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Data certa e Fisco: quando un accordo è opponibile

Una società contribuente riceveva un avviso di accertamento per maggiori imposte su interessi attivi non dichiarati, relativi a un finanziamento concesso a una partecipata. La società si difendeva producendo una scrittura privata che posticipava la decorrenza di tali interessi. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva la tesi del contribuente. La Corte di Cassazione, invece, ha cassato la sentenza, stabilendo che i giudici di merito hanno errato nel non verificare se la scrittura privata avesse data certa. Senza questo requisito, l’accordo non è opponibile all’Amministrazione Finanziaria, considerata terza rispetto all’accordo.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Data certa: il paletto della Cassazione per la validità degli accordi contro il Fisco

Un accordo privato tra due società può posticipare il pagamento di interessi e, di conseguenza, la relativa tassazione? La risposta non è scontata e dipende da un requisito fondamentale: la data certa. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che un documento privo di tale requisito non può essere fatto valere contro l’Amministrazione Finanziaria, considerata a tutti gli effetti un soggetto terzo. Questo principio è cruciale per le imprese che regolano i propri rapporti finanziari tramite scritture private.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società di logistica. L’Ufficio contestava il mancato inserimento nella dichiarazione dei redditi di un cospicuo ammontare di interessi attivi, maturati su un finanziamento di 6.500.000 euro concesso a una sua società partecipata.

La società contribuente si opponeva all’accertamento, sostenendo di aver stipulato un accordo con la società debitrice per posticipare la decorrenza degli interessi all’anno successivo. A prova di ciò, produceva una lettera raccomandata inviata alla partecipata. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione alla società, annullando l’atto impositivo e ritenendo provato l’accordo di posticipazione.

La questione della data certa e la decisione della Cassazione

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, lamentando che i giudici di merito avessero erroneamente ritenuto provato l’accordo senza considerare un elemento decisivo: l’opponibilità di quella scrittura privata al Fisco.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, incentrando la propria decisione sull’articolo 2704 del Codice Civile. Secondo la Corte, il punto non era se l’accordo tra le due società esistesse, ma se la sua data potesse essere considerata certa e, quindi, opponibile a terzi, tra cui rientra a pieno titolo l’Amministrazione Finanziaria. Il Fisco, infatti, è titolare di un diritto di imposizione che può essere pregiudicato da accordi retrodatati fittiziamente.

Le motivazioni

La Cassazione ha chiarito che la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un ‘error in iudicando’ (errore di giudizio) tralasciando completamente di affrontare il ‘thema decidendum’ cruciale: la presenza della data certa. I giudici di secondo grado si sono limitati a constatare l’esistenza di un accordo basandosi su una semplice copia di una missiva, senza interrogarsi sulla sua efficacia probatoria nei confronti dell’Erario.

La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 2704 c.c., la data di una scrittura privata è certa e computabile riguardo ai terzi solo dal giorno in cui è stata registrata, o dal giorno della morte o della sopravvenuta impossibilità fisica di uno dei sottoscrittori, o dal giorno in cui il suo contenuto è riprodotto in atti pubblici, o, infine, dal giorno in cui si verifica un altro fatto che stabilisca in modo ugualmente certo l’anteriorità della formazione del documento. Mancando tale verifica, la decisione di merito è stata cassata con rinvio.

Le conclusioni

La decisione in esame offre un importante monito per le imprese: qualsiasi accordo privato con implicazioni fiscali, come la posticipazione della maturazione di interessi, deve essere formalizzato in modo da acquisire data certa. Affidarsi a semplici lettere o accordi non registrati espone al rischio che tali pattuizioni vengano considerate inefficaci nei confronti del Fisco. Per garantire l’opponibilità di tali atti, è indispensabile ricorrere a strumenti come la registrazione dell’atto, l’uso della posta elettronica certificata (PEC) o altre forme che la legge riconosce come idonee a certificare in modo inequivocabile la data di un documento.

Un accordo privato tra due società è sempre valido contro l’Agenzia delle Entrate?
No. Per essere opponibile all’Amministrazione Finanziaria, che è considerata un soggetto terzo, una scrittura privata deve essere munita di ‘data certa’, come previsto dall’art. 2704 del Codice Civile. Questo requisito serve a prevenire possibili frodi attraverso la retrodatazione fittizia di documenti.

Cosa si intende per ‘data certa’ di un documento?
La ‘data certa’ è la prova legale inconfutabile del momento in cui un documento è stato formato. Si ottiene, ad esempio, con la registrazione della scrittura presso l’Agenzia delle Entrate, dal giorno della morte o dell’impossibilità fisica di uno dei firmatari, o da qualsiasi altro evento che ne attesti l’esistenza in un dato momento con uguale certezza.

Qual è stato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale in questo caso?
L’errore è stato quello di non aver verificato se la lettera che documentava l’accordo di posticipazione degli interessi avesse il requisito della ‘data certa’. I giudici si sono limitati a riconoscere l’esistenza dell’accordo tra le parti, senza valutare se fosse legalmente opponibile al Fisco. Questa omissione ha portato la Corte di Cassazione ad annullare la sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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