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Credito d’imposta gasolio: No per veicoli con FAP

La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito d’imposta gasolio per autotrasporto non spetta ai veicoli originariamente omologati come Euro 2, anche se successivamente dotati di filtri antiparticolato (FAP) che ne migliorano le prestazioni ambientali. La Corte ha chiarito che, ai fini dell’agevolazione fiscale, rileva unicamente la categoria Euro assegnata al momento della prima immatricolazione e non la classe ambientale effettiva raggiunta in seguito a modifiche tecniche.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta gasolio: No all’agevolazione per veicoli con FAP

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande interesse per le aziende di autotrasporto, chiarendo i requisiti per accedere al credito d’imposta gasolio. La Suprema Corte ha stabilito che l’installazione di un filtro antiparticolato (FAP) su veicoli datati non è sufficiente per ottenere l’agevolazione fiscale, ribadendo che il criterio determinante resta la categoria Euro di omologazione originale del mezzo.

I fatti di causa

Una società di trasporti aveva chiesto il rimborso delle accise sul gasolio utilizzato per la propria flotta di veicoli destinati al trasporto pubblico. Sebbene questi veicoli fossero stati originariamente immatricolati come Euro 2, la società aveva provveduto a installare dei filtri antiparticolato (FAP) che ne avevano migliorato la classe ambientale, portando le emissioni a un livello paragonabile a quello dei veicoli Euro 3 o Euro 5.

L’Agenzia fiscale aveva negato il rimborso, sostenendo che l’agevolazione fosse riservata esclusivamente ai veicoli nativamente appartenenti a categorie Euro 3 o superiori. La decisione veniva confermata dalla Commissione tributaria regionale, spingendo la società a presentare ricorso per cassazione.

La questione giuridica e la parola alla Cassazione

Il quesito legale sottoposto alla Corte era se, ai fini del riconoscimento del credito d’imposta, si dovesse considerare la ‘categoria Euro’ di omologazione originale del veicolo o la sua effettiva classe ambientale, migliorata grazie a successivi interventi tecnici. La ricorrente sosteneva che un’interpretazione letterale e orientata alla finalità della norma (la riduzione dell’inquinamento) dovesse premiare gli sforzi volti a rendere i veicoli meno inquinanti, indipendentemente dalla loro data di immatricolazione.

Le motivazioni della decisione sul credito d’imposta gasolio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una serie di motivazioni chiare e consolidate con la giurisprudenza precedente. I giudici hanno affermato che le norme in materia di agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione e non ammettono applicazioni analogiche o estensive.

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra il concetto di ‘omologazione’ e quello di ‘categoria Euro’ effettiva. La normativa di riferimento (art. 1, comma 645, L. 208/2015) lega il beneficio fiscale alla categoria Euro specificamente indicata dalla legge, che corrisponde a quella attribuita al veicolo al momento della sua prima immatricolazione. L’omologazione è un atto formale che certifica la conformità del veicolo a determinati standard in una precisa fase storica; le modifiche successive, come l’installazione di un FAP, pur essendo valide per ridurre l’inquinamento da particolato, non alterano la categoria di omologazione originaria ai fini di questa specifica agevolazione fiscale.

La Corte ha inoltre sottolineato che questa scelta del legislatore nazionale è pienamente compatibile con il diritto dell’Unione Europea. La direttiva 2003/96/CE, pur fissando livelli minimi di tassazione per i prodotti energetici, concede agli Stati membri un margine di ‘flessibilità’ nel definire regimi fiscali differenziati, purché vengano rispettati i principi generali.

Infine, è stata evidenziata la ratio della norma nazionale: incentivare non solo il miglioramento ambientale dei veicoli esistenti, ma soprattutto il rinnovo complessivo del parco circolante con l’acquisto di mezzi di ultima generazione. Estendere il beneficio anche ai veicoli più obsoleti, seppur modificati, avrebbe disincentivato questo obiettivo strategico e di politica economica.

Le conclusioni

La Suprema Corte ha quindi confermato la legittimità del diniego del rimborso. Il principio di diritto stabilito è che il credito d’imposta sulle accise per il gasolio da autotrazione si applica unicamente con riferimento ai veicoli appartenenti, fin dall’origine, alle categorie Euro specificamente previste dalla legge (Euro 3 e superiori). La successiva installazione di un filtro antiparticolato omologato non è rilevante per modificare tale classificazione ai fini fiscali. Questa ordinanza fornisce un’indicazione definitiva alle imprese del settore, chiarendo che gli investimenti per l’adeguamento ambientale di veicoli datati non danno accesso a questo specifico beneficio fiscale, il cui scopo è promuovere un più ampio rinnovamento della flotta.

L’installazione di un filtro antiparticolato (FAP) su un veicolo Euro 2 gli permette di accedere al credito d’imposta sulle accise del gasolio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’agevolazione spetta solo ai veicoli originariamente omologati in una categoria Euro pari o superiore a quella richiesta dalla legge (attualmente Euro 3 e successive), e l’installazione successiva di un FAP non modifica la categoria rilevante ai fini fiscali.

Per l’agevolazione fiscale sul gasolio, si considera la categoria Euro di omologazione originale o la classe ambientale effettiva del veicolo?
Si considera esclusivamente la categoria di omologazione originale, cioè quella attribuita al veicolo al momento della sua prima immatricolazione. Le successive migliorie tecniche che ne aumentano la classe ambientale non sono rilevanti per ottenere questo specifico beneficio.

La normativa italiana che limita il credito d’imposta solo a veicoli nativi Euro 3 o superiori è compatibile con le direttive europee?
Sì. Secondo la Corte, la direttiva europea 2003/96/CE concede agli Stati membri un margine di flessibilità nel definire esenzioni o riduzioni, purché siano rispettati i livelli minimi di tassazione. La scelta italiana di limitare il beneficio per incentivare il rinnovo del parco veicoli è considerata una legittima opzione di politica fiscale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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