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Credito d’imposta R&S: dichiarazione tardiva e rischi

Una società utilizzava un credito d’imposta R&S in compensazione, omettendo però di indicarlo nella relativa dichiarazione dei redditi. Avendo successivamente presentato una dichiarazione integrativa oltre i termini, si è vista negare il diritto al beneficio. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14648/2024, ha stabilito che per il credito d’imposta R&S, l’indicazione tempestiva nel quadro RU della dichiarazione è un requisito richiesto a pena di decadenza. La tardività non è una mera irregolarità formale, ma un errore sostanziale che comporta la perdita totale del diritto, impedendo sia la compensazione che il rimborso.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta R&S: La Dichiarazione Tardiva Costa Cara

Il credito d’imposta R&S rappresenta una delle principali agevolazioni per le imprese che investono in innovazione. Tuttavia, la sua gestione richiede massima attenzione, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Un’omissione nella dichiarazione dei redditi può portare alla perdita totale del beneficio, senza possibilità di sanatoria. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia e le sue implicazioni pratiche per le aziende.

I Fatti di Causa

Una società aveva beneficiato di un credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, utilizzandolo in compensazione tramite modello F24. Tuttavia, l’impresa aveva omesso di indicare tale credito nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno di imposta 2011. L’Agenzia delle Entrate, rilevata l’irregolarità, notificava un avviso con cui recuperava a tassazione l’importo del credito.

La società, dopo aver pagato quanto richiesto, presentava un’istanza di rimborso e, contestualmente, una dichiarazione integrativa per l’anno 2011, questa volta compilando correttamente il quadro RU relativo ai crediti d’imposta. L’Agenzia rigettava l’istanza, sostenendo che la dichiarazione integrativa fosse stata presentata tardivamente.

Il caso approdava dinanzi alle Commissioni Tributarie, che in primo e secondo grado davano ragione alla società, ritenendo che la tardività della dichiarazione integrativa precludesse solo la compensazione, ma non il diritto al rimborso. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ricorreva per cassazione.

L’Analisi della Corte: il Credito d’Imposta R&S e la Decadenza

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il punto centrale della decisione risiede nella natura specifica della dichiarazione richiesta per fruire del credito d’imposta R&S.

La Differenza con gli Altri Errori Dichiarativi

La Corte ha richiamato i principi generali, enunciati dalle Sezioni Unite (sentenza n. 13378/2016), secondo cui un contribuente può emendare la propria dichiarazione per correggere errori a proprio sfavore entro termini precisi. Tuttavia, nel caso del credito d’imposta R&S, si applica una regola più stringente.

La Natura “Negoziale” della Dichiarazione

Secondo un consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità (cfr. Cass. n. 34266/2021), la dichiarazione con cui si manifesta la volontà di usufruire del credito d’imposta per ricerca e sviluppo non è una mera dichiarazione di scienza (una semplice comunicazione di un fatto), ma ha “natura negoziale”. Ciò significa che la compilazione dell’apposito quadro nella dichiarazione dei redditi è l’atto stesso con cui il contribuente esercita un’opzione, manifestando la volontà di accedere a un beneficio.

Questo atto deve essere compiuto entro un termine perentorio, la cui violazione comporta la decadenza dal diritto. L’indicazione del credito nel modello UNICO non è quindi un adempimento puramente formale, ma un requisito sostanziale richiesto a pena di decadenza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che la presentazione tardiva della dichiarazione integrativa era inidonea a sanare l’originaria omissione. Poiché la società non aveva manifestato la volontà di avvalersi del beneficio entro i termini prescritti, era decaduta dal diritto stesso. Di conseguenza, il credito non poteva essere né utilizzato in compensazione, né richiesto a rimborso. L’omessa compilazione del quadro RU non è stata considerata una semplice violazione formale, ma un’omissione che ha impedito la nascita stessa del diritto a utilizzare il credito nei confronti del Fisco. La presentazione successiva di una dichiarazione integrativa non può far “rivivere” un diritto ormai perso per decadenza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione lancia un messaggio chiaro alle imprese: la gestione del credito d’imposta R&S richiede la massima diligenza e precisione. L’omessa indicazione del credito nella dichiarazione dei redditi originaria non è un errore sanabile in un secondo momento. Comporta la perdita definitiva e totale dell’agevolazione. È quindi fondamentale che le aziende e i loro consulenti fiscali pongano estrema attenzione alla corretta e tempestiva compilazione di tutti i quadri dichiarativi necessari per non vanificare gli sforzi e gli investimenti fatti in ricerca e sviluppo.

È possibile correggere una dichiarazione dei redditi per inserire un credito d’imposta R&S dimenticato?
No, non dopo la scadenza dei termini. La Corte ha stabilito che l’indicazione del credito d’imposta R&S nella dichiarazione dei redditi è richiesta a pena di decadenza. Una dichiarazione integrativa presentata tardivamente non può sanare l’omissione e far recuperare il diritto al credito.

Qual è la differenza tra il diritto al rimborso e il diritto alla compensazione in questo caso?
In questa fattispecie, nessuna. La tardività della dichiarazione integrativa ha causato la decadenza dal diritto al credito stesso. Di conseguenza, il contribuente non può né utilizzare il credito in compensazione con altri debiti fiscali, né chiederne il rimborso, perché il diritto al beneficio è stato perso in radice.

Perché il credito d’imposta per ricerca e sviluppo ha regole più severe rispetto ad altri crediti?
La Corte attribuisce alla dichiarazione per questo specifico credito una “natura negoziale” e non di mera scienza. Ciò significa che la dichiarazione non è solo una comunicazione di un fatto, ma l’atto stesso con cui si sceglie di beneficiare del credito. Tale scelta deve essere esercitata entro i termini perentori previsti, altrimenti il diritto si estingue.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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