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Credito d’imposta ricerca e sviluppo: l’obbligo del form

Una società si è vista negare un credito d’imposta per ricerca e sviluppo perché, pur avendolo maturato nel 2007, lo ha utilizzato nel 2009 senza presentare un formulario introdotto da una legge del 2008. La Corte di Cassazione ha stabilito che il fattore decisivo per l’obbligo di presentazione del modello è la data di fruizione del credito, non quella di maturazione. Utilizzando il credito dopo il 1° gennaio 2009, la società era tenuta a rispettare la nuova procedura, pena la decadenza dal beneficio.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta ricerca e sviluppo: quando la data di utilizzo conta più di quella del progetto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di agevolazioni fiscali, specificando le condizioni per la corretta fruizione del credito d’imposta ricerca e sviluppo. La controversia verteva sulla necessità di compilare un apposito formulario, introdotto da una normativa successiva alla maturazione del credito, per poterlo legittimamente utilizzare. La Corte ha stabilito che il momento determinante è quello della fruizione del credito, non quello della conclusione delle attività di ricerca. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: un credito maturato e una norma sopravvenuta

Una società contribuente aveva effettuato investimenti in ricerca e sviluppo nel corso del 2007, maturando il relativo diritto a un credito d’imposta secondo la normativa allora in vigore (Legge Finanziaria 2007). Tale normativa non prevedeva alcun adempimento preventivo per accedere al beneficio.

Successivamente, con il cosiddetto ‘decreto anticrisi’ (D.L. n. 185/2008), il legislatore ha introdotto un tetto massimo di spesa e una nuova procedura per monitorare e autorizzare l’utilizzo di tali crediti. Questa procedura imponeva la presentazione telematica di un apposito formulario, a pena di decadenza dal diritto.

La società, avendo concluso i suoi progetti di ricerca nel 2007, ha utilizzato il credito in compensazione con un modello F24 il 15 gennaio 2009, senza tuttavia presentare il suddetto formulario. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha emesso un atto di recupero del credito, contestandone l’indebita fruizione.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’impresa, ritenendo che l’obbligo del formulario non potesse applicarsi retroattivamente a progetti già conclusi prima dell’entrata in vigore della nuova legge. L’Agenzia ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sul credito d’imposta ricerca e sviluppo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione di merito. I giudici hanno affermato un principio cruciale: per stabilire quali adempimenti procedurali siano necessari, non bisogna guardare alla data in cui il diritto è sorto, ma alla data in cui il contribuente ha deciso di utilizzarlo.

La data di fruizione come spartiacque

Secondo la Suprema Corte, la normativa introdotta nel 2008 ha posto uno spartiacque temporale netto: il 31 dicembre 2008.
– I crediti utilizzati entro tale data erano esenti dall’obbligo di presentazione del formulario.
– I crediti utilizzati a partire dal 1° gennaio 2009, come nel caso di specie, erano invece soggetti al nuovo obbligo procedurale, indipendentemente da quando fossero state completate le attività di ricerca e sviluppo.

Poiché l’impresa ha effettuato la compensazione il 15 gennaio 2009, rientrava pienamente nel campo di applicazione della nuova disciplina. L’omessa presentazione del formulario ha quindi comportato la decadenza dal beneficio fiscale.

Il bilanciamento con l’interesse pubblico

La Corte ha inoltre richiamato una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 149/2017) che aveva già dichiarato legittima questa normativa. La Consulta aveva stabilito che l’introduzione di un nuovo onere procedurale, anche con effetti su diritti già maturati, era una misura proporzionata e giustificata dall’esigenza di salvaguardare le finanze statali in un periodo di grave crisi economica internazionale. L’affidamento del contribuente, in questo contesto, cede il passo all’interesse pubblico di monitorare la spesa e garantire la copertura finanziaria delle agevolazioni.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla distinzione tra il momento genetico del diritto (maturazione del credito) e il suo momento funzionale (fruizione). Mentre il diritto al credito sorge al completamento degli investimenti, le modalità del suo esercizio sono disciplinate dalle norme in vigore quando tale esercizio avviene. La normativa del 2008 non ha cancellato il diritto sorto in precedenza, ma ne ha subordinato l’utilizzo a un adempimento finalizzato a garantire il controllo della spesa pubblica. L’errore della Commissione Tributaria Regionale è stato quello di dare rilevanza alla data di conclusione del progetto (2007) anziché a quella, corretta, di utilizzo del credito (2009). Questa interpretazione garantisce l’uniformità di trattamento per tutti i contribuenti che hanno deciso di beneficiare del credito a partire dalla stessa data, in linea con i principi di ragionevolezza e tutela delle finanze statali.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione per tutte le imprese che beneficiano di agevolazioni fiscali. La normativa tributaria è in costante evoluzione e le modifiche procedurali possono avere effetti anche su crediti già maturati. È fondamentale non solo verificare le condizioni per la maturazione di un diritto, ma anche e soprattutto monitorare costantemente le regole procedurali in vigore al momento in cui si decide di utilizzare il beneficio. L’omissione di un adempimento, anche se introdotto successivamente, può portare alla perdita totale dell’agevolazione, come dimostra chiaramente questo caso relativo al credito d’imposta ricerca e sviluppo.

Per il credito d’imposta ricerca e sviluppo, è più importante la data di conclusione del progetto o la data di utilizzo del credito per determinare gli obblighi procedurali?
Secondo la Corte di Cassazione, il fattore determinante è la data di utilizzo (fruizione) del credito. Le norme procedurali applicabili sono quelle in vigore al momento in cui il contribuente utilizza il credito, non quelle del momento in cui l’attività di ricerca è stata conclusa.

Un’impresa che ha maturato un credito d’imposta per R&S nel 2007 e lo ha utilizzato nel 2009 doveva presentare il formulario introdotto dal D.L. 185/2008?
Sì. La sentenza chiarisce che per tutte le fruizioni del credito avvenute a decorrere dal 1° gennaio 2009, era necessario presentare l’apposito formulario, a pena di decadenza dal beneficio, indipendentemente da quando fosse maturato il diritto.

L’introduzione retroattiva di un obbligo procedurale come il formulario per un credito d’imposta già maturato è legittima?
Sì. La Corte, richiamando una precedente pronuncia della Corte Costituzionale, ha stabilito che l’introduzione dell’obbligo del formulario, anche per crediti già maturati, è una misura proporzionata e giustificata dall’esigenza di salvaguardare le finanze statali, specialmente in un contesto di crisi economica, e non viola il legittimo affidamento del contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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