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Cumulo incentivi fotovoltaico: la Cassazione estingue

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili ha contestato il diniego dell’Agenzia delle Entrate riguardo al cumulo incentivi fotovoltaico, specificamente la tariffa incentivante e la detassazione per investimenti ambientali. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, l’azienda ha presentato ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, ha rinunciato al ricorso, dichiarando di non avere più interesse. Di conseguenza, la Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del processo, senza pronunciarsi nel merito della questione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cumulo Incentivi Fotovoltaico: La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Giudizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiude, con una declaratoria di estinzione, una controversia sul cumulo incentivi fotovoltaico. Il caso vedeva contrapposta un’azienda del settore delle energie rinnovabili e l’Amministrazione Finanziaria riguardo alla possibilità di sommare la tariffa incentivante del “conto energia” con la detassazione per investimenti ambientali, nota come “Tremonti Ambiente”. L’esito, sebbene non entri nel merito della questione, offre importanti spunti di riflessione per gli operatori del settore.

I Fatti del Contenzioso

Una piccola-media impresa, dopo aver realizzato due impianti fotovoltaici negli anni 2011 e 2012, riteneva di poter beneficiare di un doppio vantaggio: la tariffa incentivante prevista dal d.m. MISE 5 luglio 2011 (IV conto energia) e la detassazione per investimenti ambientali. Sulla base di questa convinzione, e supportata da una perizia tecnica, la società aveva ricalcolato le proprie imposte presentando dichiarazioni integrative.

L’Agenzia delle Entrate, attraverso un controllo automatizzato, rilevava l’irregolarità e, dopo un fallito tentativo di accordo, emetteva una cartella di pagamento. La contribuente impugnava l’atto, ma i suoi ricorsi venivano respinti sia dalla commissione tributaria di primo grado sia da quella regionale. La vicenda approdava così in Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Questione del Cumulo Incentivi Fotovoltaico

L’azienda aveva basato il proprio ricorso in Cassazione su quattro distinti motivi.

La Procedura di Controllo

Il primo motivo era di natura procedurale. La società sosteneva che l’Agenzia delle Entrate non avrebbe potuto contestare la legittimità del beneficio attraverso un controllo automatizzato (ex art. 36-bis d.P.R. 600/1973), che dovrebbe limitarsi a verifiche formali. Secondo la ricorrente, sarebbe stato necessario un avviso di accertamento motivato, che avrebbe garantito un più ampio diritto di difesa.

L’Interpretazione delle Norme sul Cumulo

Gli altri tre motivi vertevano sul merito della questione, ovvero l’interpretazione delle norme che regolano il cumulo incentivi fotovoltaico. La società contestava la lettura data dai giudici di appello, i quali avevano escluso la possibilità di sommare la detassazione ambientale con la tariffa incentivante per il III, IV e V conto energia. Veniva criticata l’errata applicazione di diverse disposizioni ministeriali e legislative che, secondo la difesa, non avrebbero dovuto precludere il doppio beneficio per gli impianti entrati in funzione entro una certa data.

La Decisione della Corte: Estinzione per Rinuncia

Contrariamente alle aspettative, la Corte di Cassazione non si è pronunciata sui complessi temi sollevati. Prima dell’udienza, infatti, la società ricorrente ha depositato un’istanza di rinuncia al ricorso. Nella sua istanza, l’azienda ha specificato di aver rinunciato al cumulo dei benefici e di non avere più interesse a proseguire il contenzioso.

Preso atto della rinuncia, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che applicare le norme processuali e dichiarare estinto il giudizio. Le spese legali tra le parti sono state compensate.

le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente processuale. L’ordinanza rileva che la parte ricorrente ha formalmente depositato un’istanza di rinuncia, allegando di non avere più interesse alla coltivazione del ricorso. Questo atto unilaterale, previsto dal codice di procedura, determina l’immediata cessazione della materia del contendere. Di conseguenza, il Collegio non è entrato nel merito delle questioni giuridiche sollevate (la legittimità del controllo automatizzato e la possibilità di cumulare gli incentivi), ma si è limitato a dichiarare l’estinzione del procedimento. La compensazione delle spese è una scelta discrezionale del giudice in questi casi.

le conclusioni

Sebbene la vicenda si concluda senza una sentenza di merito, l’esito ha un’importante valenza pratica. La rinuncia della società, motivata dall’abbandono della pretesa al doppio beneficio, può essere interpretata come un segnale della debolezza delle proprie argomentazioni o delle scarse probabilità di successo in Cassazione. Per le imprese del settore, questo caso funge da monito sulla complessità e l’incertezza normativa che circonda il cumulo incentivi fotovoltaico. L’estinzione del giudizio consolida, per la parte coinvolta, le decisioni sfavorevoli dei gradi precedenti e, pur non creando un precedente vincolante, rafforza indirettamente la posizione restrittiva sostenuta dall’Amministrazione Finanziaria in materia.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso se gli incentivi fossero cumulabili?
La Corte non si è pronunciata nel merito perché la società ricorrente ha presentato un’istanza di rinuncia al ricorso prima della decisione, facendo così venire meno l’oggetto del giudizio.

Qual era la questione centrale della controversia?
Il punto focale era la possibilità di cumulare due diversi tipi di agevolazioni per lo stesso impianto fotovoltaico: la tariffa incentivante per l’energia prodotta (Conto Energia) e la detassazione fiscale per investimenti ambientali (Tremonti Ambiente).

Cosa comporta l’estinzione del giudizio per la società?
L’estinzione del giudizio comporta la chiusura definitiva del processo. Di conseguenza, le sentenze negative dei precedenti gradi di giudizio diventano definitive per la società, che non potrà più pretendere il cumulo dei benefici per cui aveva agito in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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