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Credito IVA: si può compensare dopo la richiesta di rimborso?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contribuente può legittimamente utilizzare un credito IVA in compensazione nell’anno successivo, anche se ne aveva precedentemente richiesto il rimborso nella dichiarazione dell’anno prima. Secondo la Corte, la scelta del rimborso è revocabile, a condizione che la revoca avvenga entro l’anno successivo alla maturazione del credito. Prevale il diritto sostanziale all’esistenza del credito rispetto alla scelta formale operata in dichiarazione, soprattutto se la richiesta di rimborso non è stata ancora liquidata dall’Amministrazione Finanziaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito IVA: è possibile la compensazione dopo aver chiesto il rimborso?

La gestione del credito IVA rappresenta un momento cruciale per la liquidità delle imprese. Una delle decisioni più comuni riguarda la scelta tra la richiesta di rimborso e l’utilizzo del credito in compensazione per pagare altri tributi. Ma cosa succede se un’azienda, dopo aver richiesto il rimborso in dichiarazione, cambia idea e decide di compensare quel credito l’anno successivo? Con l’ordinanza n. 9601/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, affermando la prevalenza della sostanza sulla forma e riconoscendo al contribuente la possibilità di modificare la propria scelta.

I fatti del caso: la gestione del credito IVA tra rimborso e compensazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava una società che, nella dichiarazione IVA per l’anno 2011, aveva richiesto il rimborso di una parte del proprio credito. L’anno seguente, nel 2012, la stessa società ha utilizzato quel medesimo credito per compensare l’IVA dovuta, nonostante la richiesta di rimborso non fosse stata ancora liquidata dall’Amministrazione Finanziaria.

L’Agenzia delle Entrate ha contestato questa operazione, emettendo una cartella di pagamento. Secondo l’amministrazione, una volta esercitata l’opzione per il rimborso, il contribuente non avrebbe potuto più utilizzare lo stesso credito in compensazione. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado, tuttavia, hanno dato ragione alla società, ritenendo legittimo il comportamento del contribuente.

La decisione della Cassazione sul credito IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le sentenze dei giudici di merito. I giudici hanno stabilito che la scelta di chiedere il rimborso del credito IVA non è irrevocabile e può essere modificata dal contribuente, optando per la compensazione, a patto che ciò avvenga entro termini precisi.

Le motivazioni della Corte: prevale la sostanza sulla forma

La decisione si fonda su alcuni principi cardine del diritto tributario, sia nazionale che europeo.

Il Principio di Neutralità dell’IVA

La Corte ha ribadito che il diritto alla detrazione dell’IVA sorge dalla legge nel momento in cui sussistono i requisiti sostanziali (l’effettiva esistenza del credito) e non dalla sua indicazione formale in dichiarazione. Negare la compensazione di un credito esistente solo perché in precedenza era stato chiesto a rimborso (senza che questo fosse stato erogato) violerebbe il principio di neutralità dell’IVA, un pilastro del sistema fiscale europeo. Questo principio garantisce che l’imposta gravi solo sul consumatore finale e non sulle imprese che partecipano al processo produttivo e distributivo.

La Revocabilità della Scelta di Rimborso

Il cuore della motivazione risiede nel principio di alternatività tra rimborso e detrazione/compensazione. La Cassazione ha chiarito che questo principio non implica un’illimitata possibilità di revoca, ma la consente entro un preciso arco temporale. Il contribuente può modificare la scelta originaria (da rimborso a compensazione) purché lo faccia entro l’anno successivo a quello di maturazione del credito. In pratica, la scelta può essere ‘rettificata’ con il comportamento concludente tenuto nella dichiarazione dell’anno dopo, senza la necessità di presentare una dichiarazione integrativa. Poiché nel caso di specie la richiesta di rimborso non era stata ancora evasa, la sua ‘revoca’ di fatto attraverso la compensazione non aveva causato alcun danno all’Erario.

Conclusioni: implicazioni pratiche per le imprese

L’ordinanza della Cassazione offre una maggiore flessibilità alle imprese nella gestione del credito IVA. Le aziende possono riconsiderare la scelta tra rimborso e compensazione in base alle proprie esigenze di liquidità sopravvenute, senza temere contestazioni formali. La sentenza conferma che, a fronte di un credito certo e documentato, il diritto sostanziale del contribuente prevale sulla rigidità delle procedure, a condizione che si agisca entro i termini previsti dalla legge. Questa decisione rafforza la posizione del contribuente e promuove un’applicazione più equa e ragionevole delle norme fiscali.

È possibile utilizzare un credito IVA in compensazione se prima se ne è chiesto il rimborso?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile modificare l’originaria richiesta di rimborso e utilizzare il credito in compensazione, a condizione che ciò avvenga nell’anno successivo a quello in cui il credito è maturato e che la richiesta di rimborso non sia stata ancora evasa dall’Amministrazione Finanziaria.

Entro quale termine si può modificare la scelta da rimborso a compensazione del credito IVA?
La scelta può essere modificata entro l’anno successivo alla maturazione del credito. La modifica avviene attraverso il comportamento concludente del contribuente, come l’indicazione del credito in compensazione nella dichiarazione dell’anno successivo.

La mancata presentazione di una dichiarazione IVA impedisce di esercitare il diritto alla detrazione?
No. Secondo la Corte, non è la presentazione della dichiarazione a far sorgere il diritto alla detrazione, ma la sussistenza dei presupposti sostanziali. L’Amministrazione Finanziaria non può negare la compensazione di un credito la cui esistenza sia dimostrata, anche in mancanza della dichiarazione, purché il diritto sia esercitato entro i termini di decadenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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