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Data certa scrittura privata: prova con estratto conto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3194/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di accertamento sintetico. Un contribuente si era opposto a un avviso di accertamento giustificando le maggiori spese con i proventi di una vendita immobiliare, provata da una scrittura privata non registrata. La Corte ha chiarito che la data certa di una scrittura privata, necessaria per renderla opponibile a terzi come l’Agenzia delle Entrate, può essere dimostrata non solo con la registrazione, ma anche attraverso altri elementi di prova oggettivi, come un estratto conto bancario che attesti i pagamenti in date specifiche. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio per una nuova valutazione delle prove.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Data Certa Scrittura Privata: La Prova Arriva dall’Estratto Conto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i contribuenti: come dimostrare la data certa di una scrittura privata per renderla efficace contro l’Agenzia delle Entrate. La sentenza chiarisce che la registrazione non è l’unica via, aprendo alla validità di prove alternative come i movimenti bancari documentati da un estratto conto.

I Fatti del Caso: L’Accertamento Sintetico

Il caso ha origine da due avvisi di accertamento sintetico emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una contribuente per gli anni d’imposta 2007 e 2008. L’Amministrazione Finanziaria contestava un maggior reddito basandosi su alcuni indici di capacità di spesa, tra cui il possesso di due autovetture, una casa di proprietà e la disponibilità di una collaboratrice domestica.
La contribuente si è difesa sostenendo che le maggiori spese erano state coperte grazie ai proventi derivanti dalla vendita di una quota di un immobile a sua sorella. A riprova di ciò, ha prodotto un contratto preliminare di vendita formalizzato tramite una scrittura privata.

Il Contenzioso e la Questione della Data Certa Scrittura Privata

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari hanno dato torto alla contribuente. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha ritenuto l’atto inefficace nei confronti del Fisco, poiché la scrittura privata non era stata registrata e, pertanto, era priva di “data certa” secondo quanto previsto dall’art. 2704 del Codice Civile. I giudici d’appello hanno inoltre sottolineato alcune presunte “anomalie”, come il lungo lasso di tempo trascorso tra il preliminare e il rogito definitivo.
La contribuente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la certezza della data del preliminare poteva essere provata in altro modo. In particolare, ha evidenziato che i pagamenti ricevuti (un assegno circolare e un bonifico) erano documentati da un estratto conto bancario, le cui date corrispondevano perfettamente a quelle indicate nella scrittura privata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’art. 2704 c.c., ribaltando la decisione della CTR. Gli Ermellini hanno ricordato che, sebbene la registrazione sia il modo principale per conferire data certa a una scrittura privata, la legge non elenca in modo tassativo i mezzi di prova ammissibili.
Il giudice di merito, pertanto, ha il potere e il dovere di valutare, con prudente apprezzamento, l’esistenza di qualsiasi fatto idoneo a stabilire con uguale certezza l’anteriorità della formazione del documento. Nel caso specifico, la CTR aveva completamente omesso di considerare l’estratto conto bancario prodotto dalla ricorrente. Secondo la Cassazione, tale documento, attestando in modo oggettivo la data dei pagamenti quietanzati nell’accordo, era potenzialmente idoneo a conferire alla scrittura privata una data certa e, di conseguenza, a renderla opponibile all’Amministrazione Finanziaria.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio di fondamentale importanza pratica: il valore probatorio di un documento non è legato unicamente alle formalità legali come la registrazione. In un contenzioso tributario, il contribuente può legittimamente difendersi utilizzando prove “alternative”, purché queste siano oggettive e inequivocabili. L’estratto conto bancario, in quanto documento proveniente da un soggetto terzo (la banca), rappresenta un elemento di prova forte, capace di collegare in modo certo una transazione finanziaria a una data specifica. La decisione impone ai giudici tributari di non fermarsi a un esame puramente formale degli atti, ma di valutare l’intero compendio probatorio offerto dalle parti, garantendo così una maggiore tutela dei diritti del contribuente.

Una scrittura privata non registrata può essere usata come prova contro l’Agenzia delle Entrate?
Sì, a condizione che sia possibile dimostrarne la ‘data certa’ con altri mezzi di prova idonei a stabilire in modo ugualmente sicuro l’anteriorità del documento rispetto a un determinato momento.

Come si può dimostrare la data certa di una scrittura privata oltre alla registrazione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la data certa può essere provata anche attraverso fatti diversi dalla registrazione, come un estratto conto bancario che attesti la data di pagamenti menzionati nel documento. Il giudice deve valutare tali prove per verificare se sono idonee a dimostrare l’anteriorità della scrittura.

Le regole del ‘redditometro’ introdotte nel 2010 si applicano agli accertamenti per gli anni precedenti, come il 2007 e il 2008?
No. La Corte ha confermato il suo orientamento costante secondo cui le modifiche all’art. 38 del d.P.R. n. 600 del 1973, introdotte nel 2010, si applicano solo agli accertamenti relativi ai periodi d’imposta per i quali il termine di dichiarazione non era ancora scaduto, quindi a partire dal 2009.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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