario (la banca) esegue l’operazione e perfeziona l’acquisto. Poiché il mandato si estingue con la morte del mandante, le operazioni eseguite successivamente non possono generare un debito per il defunto.

Qual è il requisito fondamentale perché un debito sia deducibile dall’attivo ereditario?
Il debito deve essere ‘esistente’ alla data di apertura della successione, ovvero al momento del decesso. Ciò significa che deve essere attuale e determinato nel suo ammontare a quella data. Un’obbligazione sorta dopo la morte non soddisfa questo requisito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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