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Credito d’imposta investimenti: l’onere della prova

Una società si è vista negare un credito d’imposta investimenti per non aver rispettato i requisiti formali. La società sosteneva che l’investimento fosse anteriore all’introduzione di tali obblighi, ma non è riuscita a fornirne prova certa. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l’onere di provare la data di inizio dell’investimento spetta al contribuente e ha chiarito i principi sul valore probatorio dei documenti e sulla validità del richiamo a verbali già noti al contribuente.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta Investimenti: La Prova è a Carico del Contribuente

Il credito d’imposta investimenti rappresenta un’importante agevolazione per le imprese, ma per poterne beneficiare è fondamentale rispettare scrupolosamente tutti i requisiti normativi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5917/2025) ci ricorda un principio cardine del diritto tributario: l’onere della prova spetta al contribuente. Nel caso specifico, un’azienda ha perso il diritto al credito per non aver dimostrato con certezza che il proprio investimento fosse iniziato prima dell’entrata in vigore di nuovi obblighi procedurali.

I Fatti del Caso

A seguito di una verifica fiscale, l’Agenzia delle Entrate contestava a una S.R.L. l’indebita compensazione di un credito d’imposta per un importo di circa 19.000 euro, relativo a investimenti effettuati nell’anno 2002. Il disconoscimento si basava su due principali motivi:

1. La mancata presentazione del modello CTS e della richiesta di autorizzazione preventiva al centro operativo di Pescara, formalità introdotte da una nuova normativa.
2. L’utilizzo parziale del credito durante un periodo di sospensione legale.

La società si difendeva sostenendo che l’investimento era stato avviato prima dell’introduzione di tali obblighi formali e che, pertanto, non fosse tenuta a rispettarli. Dopo un esito favorevole in primo grado (CTP), la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul credito d’imposta investimenti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la sentenza della CTR. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di onere della prova e di validità degli atti impositivi. Analizziamo i punti salienti della pronuncia.

L’Onere della Prova sull’Anteriorità dell’Investimento

Il nodo centrale della controversia era stabilire la data esatta di avvio dell’investimento. La società sosteneva di averlo iniziato prima del 3 luglio 2002, data di entrata in vigore dei nuovi adempimenti. Tuttavia, non è riuscita a fornire una prova certa di tale circostanza. La Corte ha chiarito che, in caso di investimento tramite contratto di leasing, il momento rilevante che segna l’avvio dell’investimento è quello della consegna del bene all’utilizzatore. Questa data non era stata provata dall’azienda. I giudici hanno ritenuto la documentazione prodotta (come l’accettazione di un’offerta) non sufficiente a dimostrare con certezza l’anteriorità dell’operazione, dando invece rilevanza alla data di stipula del contratto di leasing, successiva alla nuova normativa.

Validità del Richiamo “ob relationem” al P.V.C.

Un altro motivo di doglianza riguardava il fatto che l’avviso di recupero del credito si limitasse a richiamare i motivi contenuti nel Processo Verbale di Constatazione (p.v.c.) senza allegarlo. La Cassazione ha respinto anche questa censura, ribadendo un principio costante: il richiamo ob relationem a un altro atto è pienamente legittimo quando l’atto richiamato è già noto al contribuente. Poiché il p.v.c. era stato regolarmente notificato alla società al termine della verifica, non era necessario allegarlo nuovamente all’atto impositivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto i motivi di ricorso. In primo luogo, ha affermato che la mancata allegazione del p.v.c. all’atto impositivo era irrilevante, dato che la società ne era già a conoscenza. La motivazione della CTR, basata sull’equipollenza tra la produzione del verbale e il suo richiamo, è stata giudicata chiara e corretta. In secondo luogo, la presunta violazione delle norme sulla produzione di documenti in appello è stata ritenuta infondata, poiché la decisione non si basava sulla tardiva produzione del p.v.c., ma sulla sufficienza del suo richiamo nell’atto originario. Infine, e questo è il punto cruciale, la Corte ha sottolineato la carenza probatoria della ricorrente. Spettava alla società dimostrare in modo inequivocabile di aver diritto all’esenzione dai nuovi obblighi, provando una data di avvio dell’investimento anteriore alla loro introduzione, cosa che non è avvenuta.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche per le imprese. La prima è che per beneficiare di agevolazioni fiscali come il credito d’imposta investimenti, non basta avere il diritto sostanziale, ma è indispensabile poterlo dimostrare con una documentazione chiara, completa e con data certa. L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. La seconda lezione è di carattere procedurale: la motivazione di un atto fiscale per riferimento a un verbale già notificato è una prassi legittima. Pertanto, è fondamentale conservare e analizzare con attenzione tutta la documentazione ricevuta durante una verifica fiscale, poiché costituisce la base per le successive contestazioni.

Quando inizia un investimento ai fini del credito d’imposta in caso di leasing?
Secondo la Corte, l’avvio dell’investimento in caso di contratto di leasing deve essere identificato con il momento in cui il bene viene consegnato all’utilizzatore, e non con date precedenti come quella di accettazione dell’offerta.

È valido un avviso di accertamento che si limita a richiamare un verbale di constatazione (p.v.c.) senza allegarlo?
Sì, è valido. La Corte ha confermato che il richiamo a un altro atto (motivazione ob relationem) è legittimo se l’atto richiamato, come il p.v.c., è già stato notificato o consegnato al contribuente e quindi è a sua disposizione.

Su chi ricade l’onere di provare la data di avvio di un investimento per beneficiare di un’agevolazione fiscale?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È la società che chiede il beneficio a dover dimostrare con prove certe di possedere tutti i requisiti richiesti dalla legge, inclusa la data di effettuazione dell’investimento, per poter accedere a un regime più favorevole o essere esentata da specifici obblighi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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