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Cuneo fiscale: sì al rimborso IRAP per appalti pubblici

Una società di autolinee regionali ha richiesto il rimborso dell’IRAP versata in eccedenza, invocando le deduzioni del cosiddetto ‘cuneo fiscale’. La richiesta era stata respinta nei gradi di merito, ritenendo che l’impresa operasse come una ‘public utility’ in regime di concessione con tariffe regolamentate. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18459/2025, ha ribaltato la decisione. Ha chiarito che per negare il beneficio, non basta operare nel settore pubblico, ma è necessario dimostrare che l’impresa agisca in un ‘mercato protetto’ basato su una concessione traslativa e percepisca una ‘tariffa remuneratoria’, cioè una tariffa che copra i costi, assicuri un profitto e tenga già conto del costo fiscale dell’IRAP. Dato che il giudice d’appello non ha verificato adeguatamente la natura del contratto (appalto o concessione) né la reale remuneratività della tariffa, la Corte ha cassato la sentenza e rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cuneo Fiscale e Servizi Pubblici: la Cassazione fa chiarezza su Appalto e Concessione

L’applicazione delle agevolazioni sul cuneo fiscale alle imprese che operano nel settore dei servizi pubblici è un tema complesso. Con l’ordinanza n. 18459 del 7 luglio 2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per delineare con precisione i confini tra contratto d’appalto e concessione, stabilendo principi fondamentali per il diritto al rimborso IRAP. La decisione sottolinea che non è sufficiente operare per la Pubblica Amministrazione per essere esclusi dal beneficio, ma occorre una specifica configurazione del rapporto contrattuale e della tariffa percepita.

I Fatti di Causa

Una società di autolinee regionali aveva richiesto il rimborso dell’IRAP versata in eccedenza per gli anni dal 2007 al 2011. La società sosteneva di avere diritto alle deduzioni previste dalla normativa sul cosiddetto “cuneo fiscale” (art. 11, d.lgs. n. 446/1997).
La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto il ricorso, ma la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. Secondo il giudice d’appello, la società operava in un regime di “concessione traslativa”, gestendo un servizio di pubblico interesse in collegamento con la Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, rientrava tra le “public utilities” escluse dal beneficio, poiché percepiva tariffe e corrispettivi chilometrici dalla Regione, oltre a contributi per integrare gli oneri del lavoro. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Corte sul Cuneo Fiscale

La Corte di Cassazione ha esaminato congiuntamente i motivi del ricorso, incentrati sulla violazione delle norme fiscali e sulla errata qualificazione del contratto come concessione. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’agevolazione sul cuneo fiscale non si applica alle imprese che svolgono attività “regolamentata” in un “mercato protetto”.
Questo avviene in due condizioni specifiche:
1. La gestione del servizio si basa su una concessione traslativa, con cui l’ente pubblico trasferisce a un privato l’esercizio di un’attività economica originariamente pubblica.
2. L’impresa riceve come corrispettivo una tariffa remuneratoria, ossia un prezzo fissato o regolamentato dalla stessa pubblica amministrazione che sia in grado di assicurare l’equilibrio economico-finanziario dell’investimento e di scontare già il costo dell’IRAP.

La Distinzione Cruciale tra Appalto e Concessione

La Corte chiarisce che il semplice fatto di fornire un servizio pubblico non qualifica automaticamente il rapporto come concessione. Esiste una differenza strutturale fondamentale:
– Nella concessione, l’impresa privata assume l’esercizio di funzioni pubbliche, gestendo il servizio e talvolta anche la potestà tariffaria verso l’utenza.
– Nell’appalto di servizi, l’impresa esegue una prestazione per la Pubblica Amministrazione in cambio di un corrispettivo pattuito, senza assumere funzioni pubbliche. La gestione del servizio, incluse le tariffe verso gli utenti, resta in capo all’ente pubblico.

Il rischio di “sovra-compensazione”, che giustifica l’esclusione dal beneficio, esiste solo nel primo caso, dove la tariffa è già calibrata per garantire la redditività. In un appalto, invece, il corrispettivo è concordato e l’attività risponde a una logica puramente imprenditoriale, rendendo legittima la richiesta di deduzioni fiscali.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha ritenuto fondate le censure della società ricorrente. Il giudice d’appello ha commesso un duplice errore. In primo luogo, ha affermato aprioristicamente che qualsiasi servizio affidato da un ente pubblico a un privato rientri nello schema della concessione traslativa, un’assunzione errata in diritto. In secondo luogo, non ha condotto un’indagine approfondita sulla natura del contratto e, soprattutto, non ha verificato se le tariffe e i contributi percepiti fossero effettivamente “remunerativi” nel senso richiesto dalla giurisprudenza. Non è stato accertato se il corrispettivo fosse tale da garantire l’equilibrio economico-finanziario e, in particolare, se tenesse già conto del costo fiscale dell’IRAP. Senza questa prova, l’esclusione dal beneficio del cuneo fiscale è illegittima.

Conclusioni

La Corte ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati: dovrà qualificare correttamente il rapporto tra la società e la Regione, verificando se si tratti di appalto o concessione. Soprattutto, dovrà accertare se la remunerazione percepita dalla società avesse le caratteristiche di una “tariffa remuneratoria” capace di giustificare l’esclusione dal beneficio fiscale. Questa ordinanza rappresenta un importante punto di riferimento per tutte le imprese che operano in settori di pubblica utilità, chiarendo che il diritto alle agevolazioni fiscali dipende dalla reale natura del rapporto contrattuale e non da mere presunzioni.

Quando un’impresa che fornisce servizi pubblici ha diritto al beneficio del cuneo fiscale sull’IRAP?
Un’impresa ha diritto al beneficio quando opera in regime di appalto di servizi o, se opera in regime di concessione, quando la tariffa percepita non è ‘remuneratoria’, cioè non è tale da garantire l’equilibrio economico-finanziario tenendo già conto del costo fiscale dell’IRAP.

Qual è la differenza tra un appalto di servizi e una concessione traslativa?
Nell’appalto, l’impresa esegue un servizio per la Pubblica Amministrazione in cambio di un corrispettivo, senza assumere funzioni pubbliche. Nella concessione, l’ente pubblico trasferisce al privato l’esercizio stesso di una funzione pubblica, inclusi poteri come quello di imporre tariffe all’utenza.

Perché il concetto di ‘tariffa remuneratoria’ è decisivo per escludere il beneficio del cuneo fiscale?
Perché l’esclusione dal beneficio serve a evitare una ‘sovra-compensazione’. Se la tariffa è già ‘remuneratoria’, significa che è stata calcolata per coprire tutti i costi (incluso l’IRAP) e garantire un profitto. Concedere un’ulteriore deduzione fiscale creerebbe un utile ingiustificato per l’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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