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Credito d’imposta ricerca e sviluppo: no a migliorie

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7234/2024, ha negato il beneficio del credito d’imposta ricerca e sviluppo a un’impresa di servizi di sicurezza. La Corte ha stabilito che le semplici migliorie organizzative, realizzate con tecnologie già note sul mercato, non costituiscono attività di ricerca e sviluppo agevolabile. Per ottenere il beneficio fiscale, è necessaria un’innovatività che superi l’ambito della singola impresa, puntando all’acquisizione di nuove conoscenze attraverso sperimentazione e ricerca.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta Ricerca e Sviluppo: La Cassazione Nega il Beneficio per Semplici Miglioramenti Aziendali

Il credito d’imposta ricerca e sviluppo rappresenta uno degli strumenti fiscali più importanti per incentivare l’innovazione nelle imprese. Tuttavia, non ogni miglioramento aziendale può essere classificato come ‘ricerca e sviluppo’. Con la recente ordinanza n. 7234 del 18 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta, chiarendo che le semplici migliorie organizzative, anche se innovative per la singola impresa, non sono sufficienti per accedere all’agevolazione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società di servizi di sicurezza che aveva usufruito del credito d’imposta per attività che considerava di ricerca e sviluppo. Tali attività consistevano nell’implementazione di un nuovo servizio di ronda, realizzato attraverso l’adozione di dispositivi tecnologici già esistenti e noti sul mercato.

L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’agevolazione, emettendo un avviso di accertamento per il recupero delle somme. Secondo il Fisco, l’attività svolta dalla società mancava del requisito fondamentale della ‘novità’, intesa come acquisizione di nuove conoscenze, e si configurava piuttosto come un semplice ammodernamento organizzativo.

Dopo un iter giudiziario che ha visto le commissioni tributarie di primo e secondo grado esprimere pareri discordanti, la questione è giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e il Credito d’Imposta Ricerca e Sviluppo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, annullando la decisione della Commissione Tributaria Regionale che era stata favorevole all’azienda. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra ‘innovatività in concreto’, ovvero un miglioramento percepito all’interno della singola impresa, e ‘innovatività generale o di mercato’, che è invece il presupposto necessario per l’applicazione del beneficio fiscale.

I giudici hanno chiarito che l’obiettivo della normativa sul credito d’imposta ricerca e sviluppo non è premiare qualsiasi tipo di ammodernamento, bensì incoraggiare quegli investimenti che contribuiscono a un avanzamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche generali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi dell’articolo 3 del D.L. n. 145/2013. La norma definisce in modo specifico le attività di ricerca e sviluppo agevolabili, che devono implicare un elemento di ‘sperimentazione’ e ‘acquisizione di nuove conoscenze’.

Secondo l’ordinanza, le attività svolte dalla società di sicurezza non rientravano in nessuna delle categorie previste dalla legge:

* Non erano ‘lavori sperimentali o teorici’ finalizzati all’acquisizione di nuove conoscenze fondamentali.
* Non si configuravano come ‘ricerca pianificata’ o ‘indagini critiche’ mirate ad acquisire nuove conoscenze per processi o servizi futuri.
* Non comportavano l’acquisizione e l’utilizzo di conoscenze scientifiche o tecnologiche per creare ‘piani, progetti o disegni per prodotti, processi o servizi nuovi, modificati o migliorati’.

In sostanza, l’implementazione di un servizio di ronda, basato su dispositivi già noti, è stata qualificata come una ‘modifica ordinaria o periodica’ a un servizio esistente, rappresentando un mero ‘miglioramento’ e non una vera e propria attività di R&S. Manca il carattere della novità e della sperimentazione che è consustanziale alla ricerca.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutte le imprese che intendono avvalersi del credito d’imposta ricerca e sviluppo. L’ordinanza ribadisce che per accedere all’agevolazione non è sufficiente migliorare i propri processi interni o modernizzare i servizi offerti. È indispensabile che gli investimenti siano diretti ad attività che presentino un reale contenuto di novità e ricerca, finalizzate a superare incertezze scientifiche o tecnologiche. Le aziende devono quindi effettuare una valutazione rigorosa e documentata dei propri progetti, distinguendo chiaramente tra semplici innovazioni di processo e autentiche attività di ricerca e sviluppo, al fine di evitare contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Un miglioramento organizzativo aziendale dà diritto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo?
No, secondo la Cassazione, le semplici migliorie o le ‘modifiche ordinarie o periodiche’ a servizi esistenti, che non comportano l’acquisizione di nuove conoscenze, non sono sufficienti per ottenere l’agevolazione.

Qual è il requisito fondamentale per accedere al credito d’imposta per ricerca e sviluppo?
Il requisito essenziale è la ‘novità’ in senso ampio. L’attività deve essere finalizzata all’acquisizione di nuove conoscenze attraverso la sperimentazione, superando il livello di una semplice innovazione interna all’impresa per raggiungere un’innovatività di mercato o generale.

L’utilizzo di tecnologie già esistenti per un nuovo servizio è considerato ricerca e sviluppo?
Non necessariamente. L’ordinanza chiarisce che l’implementazione di un servizio, anche se nuovo per l’azienda, basato su dispositivi non inediti e già noti al mercato, non rientra nell’ambito dell’agevolazione fiscale per ricerca e sviluppo se non comporta un processo di sperimentazione e acquisizione di nuove conoscenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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