LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cuneo fiscale IRAP: la differenza tra appalto e concessione

Una società di gestione rifiuti si è vista negare la riduzione del cuneo fiscale IRAP. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, chiarendo che un contratto remunerato da un ente pubblico costituisce un appalto e non una concessione, garantendo così il diritto al beneficio fiscale. La Corte ha inoltre respinto le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate sulla deducibilità delle svalutazioni su crediti ceduti pro solvendo e dell’IVA versata a seguito di accertamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cuneo Fiscale IRAP: Appalto vs Concessione, la Cassazione fa Chiarezza

La recente sentenza n. 8186/2024 della Corte di Cassazione offre un’analisi cruciale sulla distinzione tra appalto e concessione di servizi pubblici, con importanti implicazioni sul diritto a beneficiare della deduzione del cuneo fiscale IRAP. La pronuncia non solo chiarisce i presupposti per l’applicazione dell’agevolazione, ma affronta anche temi rilevanti come la deducibilità delle svalutazioni su crediti ceduti e dell’IVA da accertamento, fornendo principi utili per le imprese che operano con la Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della raccolta e smaltimento di rifiuti impugnava un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2009. L’Agenzia delle Entrate contestava tre punti principali:
1. L’indebita deduzione della quota del cuneo fiscale IRAP, sostenendo che la società operasse in regime di concessione e a tariffa, condizioni che escludono il beneficio.
2. L’indeducibilità di un accantonamento a fondo svalutazione crediti, relativo a crediti ceduti pro solvendo.
3. L’indeducibilità, ai fini IRES e IRAP, dell’IVA versata a seguito di un accertamento per annualità precedenti.

La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto parzialmente le ragioni della società, riconoscendo la deducibilità della svalutazione crediti e dell’IVA, ma confermando l’esclusione dal beneficio del cuneo fiscale. Contro questa decisione, sia la società (per il cuneo fiscale) sia l’Agenzia delle Entrate (per gli altri due punti) proponevano ricorso in Cassazione.

La Questione del Cuneo Fiscale IRAP: la Differenza tra Appalto e Concessione

Il cuore della controversia principale risiedeva nella corretta qualificazione del rapporto tra la società e i diversi Comuni per cui svolgeva il servizio di gestione rifiuti. La legge esclude dal beneficio della riduzione del cuneo fiscale IRAP le imprese che operano “in concessione e a tariffa”.

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha ribadito un principio fondamentale: la linea di demarcazione tra appalto e concessione di servizi risiede nel trasferimento del rischio operativo.

* Nell’appalto di servizi, l’impresa viene remunerata con un corrispettivo pagato direttamente dalla Pubblica Amministrazione. Il rischio economico della gestione del servizio rimane in capo all’ente pubblico.
* Nella concessione di servizi, invece, la remunerazione dell’impresa deriva dal diritto di sfruttare economicamente il servizio, ad esempio tramite tariffe pagate direttamente dagli utenti finali. In questo caso, l’impresa si assume il rischio operativo legato alla gestione.

Nel caso di specie, la società veniva pagata direttamente dai Comuni per il servizio svolto. Il corrispettivo non proveniva da una tariffa riscossa presso l’utenza (come la TARSU), ma era un importo pattuito contrattualmente con l’ente. Pertanto, il rapporto andava qualificato come appalto di servizi, facendo venir meno il presupposto (operare in regime di concessione) per l’esclusione dall’agevolazione fiscale.

Le Altre Questioni: Svalutazione Crediti e Deducibilità IVA

La Corte ha rigettato il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di merito su due punti importanti.

1. Svalutazione crediti ceduti pro solvendo: È stata confermata la legittimità della deduzione. Anche se il credito è stato ceduto, nella cessione pro solvendo il cedente (la società) garantisce la solvenza del debitore. Questo significa che il rischio di inadempimento rimane a suo carico. Poiché il fondo svalutazione crediti serve a coprire proprio tale rischio, l’accantonamento è fiscalmente deducibile.

2. Deducibilità dell’IVA da accertamento: È stata riconosciuta la deducibilità della maggiore IVA versata nel 2009 a seguito di un accertamento relativo ad anni precedenti. La Corte ha evidenziato che, secondo la normativa vigente nel 2009, la società non aveva il diritto di rivalersi sui propri clienti per tale maggiore imposta. Il diritto di rivalsa in questi casi è stato introdotto solo nel 2012 e non ha effetto retroattivo. Non potendo esercitare la rivalsa, l’IVA pagata è diventata un costo puro per l’azienda e, come tale, deducibile dal reddito imponibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione consolidata, sia a livello nazionale che comunitario, della distinzione tra appalti e concessioni. Il criterio dirimente è l’allocazione del rischio operativo: se il rischio è a carico dell’amministrazione che paga un corrispettivo, si tratta di appalto; se è trasferito al privato che si remunera tramite gli utenti, si tratta di concessione. Solo in quest’ultimo caso, e in presenza di un sistema a tariffa, si applica l’esclusione dal cuneo fiscale IRAP, volta a evitare una sovracompensazione per imprese le cui tariffe già includono l’onere fiscale. Qualificando il rapporto come appalto, la Corte ha ritenuto illegittima l’esclusione del beneficio.
Per quanto riguarda il ricorso dell’Agenzia, i giudici hanno ribadito che la deducibilità della svalutazione su crediti è legata alla permanenza del rischio di insolvenza in capo al contribuente, condizione pienamente soddisfatta nella cessione pro solvendo. Sulla questione dell’IVA, la motivazione è prettamente normativa: l’assenza, all’epoca dei fatti, di una norma che consentisse la rivalsa rendeva l’imposta un costo deducibile ai sensi dell’art. 99 del TUIR.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante vittoria per il contribuente e un punto fermo per tutte le imprese che forniscono servizi agli enti pubblici. Stabilisce chiaramente che, per essere esclusi dal beneficio del cuneo fiscale IRAP, devono coesistere entrambi i requisiti: operare in regime di concessione e a tariffa. La qualificazione del contratto come appalto è sufficiente per garantire il diritto all’agevolazione. Inoltre, la pronuncia conferma principi consolidati in materia di deducibilità dei costi, offrendo maggiore certezza giuridica alle aziende nella gestione delle svalutazioni su crediti e degli oneri fiscali derivanti da accertamenti.

Quando un’impresa che lavora con enti pubblici ha diritto all’agevolazione sul cuneo fiscale IRAP?
Un’impresa ha diritto all’agevolazione quando il suo rapporto con l’ente pubblico è qualificabile come appalto di servizi e non come concessione. La differenza fondamentale risiede nel fatto che nell’appalto l’impresa riceve un corrispettivo fisso dall’ente e non si assume il rischio operativo del servizio, a differenza della concessione dove la remunerazione dipende dall’utenza.

È possibile dedurre la svalutazione di un credito anche dopo averlo ceduto?
Sì, è possibile se la cessione avviene con la formula pro solvendo. In questo caso, il cedente garantisce per l’insolvenza del debitore e, di conseguenza, continua a sopportare il rischio economico legato al credito, il che giustifica la deducibilità dell’accantonamento a un fondo rischi.

L’IVA versata a seguito di un accertamento fiscale è un costo deducibile?
Sì, secondo la sentenza, l’IVA pagata nell’anno 2009 a seguito di un accertamento era deducibile. La ragione è che la normativa all’epoca vigente non permetteva al contribuente di esercitare il diritto di rivalsa, ovvero di richiedere tale importo ai propri clienti. In assenza di rivalsa, l’imposta si configura come un costo deducibile per l’impresa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati