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Credito d’imposta ricerca: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’Agenzia delle Entrate relativo a un credito d’imposta ricerca e sviluppo. La decisione si fonda su un vizio procedurale: l’Agenzia non ha impugnato una delle due autonome ragioni giuridiche (‘rationes decidendi’) su cui si basava la sentenza d’appello, rendendo superfluo l’esame del merito della questione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta Ricerca e Sviluppo: L’Importanza di Impugnare Tutte le ‘Rationes Decidendi’

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione processuale in materia di credito d’imposta ricerca e sviluppo. La Corte di Cassazione ha chiarito che, quando una decisione di merito si fonda su più ragioni autonome e sufficienti, il ricorrente ha l’onere di contestarle tutte, pena l’inammissibilità del ricorso. Questo principio, pur essendo di natura procedurale, ha conseguenze sostanziali decisive per le aziende che beneficiano di agevolazioni fiscali e per l’Amministrazione finanziaria che le contesta.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della manutenzione navale aveva beneficiato di un credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo svolte tra il 2017 e il 2022. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava sei atti di recupero, sostenendo l’insussistenza del credito. Secondo l’Amministrazione finanziaria, il progetto della società era privo del requisito della novità, in quanto sarebbe stato una mera copia di una tesi di laurea preesistente.

La società impugnava gli atti di recupero e otteneva ragione sia in primo che in secondo grado. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado (CGT2) respingeva l’appello dell’Agenzia, basando la sua decisione su due distinti pilastri argomentativi.

La Decisione della Corte di Giustizia Tributaria

La CGT2 ha fondato il proprio rigetto su due autonome rationes decidendi:
1. Ragione procedurale: L’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto, prima di procedere al recupero, acquisire un parere tecnico dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE), ritenuto necessario in questo caso. La mancata acquisizione di tale parere costituiva un vizio del procedimento.
2. Ragione di merito: Il progetto della società, pur partendo da un’idea astratta (contenuta nella tesi), era stato oggetto di una concreta applicazione e rielaborazione. L’attività aveva lo scopo di innovare e ottimizzare i processi aziendali, contribuendo ad accrescere il know-how complessivo del settore. Pertanto, rientrava a pieno titolo nelle attività di ricerca e sviluppo agevolabili.

Insoddisfatta, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi.

Le Motivazioni della Cassazione sul credito d’imposta ricerca e sviluppo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’Agenzia inammissibile senza entrare nel merito della controversia. La motivazione di questa decisione è puramente processuale ma di fondamentale importanza.

I giudici di legittimità hanno osservato che l’Agenzia delle Entrate aveva costruito i suoi motivi di ricorso esclusivamente contro la seconda ratio decidendi della sentenza d’appello, quella relativa al merito (la presunta mancanza di novità del progetto). Tuttavia, l’Amministrazione finanziaria aveva completamente omesso di contestare la prima ratio decidendi, quella procedurale, riguardante la necessità del parere tecnico del MISE.

Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, quando una sentenza è sorretta da più ragioni giuridiche, ciascuna delle quali è di per sé sufficiente a giustificare la decisione, il ricorso deve necessariamente censurarle tutte. Se anche una sola di queste ragioni non viene validamente impugnata, essa rimane in piedi e sorregge autonomamente la decisione, rendendo inutile l’esame delle altre censure. Poiché la mancata richiesta del parere MISE era una ragione sufficiente per rigettare l’appello dell’Agenzia, e non essendo stata contestata, il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia evidenzia due aspetti cruciali. Il primo è di carattere processuale: in un contenzioso, è fondamentale analizzare attentamente la sentenza che si intende impugnare per individuare tutte le rationes decidendi e formulare motivi di ricorso specifici per ciascuna di esse. Trascurarne anche solo una può portare all’inammissibilità dell’intero gravame.

Il secondo aspetto, sebbene non direttamente affrontato nel merito dalla Cassazione, riguarda la gestione delle contestazioni sul credito d’imposta ricerca e sviluppo. La decisione della CGT2, rimasta incontestata sul punto, suggerisce che in casi di elevata complessità tecnica, l’Amministrazione finanziaria dovrebbe avvalersi del supporto di organi tecnici specializzati, come il MISE, prima di disconoscere un’agevolazione. Questo approccio garantisce una valutazione più accurata e riduce il rischio di contenziosi futuri.

Perché il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’Agenzia ha contestato solo una delle due ragioni giuridiche autonome (‘rationes decidendi’) su cui si fondava la sentenza di appello, omettendo di impugnare quella relativa alla mancata acquisizione del parere tecnico del MISE.

Secondo la sentenza di secondo grado, era necessario un parere tecnico prima di recuperare il credito d’imposta?
Sì, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ha stabilito che, nel caso specifico, l’Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto acquisire il parere tecnico del Ministero per lo Sviluppo Economico prima di procedere al recupero del credito, e questa statuizione non è stata validamente contestata in Cassazione.

Un’attività basata su una tesi di laurea può qualificarsi per il credito d’imposta ricerca e sviluppo?
La corte di secondo grado ha ritenuto di sì, affermando che la concreta applicazione e rielaborazione di un’idea astratta, finalizzata a ottimizzare processi aziendali e accrescere il know-how, rientra nell’ambito della ricerca e sviluppo. La Cassazione, tuttavia, non ha esaminato questo punto nel merito a causa dell’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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