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Data certa scrittura privata: quando è opponibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32596/2024, ha stabilito che una scrittura privata priva di data certa non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria. Il caso riguardava un contribuente che, per annullare un avviso di accertamento, si basava su un contratto non certificato e su proprie dichiarazioni. La Corte ha chiarito che le dichiarazioni a sé favorevoli non costituiscono una confessione, la quale, per definizione, deve contenere ammissioni di fatti sfavorevoli al dichiarante e favorevoli alla controparte.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Data certa scrittura privata: la Cassazione chiarisce i limiti di opponibilità al Fisco

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto tributario: l’inefficacia di una data certa scrittura privata non autenticata nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria. Questa decisione chiarisce anche i confini dell’istituto della confessione, spesso invocato erroneamente nei contenziosi. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I fatti di causa

Tutto ha origine da un accertamento fiscale condotto dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di un contribuente. L’Agenzia contestava lo svolgimento di un’attività di raccolta scommesse per conto di un bookmaker straniero privo di concessione governativa. A seguito di verifiche, l’Ufficio emetteva due avvisi di accertamento per l’imposta unica sulle scommesse dovuta per gli anni dal 2010 al 2012.

Il contribuente impugnava gli atti impositivi. In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva parzialmente il suo appello, annullando l’accertamento limitatamente all’annualità 2011. La decisione dei giudici di merito si fondava principalmente su due elementi: un contratto stipulato tra il contribuente e il bookmaker, privo però di data certa, e le dichiarazioni rese dallo stesso contribuente, considerate dalla CTR come dotate di valore confessorio.

La questione della data certa e della confessione

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della CTR. Il motivo del ricorso si basava sulla violazione di diverse norme, tra cui l’art. 2704 del Codice Civile, che regola proprio l’opponibilità della data della scrittura privata nei confronti dei terzi.

L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che la CTR avesse errato nel dare valore a un contratto privo di data certa per annullare un accertamento fiscale. Inoltre, criticava la qualificazione delle dichiarazioni del contribuente come ‘confessione’, poiché queste erano palesemente a suo favore (miravano a ridurre il debito fiscale) e a sfavore dell’Erario, ribaltando la natura stessa dell’istituto confessorio.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso dell’Agenzia, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito un principio consolidato: in assenza delle situazioni tipiche previste dall’art. 2704 c.c. (registrazione, morte di un sottoscrittore, ecc.), per attribuire data certa a una scrittura privata è necessario dimostrare un fatto esterno che stabilisca in modo ugualmente certo l’anteriorità della formazione del documento. Nel caso di specie, il Fisco è considerato ‘terzo’ rispetto al contratto tra il contribuente e il bookmaker, e quindi il documento, privo di data certa, non poteva essere utilizzato contro di esso.

Il punto cruciale della sentenza, però, riguarda la ‘confessione’. La Corte ha censurato duramente l’operato della CTR, spiegando che si è verificato un completo capovolgimento del senso e della portata di tale istituto. La confessione, per essere tale, postula che il fatto ammesso dal dichiarante sia dannoso per il suo stesso interesse giuridico e, di conseguenza, vantaggioso per la controparte. Nel caso esaminato, le dichiarazioni del contribuente erano a sé favorevoli e sfavorevoli all’Amministrazione Finanziaria. Valorizzare tali dichiarazioni come prova a discarico significa ‘premiare’ il contribuente in modo illegittimo, invertendo il principio giuridico.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte ha cassato la sentenza della CTR e ha rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Commissione Tributaria per un nuovo esame. La decisione riafferma con forza due principi cardine: primo, la data certa scrittura privata è un requisito imprescindibile per la sua opponibilità al Fisco; secondo, le dichiarazioni auto-favorevoli del contribuente non possono mai integrare una confessione con efficacia probatoria contro l’Erario. Si tratta di una pronuncia che rafforza le garanzie a tutela dell’azione accertatrice e richiama i giudici di merito a una corretta applicazione degli istituti probatori.

Una scrittura privata senza data certa può essere usata contro l’Agenzia delle Entrate?
No, secondo la Corte di Cassazione, una scrittura privata tra il contribuente e un altro soggetto, se priva di data certa, non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria, la quale è considerata un soggetto terzo rispetto a tale accordo.

Cosa si intende per ‘confessione’ in un processo e quando è valida?
La confessione è una dichiarazione con cui una parte ammette fatti che sono a sé sfavorevoli e, contemporaneamente, favorevoli alla controparte. Per essere valida, deve riguardare fatti che nuocciono all’interesse giuridico di chi la rende.

Perché le dichiarazioni del contribuente non sono state considerate una confessione valida in questo caso?
Le dichiarazioni del contribuente sono state ritenute non valide come confessione perché erano a lui favorevoli (miravano ad annullare un accertamento fiscale per un’annualità) e sfavorevoli all’Amministrazione Finanziaria. Questo inverte il principio della confessione, che richiede una dichiarazione contro il proprio interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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