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Credito d’imposta: quando sorge il diritto?

Una società ha utilizzato un credito d’imposta per ricerca e sviluppo maturato nel 2008 solo nel 2012. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato l’operazione, sostenendo che nel 2012 l’impresa, essendo in crisi, non aveva più i requisiti. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al credito d’imposta sorge nel momento in cui si realizzano i presupposti di legge (2008), e non quando viene effettivamente utilizzato. La successiva situazione di crisi dell’azienda è quindi irrilevante. Il ricorso dell’Agenzia è stato rigettato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta: il Diritto Sorge alla Maturazione, non all’Utilizzo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per le imprese che investono in ricerca e sviluppo: il momento esatto in cui sorge il diritto a un credito d’imposta. La decisione chiarisce che i requisiti soggettivi per beneficiare dell’agevolazione devono essere valutati quando il credito matura, non quando viene effettivamente utilizzato. Questa pronuncia offre un’importante tutela per le aziende, garantendo la certezza dei diritti acquisiti anche in caso di successive difficoltà finanziarie.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore manifatturiero aveva maturato, nel corso del 2008, un significativo credito d’imposta grazie a investimenti in attività di ricerca e sviluppo, come previsto dalla normativa dell’epoca. A causa dell’incapienza delle imposte dovute in quell’anno, l’azienda non aveva potuto utilizzare immediatamente il credito, decidendo di portarlo in compensazione nell’anno 2012.

Tuttavia, nel 2012, l’Amministrazione Finanziaria ha emesso un atto di recupero, contestando l’utilizzo del credito e irrogando una pesante sanzione. La motivazione del Fisco risiedeva nel fatto che, al momento della compensazione, la società si trovava in uno stato di crisi ed era stata ammessa alla procedura di concordato preventivo. Secondo l’interpretazione dell’Agenzia, questa condizione faceva venir meno i requisiti soggettivi necessari per fruire del beneficio fiscale.

L’impresa ha impugnato l’atto, sostenendo che i requisiti andassero verificati con riferimento al 2008, anno in cui il credito era sorto e l’azienda era pienamente operativa e in possesso di tutte le condizioni richieste. Dopo aver ottenuto ragione nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Cassazione a seguito del ricorso dell’Amministrazione Finanziaria.

La questione del momento rilevante per il credito d’imposta

Il cuore della controversia legale verteva sull’individuazione del corretto momento temporale per la verifica dei presupposti del credito d’imposta. Le due tesi contrapposte erano:

1. Tesi dell’Amministrazione Finanziaria: i requisiti devono sussistere non solo nel momento in cui il credito matura, ma anche e soprattutto nel momento in cui viene concretamente utilizzato in compensazione. La successiva perdita dei requisiti (in questo caso, per l’ammissione al concordato) renderebbe illegittimo l’utilizzo del credito.
2. Tesi della Società: il diritto al credito sorge e si consolida come “diritto soggettivo perfetto” nell’anno in cui vengono effettuati gli investimenti agevolabili. Le vicende successive dell’impresa non possono invalidare retroattivamente un diritto già acquisito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, accogliendo pienamente la tesi della società contribuente. I giudici hanno ricostruito il complesso quadro normativo, sottolineando come la legge originaria del 2006 avesse istituito il beneficio senza prevedere un tetto massimo di spesa.

Successivamente, nel 2008, un decreto legge ha introdotto un limite alle risorse disponibili e una procedura di prenotazione (il cosiddetto “click day”), che ha di fatto impedito a molte imprese di utilizzare immediatamente il credito maturato per esaurimento dei fondi. Tuttavia, la Corte ha chiarito che questo ostacolo procedurale non ha mai annullato il diritto al credito, ma ne ha semplicemente sospeso la fruibilità.

Il punto centrale della motivazione è che il credito d’imposta nasce come un “diritto soggettivo perfetto” nel momento in cui l’attività agevolata (la ricerca e sviluppo) viene svolta. In quel momento, ovvero nel 2008, l’azienda possedeva tutti i requisiti. Il diniego del nulla osta per mancanza di fondi ha solo posticipato l’utilizzo del credito, in attesa di nuovi stanziamenti, che poi sono effettivamente arrivati.

Di conseguenza, la successiva ammissione al concordato preventivo è una vicenda che non può avere l’effetto di cancellare un diritto già entrato a far parte del patrimonio giuridico dell’impresa. I requisiti vanno valutati “ex ante”, al momento della maturazione del diritto, e non “ex post”, al momento del suo utilizzo.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale a tutela della certezza del diritto e dell’affidamento dei contribuenti. Le imprese che effettuano investimenti confidando in un’agevolazione fiscale non possono vedersi negare il beneficio a causa di eventi successivi che non intaccano la legittimità originaria del diritto.

Le implicazioni pratiche sono notevoli:

* Stabilità per le imprese: le aziende possono pianificare i loro investimenti con la sicurezza che i diritti maturati non verranno meno a causa di ritardi procedurali o di successive difficoltà economiche.
* Chiarezza interpretativa: viene fissato un criterio temporale univoco per la valutazione dei requisiti, evitando interpretazioni discrezionali e potenzialmente penalizzanti da parte del Fisco.
* Protezione dei diritti acquisiti: la sentenza riafferma la solidità dei diritti soggettivi perfetti, che non possono essere messi in discussione da circostanze sopravvenute non pertinenti alla loro genesi.

Quando sorge il diritto a un credito d’imposta?
Secondo la Corte, il diritto a un credito d’imposta sorge come diritto soggettivo perfetto nel momento in cui si realizzano i presupposti stabiliti dalla legge (ad esempio, quando viene effettuato l’investimento agevolato), e non quando il credito viene successivamente utilizzato in compensazione.

Se un’azienda entra in crisi dopo aver maturato un credito d’imposta, può perderlo?
No. Se l’azienda possedeva tutti i requisiti soggettivi e oggettivi al momento della maturazione del credito, una successiva situazione di crisi (come l’ammissione a un concordato preventivo) non può cancellare retroattivamente il diritto già acquisito.

Il diniego del ‘nulla osta’ per esaurimento dei fondi cancella il credito d’imposta?
No, il diniego del nulla osta dovuto all’esaurimento delle risorse finanziarie disponibili non annulla il diritto al credito. Esso ha il solo effetto di sospendere o inibire temporaneamente l’utilizzo del credito, che potrà essere fruito non appena verranno stanziate nuove risorse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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