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Credito d’imposta sisma: sì dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un credito d’imposta sisma generato da acconti non versati, in base alla normativa emergenziale per i residenti nel ‘cratere sismico’ dell’Abruzzo. Secondo la Corte, non si tratta di abuso del diritto, ma di un legittimo beneficio concesso dalla legge. Inoltre, è stato ribadito che l’Amministrazione Finanziaria non può utilizzare la procedura di controllo automatizzato (ex art. 36-bis) per risolvere questioni di natura interpretativa, ma deve emettere un avviso di accertamento motivato.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta sisma: legittimo anche se generato da acconti sospesi

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione relativa al credito d’imposta sisma, stabilendo principi chiari a tutela dei contribuenti residenti nelle aree colpite da calamità naturali. La vicenda riguardava una contribuente dell’Abruzzo che, a seguito del sisma del 2009, aveva generato un cospicuo credito d’imposta indicando in dichiarazione acconti fiscali il cui versamento era stato sospeso per legge. L’Amministrazione Finanziaria aveva contestato tale operazione, ma la Suprema Corte ha dato ragione alla contribuente, rigettando il ricorso dell’ente impositore.

I fatti del caso

Una contribuente, residente nel cosiddetto ‘cratere sismico’ dell’Abruzzo, aveva presentato la propria dichiarazione dei redditi per l’anno 2010. In tale dichiarazione, aveva indicato acconti d’imposta per un valore superiore a 120.000 euro, il cui versamento era stato legittimamente sospeso in virtù della normativa emergenziale post-terremoto (O.P.C.M. n. 3780/2009). Tale indicazione aveva generato un credito d’imposta IRPEF di oltre 66.000 euro.

L’Amministrazione Finanziaria, tramite un controllo automatizzato ai sensi dell’art. 36-bis del D.P.R. n. 600/1973, disconosceva il credito. Secondo l’Ufficio, gli acconti sospesi potevano essere utilizzati solo per ridurre l’imposta a saldo dovuta per quell’anno, ma non potevano in alcun modo generare un’eccedenza a credito rimborsabile o riportabile a nuovo. Di conseguenza, emetteva una cartella di pagamento per recuperare la somma, pari a circa 67.000 euro.

La contribuente impugnava la cartella e otteneva ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito ritenevano che l’Amministrazione avesse effettuato un’indebita valutazione giuridica, esulando dai poteri consentiti dalla procedura di controllo formale.

La questione del credito d’imposta sisma davanti alla Cassazione

L’Amministrazione Finanziaria ricorreva in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che la normativa emergenziale non consentisse di trasformare un acconto sospeso in un credito d’imposta, configurando l’operazione come un abuso del diritto volto a creare un’eccedenza creditoria artificiale da utilizzare in periodi futuri non più coperti dall’emergenza.
2. Legittimità della procedura: Affermava la piena legittimità dell’utilizzo del controllo automatizzato (art. 36-bis), in quanto l’Ufficio si sarebbe limitato a riscontrare il mancato versamento degli acconti, un’attività di mero controllo cartolare.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha respinto entrambi i motivi del ricorso, confermando le sentenze dei giudici di merito.

Sul primo punto, la Corte ha ricostruito il complesso quadro normativo, evidenziando come la legislazione specifica per i residenti all’interno del ‘cratere sismico’ fosse più favorevole rispetto a quella per gli altri soggetti colpiti dal sisma. Per i primi, la legge non poneva il limite secondo cui gli acconti sospesi non potessero eccedere l’imposta dovuta a saldo. La condotta della contribuente, pertanto, non integrava un abuso del diritto, ma rappresentava il ‘mero effetto di una legislazione di favore giustificata dallo specifico pregiudizio’ subito a causa degli eventi sismici. Non si trattava di un vantaggio indebito, ma dell’applicazione di una norma pensata per sostenere economicamente le popolazioni colpite.

Sul secondo motivo, ancora più netto è stato il giudizio della Corte. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha ribadito che la procedura di controllo automatizzato ex art. 36-bis è utilizzabile solo per correggere errori materiali o di calcolo rilevabili ictu oculi, ovvero ‘a colpo d’occhio’, dalle dichiarazioni. Nel caso di specie, la questione non era un semplice errore di calcolo, ma una complessa questione interpretativa sulla portata della normativa emergenziale. Una tale valutazione giuridica richiede un atto di accertamento esplicitamente motivato, che spieghi il processo logico-giuridico seguito dall’Ufficio e metta il contribuente in condizione di difendersi adeguatamente. L’uso della cartella di pagamento basata sul 36-bis era, quindi, illegittimo.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida due principi fondamentali a tutela del contribuente. In primo luogo, le norme agevolative, specialmente quelle emanate in contesti di emergenza, devono essere interpretate in modo da realizzare lo scopo per cui sono state create, ovvero fornire un reale sostegno ai destinatari. L’utilizzo di un beneficio previsto dalla legge, come quello relativo al credito d’imposta sisma, non può essere qualificato come abusivo. In secondo luogo, viene riaffermato un importante limite ai poteri dell’Amministrazione Finanziaria: il controllo automatizzato non può diventare uno strumento per risolvere complesse dispute interpretative, per le quali è necessario il più garantista avviso di accertamento. Una decisione che rafforza le garanzie procedurali e la certezza del diritto per tutti i cittadini.

Un contribuente residente in un’area colpita da sisma può generare un credito d’imposta utilizzando gli acconti il cui versamento è stato sospeso per legge?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla specifica normativa emergenziale per i residenti nel ‘cratere sismico’, è legittimo indicare in dichiarazione gli acconti sospesi e, qualora questi superino l’imposta a saldo, generare un’eccedenza a credito. Tale operazione è un effetto voluto dalla legislazione di favore.

Tale comportamento costituisce un abuso del diritto?
No. Secondo la Corte, non si tratta di un vantaggio indebito o di un uso distorto delle norme, ma del mero e legittimo effetto di una legislazione speciale, giustificata dalla grave situazione di pregiudizio subita dai destinatari a causa degli eventi sismici.

L’Amministrazione Finanziaria può contestare un credito d’imposta che richiede un’interpretazione normativa complessa tramite il controllo automatizzato (art. 36-bis)?
No. La Corte ha ribadito che il controllo automatizzato è riservato alla correzione di errori materiali e di calcolo evidenti (‘ictu oculi’). Quando la contestazione si fonda sull’interpretazione di una disposizione normativa, l’Amministrazione deve emettere un avviso di accertamento motivato, non potendo ricorrere alla più snella e meno garantista procedura del controllo automatizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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