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Credito d’imposta estero: quando si può recuperare?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contribuente può recuperare un credito d’imposta estero anche se non lo ha indicato nella dichiarazione dei redditi dell’anno di competenza. In assenza di un termine di decadenza specifico nella normativa attuale (art. 165 TUIR), si applica la prescrizione ordinaria di dieci anni. Il caso riguardava un contribuente che aveva richiesto nel modello Unico 2015 un credito per imposte pagate all’estero su redditi prodotti nel 2009 e 2010. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando che la richiesta era legittima.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta estero: la Cassazione conferma il termine di 10 anni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale per i contribuenti con redditi prodotti fuori dall’Italia: il credito d’imposta estero può essere recuperato entro dieci anni, anche se non indicato nella dichiarazione dei redditi dell’anno di competenza. Questa decisione mette fine a un’incertezza normativa, distinguendo nettamente tra decadenza e prescrizione.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un controllo automatizzato effettuato dall’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi (Modello Unico 2015) di un contribuente per l’anno d’imposta 2014. Durante il controllo, l’Amministrazione Finanziaria contestava l’indicazione di un credito per imposte pagate all’estero, sostenendo che fosse stato calcolato violando i termini di decadenza.

Nello specifico, il credito si riferiva a imposte pagate a titolo definitivo su redditi prodotti all’estero negli anni 2009 e 2010. L’Agenzia, ritenendo la richiesta tardiva, emetteva una cartella di pagamento per oltre 113.000 euro a titolo di IRPEF.

Il contribuente impugnava la cartella e, dopo un percorso giudiziario che lo vedeva inizialmente soccombente, otteneva ragione davanti alla Commissione Tributaria Regionale. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte sul credito d’imposta estero

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la sentenza di secondo grado e dando piena ragione al contribuente. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 165 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che disciplina il credito d’imposta estero per evitare la doppia imposizione internazionale.

Secondo la Suprema Corte, la normativa attuale non prevede un termine di decadenza per l’utilizzo del credito. Questo segna una differenza cruciale rispetto alla legislazione precedente (art. 15 TUIR), che invece imponeva la richiesta del credito, a pena di decadenza, nella dichiarazione relativa al periodo d’imposta in cui le tasse estere erano state pagate.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’analisi attenta dell’evoluzione normativa e dei principi generali del diritto tributario. I giudici hanno sottolineato i seguenti punti chiave:

1. Assenza di un termine di decadenza: L’attuale art. 165 del TUIR non contiene più l’espressione “a pena di decadenza”. Questa omissione, secondo la Corte, non è casuale ma rappresenta una scelta precisa del legislatore di abrogare la precedente previsione restrittiva. Pertanto, non si può applicare un termine di decadenza non espressamente previsto dalla legge.

2. Applicazione della prescrizione decennale: In assenza di un termine di decadenza specifico, il diritto al recupero del credito d’imposta è soggetto all’ordinario termine di prescrizione di dieci anni, come stabilito dall’articolo 2946 del codice civile. Il contribuente ha quindi un ampio lasso di tempo per far valere il proprio diritto.

3. Principio di competenza: L’art. 165 TUIR richiede che il credito sia calcolato con riferimento alle risultanze reddituali dell’anno in cui è sorto. Questo rispetta il principio di competenza, ma non impone che la sua indicazione in dichiarazione debba avvenire nello stesso anno. La norma si concentra sulla corretta quantificazione, non sul momento dell’utilizzo.

4. Tutela contro la doppia imposizione: La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza più recente, la quale afferma che gli obblighi internazionali assunti dall’Italia per evitare la doppia imposizione prevalgono sulle norme interne che potrebbero causare la perdita del beneficio fiscale. L’omessa dichiarazione del reddito estero o del relativo credito non può comportare la decadenza da un diritto riconosciuto a livello internazionale.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento favorevole ai contribuenti. In pratica, chi ha pagato imposte all’estero su redditi tassati anche in Italia ha dieci anni di tempo per recuperare il relativo credito, anche se ha commesso un errore o un’omissione nella dichiarazione dei redditi originaria. La decisione rafforza il principio fondamentale che vieta la doppia imposizione e chiarisce che il diritto al credito non si perde per una mera dimenticanza, a condizione di agire entro il termine di prescrizione decennale.

È possibile richiedere un credito d’imposta per redditi esteri in una dichiarazione dei redditi successiva all’anno in cui il reddito è stato prodotto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è possibile. L’importante è che il credito sia calcolato correttamente in base ai dati dell’anno in cui è sorto e che la richiesta avvenga entro il termine di prescrizione.

Qual è il termine per recuperare un credito d’imposta estero non indicato nella dichiarazione originaria?
Il termine è quello della prescrizione ordinaria decennale, previsto dall’art. 2946 del codice civile. Non è previsto un termine di decadenza più breve.

La mancata indicazione del credito d’imposta estero nella dichiarazione dell’anno di competenza fa perdere il diritto a usufruirne?
No. La normativa attuale (art. 165 TUIR), a differenza di quella passata, non prevede più la decadenza dal diritto in caso di omessa indicazione. Il diritto può essere esercitato entro dieci anni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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