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Credito d’imposta: quando le sanzioni sono errate?

Una società si è vista negare l’utilizzo di un credito d’imposta per ricerca e sviluppo, con relative sanzioni, a causa di una modifica normativa che ha introdotto l’obbligo di un’autorizzazione preventiva (‘nulla-osta’). La Corte di Cassazione, pur confermando che il credito non era utilizzabile in assenza del nulla-osta, ha accolto parzialmente il ricorso della società. La Corte ha stabilito che il giudice d’appello aveva errato nel non distinguere tra ‘credito inesistente’ e ‘credito non spettante’, una differenza cruciale per determinare la corretta sanzione. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione limitatamente all’aspetto sanzionatorio.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta: la Sottile Linea tra “Non Spettante” e “Inesistente”

L’utilizzo di un credito d’imposta può trasformarsi in un percorso a ostacoli quando le regole del gioco cambiano in corsa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina un aspetto cruciale per le aziende: la fondamentale differenza tra un credito “non spettante” e uno “inesistente”, e le pesanti conseguenze che derivano da questa distinzione in termini di sanzioni. Il caso analizzato riguarda una società del settore manifatturiero che si è vista recuperare un credito per ricerca e sviluppo a causa del mancato rispetto di una nuova procedura introdotta retroattivamente.

Il Contesto: dal Credito Automatico alla Procedura a Domanda

In origine, la legge (L. n. 296/2006) prevedeva un meccanismo quasi automatico per la fruizione del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo. Le imprese potevano beneficiarne semplicemente indicandolo nella dichiarazione dei redditi, senza limiti di spesa predefiniti a livello nazionale.

Tuttavia, per far fronte a una crisi economica internazionale, una nuova normativa (D.L. n. 185/2008) ha cambiato drasticamente le carte in tavola. È stato introdotto un tetto massimo di spesa e, soprattutto, una nuova procedura: le aziende dovevano presentare un’apposita richiesta telematica per “prenotare” il credito e attendere un nulla-osta da parte dell’Amministrazione Finanziaria. Questa modifica si è applicata anche alle attività di ricerca già avviate, generando notevole incertezza.

La Decisione della Cassazione sul Credito d’Imposta

La società protagonista della vicenda aveva utilizzato il credito in compensazione nel 2009, ma senza aver ricevuto il nulla-osta richiesto dalla nuova legge. L’Amministrazione Finanziaria ha quindi recuperato il credito e irrogato pesanti sanzioni.

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito sulla non utilizzabilità del credito. Secondo i giudici supremi, l’assenza del nulla-osta era un fatto decisivo e insuperabile. La modifica legislativa, seppur retroattiva, è stata ritenuta legittima (come già affermato dalla Corte Costituzionale), in quanto giustificata dalla necessità di salvaguardare le finanze statali. Pertanto, l’utilizzo del credito d’imposta nel 2009 era effettivamente illegittimo.

La Svolta sulle Sanzioni: Perché il Credito d’Imposta non era “Inesistente”

La vera svolta della sentenza risiede nell’analisi delle sanzioni. La società lamentava che le era stata applicata la sanzione prevista per l’utilizzo di un credito inesistente, la più grave, mentre a suo avviso si trattava, al massimo, di un credito non spettante.

La Corte di Cassazione ha accolto questa doglianza. Citando recenti e importanti sentenze delle Sezioni Unite, ha ribadito la distinzione fondamentale:

* Credito inesistente: Manca dei presupposti stessi per la sua nascita. È il frutto di una rappresentazione fittizia o artificiosa della realtà.
* Credito non spettante: Esiste ed è reale, ma viene utilizzato in modo non corretto (ad esempio, in misura superiore al dovuto o, come in questo caso, senza rispettare la procedura di autorizzazione).

I giudici d’appello avevano confermato le sanzioni senza compiere questa fondamentale valutazione. Non avevano verificato se il credito, pur utilizzato senza nulla-osta, avesse una base reale e legittima, ovvero se le spese per ricerca e sviluppo fossero state effettivamente sostenute.

La Differenza Cruciale per le Sanzioni

Questa distinzione non è un mero tecnicismo. Le sanzioni per l’utilizzo di crediti inesistenti sono significativamente più severe di quelle previste per crediti non spettanti. Omettere questa analisi significa rischiare di punire in modo sproporzionato un errore procedurale come se fosse una frode.

Le motivazioni

La Corte ha cassato la sentenza d’appello con rinvio, ma solo per la parte relativa alle sanzioni. La motivazione di questa decisione risiede in un errore procedurale dei giudici di merito. Essi hanno omesso di compiere gli accertamenti necessari per qualificare correttamente la natura del credito utilizzato dalla contribuente. La Suprema Corte ha chiarito che non è sufficiente constatare l’uso illegittimo del credito; è indispensabile determinare se tale credito fosse radicalmente inesistente o semplicemente non spettante a causa di un vizio procedurale. Questa omissione ha reso la decisione sulle sanzioni illegittima, poiché basata su un presupposto non verificato. Il compito del giudice del rinvio sarà proprio quello di colmare questa lacuna, accertando i fatti per applicare la corretta (e proporzionata) sanzione.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia fondamentale per i contribuenti. Anche quando si commette un errore nell’utilizzo di un’agevolazione fiscale, la sanzione deve essere sempre proporzionata alla gravità della violazione. Distinguere tra un errore formale su un credito esistente e una frode basata su un credito fittizio è un dovere per il giudice tributario. Per le aziende, ciò significa che vi è la possibilità concreta di contestare sanzioni sproporzionate, dimostrando che, al di là dell’irregolarità procedurale, il diritto al credito aveva una base sostanziale e reale.

È possibile utilizzare un credito d’imposta per R&S senza il nulla-osta dell’Amministrazione Finanziaria, se la legge lo ha introdotto successivamente all’inizio dell’attività?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che, a seguito delle modifiche normative (D.L. n. 185/2008), la procedura di richiesta e il rilascio del nulla-osta erano requisiti indispensabili per la fruizione del credito, anche per attività iniziate in precedenza. L’assenza del nulla-osta rende l’utilizzo del credito illegittimo per l’annualità in questione.

Qual è la differenza tra “credito d’imposta inesistente” e “credito d’imposta non spettante” ai fini delle sanzioni?
Un credito è “inesistente” quando manca in radice dei suoi presupposti costitutivi o si basa su una rappresentazione fittizia della realtà. Un credito è “non spettante” quando, pur essendo sorto validamente, viene utilizzato in violazione delle procedure o dei limiti previsti dalla legge (es. senza il necessario nulla-osta). La distinzione è fondamentale perché le sanzioni per l’uso di crediti inesistenti sono molto più severe.

Se un contribuente utilizza un credito d’imposta esistente ma senza rispettare la procedura, può essere sanzionato come se il credito fosse totalmente fittizio?
No. La sentenza chiarisce che i giudici di merito devono compiere un’attenta valutazione per qualificare correttamente il credito. Se il credito ha una base reale ma è stato utilizzato in modo proceduralmente scorretto, non può essere automaticamente classificato come “inesistente”. La Corte ha rinviato il caso al giudice d’appello proprio per effettuare questa valutazione, essenziale per applicare la sanzione corretta e non una sproporzionata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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