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Cumulo sospensione termini tributari: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, si è pronunciata sul tema del cumulo sospensione termini tributari. Pur ammettendo in linea teorica la possibilità di sommare la sospensione di 90 giorni (per istanza di accertamento con adesione) con quella di 60 giorni (per computo perdite), ha respinto il ricorso di una società. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del contribuente, di aver presentato la specifica istanza richiesta dalla legge per la seconda sospensione, sottolineando l’importanza dell’onere della prova nel processo tributario.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cumulo Sospensione Termini Tributari: Quando 90 e 60 Giorni si Sommano?

La gestione dei termini nel processo tributario è un campo minato dove un solo giorno di ritardo può compromettere irrimediabilmente l’esito di una controversia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse pratico: il cumulo sospensione termini tributari. Nello specifico, la Corte ha valutato se la sospensione di 90 giorni, concessa per l’istanza di accertamento con adesione, possa sommarsi a un’ulteriore sospensione di 60 giorni prevista per la richiesta di computo di perdite pregresse. Sebbene la risposta sia affermativa in linea di principio, il caso concreto dimostra come la teoria debba essere supportata da prove rigorose.

I Fatti di Causa

Una società cooperativa in liquidazione riceveva un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2015, con cui venivano recuperate a tassazione Ires, Iva e Irap a seguito del disconoscimento di costi per l’acquisto di carburante.

Per contestare l’atto, la società aveva due strade: il ricorso immediato o la richiesta di un accertamento con adesione. Scegliendo la seconda opzione, il termine per l’impugnazione veniva automaticamente sospeso per 90 giorni.

La società, tuttavia, riteneva di avere diritto a un’ulteriore sospensione di 60 giorni, prevista dalla normativa per i contribuenti che chiedono di utilizzare perdite fiscali pregresse per abbattere il maggior imponibile accertato. Sommando i 90 giorni, i 60 giorni e il periodo di sospensione feriale (agosto), la società presentava il proprio ricorso.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale dichiaravano il ricorso inammissibile per tardività, ritenendo non applicabile il cumulo delle due sospensioni.

La Decisione della Cassazione sul Cumulo Sospensione Termini

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione dei giudici di merito, ma con una motivazione che apre a importanti riflessioni. La Corte ha infatti distinto tra la possibilità teorica del cumulo e l’onere del contribuente di dimostrare di averne diritto nel caso specifico.

Le Motivazioni

Il ragionamento della Suprema Corte si è sviluppato su due binari principali.

In primo luogo, i giudici hanno affermato un principio fondamentale: in astratto, il cumulo sospensione termini tributari tra il periodo di 90 giorni per l’adesione e quello di 60 giorni per il computo delle perdite è ammissibile. Le due procedure rispondono a finalità diverse e non vi è alcuna norma che ne vieti l’applicazione congiunta.

Nonostante questa apertura teorica, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso per una ragione prettamente processuale: l’onere della prova. La legge (art. 42 del d.P.R. 600/1973) prevede che per ottenere la sospensione di 60 giorni, il contribuente debba presentare una “apposita istanza” all’ufficio competente. Nel caso di specie, la società non solo non ha fornito la prova di aver presentato tale specifica istanza, ma non ha nemmeno riprodotto il suo contenuto nel ricorso per Cassazione, un adempimento necessario per consentire alla Corte di valutarne l’effettiva presentazione e idoneità.

In altre parole, non è sufficiente affermare di aver diritto a una sospensione; è indispensabile dimostrare di aver compiuto tutti gli atti formali richiesti dalla legge per attivarla. La Corte ha ritenuto che l’istanza di accertamento con adesione non potesse automaticamente valere anche come “apposita istanza” per il computo delle perdite, in assenza di prove specifiche in tal senso.

Le Conclusioni

La pronuncia è di estremo interesse per professionisti e contribuenti. Se da un lato viene riconosciuta la possibilità di cumulare diverse cause di sospensione dei termini processuali, dall’altro viene ribadito con forza un principio cardine del contenzioso tributario: la diligenza formale e l’onere della prova sono a totale carico del contribuente. L’esito della controversia non è dipeso da un’interpretazione restrittiva della norma, ma da una carenza probatoria della parte ricorrente. La lezione è chiara: per beneficiare delle tutele previste dalla legge, è necessario seguire scrupolosamente ogni singolo passaggio procedurale e conservare la prova di averlo fatto.

È possibile sommare la sospensione di 90 giorni per l’accertamento con adesione con quella di 60 giorni per il computo delle perdite?
Sì, la Corte di Cassazione ammette che, in astratto, i due periodi di sospensione sono cumulabili tra loro, oltre alla sospensione feriale estiva.

Perché la Corte ha comunque respinto il ricorso del contribuente?
Il ricorso è stato respinto perché il contribuente non ha fornito la prova di aver presentato la specifica e “apposita istanza” richiesta dalla legge per ottenere la sospensione di 60 giorni. Inoltre, ha commesso un errore procedurale non riproducendo il contenuto di tale istanza nel ricorso per Cassazione.

Su chi ricade l’onere di provare di aver diritto alla sospensione dei termini?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È sua responsabilità dimostrare di aver compiuto tutti gli atti necessari, nelle forme e nei tempi previsti dalla legge, per poter beneficiare della sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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