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Credito imposta dividendi: la Cassazione chiarisce

Una società madre con sede nel Regno Unito ha richiesto il rimborso del credito d’imposta sui dividendi ricevuti dalla sua controllata italiana, come previsto dalla Convenzione Italia-Regno Unito. L’Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso, sostenendo che la società non avesse provato l’effettivo pagamento dell’imposta nel Regno Unito. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo un principio fondamentale per il credito imposta dividendi: è sufficiente che i dividendi siano ‘soggetti a imposta’, ovvero inclusi nella base imponibile dello stato di residenza, senza la necessità di dimostrare un pagamento effettivo. La Corte ha così annullato la decisione precedente e concesso il rimborso.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito Imposta Dividendi: Pagamento Effettivo Non Necessario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale della fiscalità internazionale, in particolare sul credito imposta dividendi. La Corte ha stabilito che, ai fini del rimborso previsto dalle Convenzioni contro le doppie imposizioni, non è necessario dimostrare l’effettivo pagamento dell’imposta nello stato estero, ma è sufficiente provare che i dividendi siano lì ‘soggetti a imposta’. Questa decisione chiarisce un lungo contenzioso tra una società e l’amministrazione finanziaria, fornendo un’interpretazione fondamentale per le imprese che operano a livello internazionale.

I Fatti di Causa: Una Lunga Battaglia Fiscale

La vicenda ha origine dalla richiesta di una società madre, con sede nel Regno Unito, di ottenere il rimborso di una parte del credito d’imposta relativo ai dividendi distribuiti dalla sua controllata italiana negli anni 2002 e 2003. La richiesta si basava sull’articolo 10 della Convenzione tra Italia e Regno Unito per evitare le doppie imposizioni.

Di fronte al ‘silenzio rifiuto’ dell’Amministrazione finanziaria, la società ha avviato un contenzioso che, dopo vari gradi di giudizio e un precedente rinvio da parte della stessa Cassazione, è giunto alla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima, riformando le decisioni precedenti, ha negato il rimborso, sostenendo che la certificazione fiscale britannica attestava solo un’astratta soggezione a imposta, ma non provava che un’imposta sui dividendi fosse stata effettivamente pagata. Secondo i giudici di merito, mancava la prova di una duplicazione di imposta, presupposto per il rimborso.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Credito Imposta Dividendi

La Corte di Cassazione, accogliendo i motivi principali del ricorso della società, ha ribaltato la decisione della Commissione Tributaria Regionale. I giudici supremi hanno affermato un principio di diritto consolidato e allineato alla giurisprudenza europea, in particolare a quella della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Il Principio “Subject to Tax”

Il cuore della questione ruota attorno all’interpretazione della locuzione ‘soggetto a imposta’ (‘subject to tax’) contenuta nelle convenzioni internazionali. La Cassazione ha chiarito che questa condizione deve essere intesa come potenziale assoggettamento a imposizione illimitata nello Stato di residenza (‘full liability to tax’).

In pratica, è sufficiente che i dividendi e i relativi crediti d’imposta concorrano a formare la base imponibile della società madre nel suo paese. Non è invece necessario dimostrare che, al termine del processo di determinazione dell’obbligazione tributaria, un’imposta sia stata concretamente versata. Lo scopo delle convenzioni è eliminare la doppia imposizione economica, e questo obiettivo è raggiunto assicurando la neutralità fiscale, non verificando il versamento finale.

L’Importanza della Giurisprudenza Europea

La Corte ha sottolineato come questa interpretazione sia l’unica conforme al diritto dell’Unione e ai principi di neutralità ed efficienza fiscale internazionale. Richiamando importanti sentenze della Corte di Giustizia (come il caso ‘Brussels Securities’), la Cassazione ha ribadito che i meccanismi di tassazione devono evitare trattamenti deteriori per le società che operano in un contesto transfrontaliero rispetto a quelle che operano in un unico Stato membro.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno specificato che richiedere la prova del pagamento effettivo creerebbe un ostacolo ingiustificato alla libertà di stabilimento e alla circolazione dei capitali. L’obiettivo delle fonti multilaterali e bilaterali è armonizzare i sistemi fiscali nazionali per agevolare l’attività economica internazionale. La condizione per accedere al beneficio del credito imposta dividendi è la soggezione del reddito al potere impositivo dello Stato di residenza, indipendentemente dall’esito finale del calcolo d’imposta, che può essere influenzato da deduzioni, esenzioni o altri meccanismi interni. La certificazione prodotta dall’autorità fiscale anglosassone è stata ritenuta sufficiente a dimostrare tale soggezione, rendendo illegittimo il diniego del rimborso.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione non solo ha risolto il caso specifico accogliendo l’originaria richiesta di rimborso della società, ma ha anche fornito un’indicazione chiara e definitiva per tutti i casi analoghi. Viene rafforzato il principio secondo cui la lotta alla doppia imposizione si basa sulla potenziale tassabilità del reddito, non sul suo prelievo effettivo. Questa decisione rappresenta una garanzia importante per la certezza del diritto nelle operazioni societarie transfrontaliere e per l’applicazione uniforme delle convenzioni fiscali internazionali in armonia con i principi dell’Unione Europea.

Per ottenere il credito d’imposta sui dividendi esteri è necessario dimostrare di aver pagato le tasse nel proprio paese?
No. Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, non è necessario dimostrare l’effettivo pagamento dell’imposta. È sufficiente provare che i dividendi sono stati inclusi nella base imponibile e quindi sono ‘soggetti a imposta’ nello Stato di residenza della società madre.

Cosa significa l’espressione ‘soggetto a imposta’ (subject to tax) secondo la Corte di Cassazione?
Significa che il reddito (in questo caso, i dividendi) rientra nel campo di applicazione delle imposte dello Stato di residenza e concorre a formarne la base imponibile. L’espressione si riferisce a una ‘potenziale assoggettabilità’ a tassazione, indipendentemente dal fatto che, per effetto di deduzioni o esenzioni, l’imposta finale da versare sia pari a zero.

Quale valore ha la certificazione rilasciata dall’autorità fiscale estera in questi casi?
La certificazione rilasciata dall’autorità fiscale dello Stato di residenza, che attesta la soggezione della società alle imposte sui redditi, è considerata prova sufficiente per accedere ai benefici della Convenzione contro le doppie imposizioni. Non è necessario produrre ulteriori prove che dimostrino l’effettivo pagamento di un’imposta su quei specifici dividendi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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