LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Credito d’imposta beni strumentali e locazione

Una contribuente ha beneficiato del credito d’imposta per la costruzione di un immobile, per poi concederlo in locazione. L’Agenzia delle Entrate ha revocato l’agevolazione, ma la Corte di Cassazione ha chiarito che il credito d’imposta beni strumentali può essere mantenuto se l’immobile è un “complesso unitario polifunzionale”. La Corte ha inoltre distinto tra crediti “inesistenti” e “non spettanti”, riducendo i termini di recupero per il Fisco in questo caso. La sentenza è stata cassata con rinvio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta Beni Strumentali: Si Perde se l’Immobile è in Locazione? La Cassazione Chiarisce

L’agevolazione sotto forma di credito d’imposta beni strumentali rappresenta un incentivo fondamentale per le imprese che investono. Tuttavia, le condizioni per mantenerla possono essere complesse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 3993/2024, fa luce su due aspetti cruciali: la possibilità di concedere in locazione l’immobile agevolato e i termini a disposizione del Fisco per recuperare il credito.

I Fatti del Caso: Dall’Investimento al Contenzioso Fiscale

Una contribuente realizzava un opificio industriale beneficiando del credito d’imposta previsto per gli investimenti in aree svantaggiate. Una volta completato l’immobile, nel 2006, lo concedeva in locazione a una società terza. Anni dopo, l’Agenzia delle Entrate notificava un atto di recupero per gli anni 2006, 2007 e 2008, sostenendo che la contribuente fosse decaduta dal beneficio fiscale. La ragione? Aver destinato il bene a terzi tramite locazione, venendo meno la condizione di utilizzo diretto nelle proprie strutture produttive.

La contribuente impugnava l’atto, sostenendo che l’immobile non era un semplice capannone, ma un “complesso unitario polifunzionale” la cui locazione è ammessa dalla normativa di interpretazione autentica. Dopo due sentenze sfavorevoli nei gradi di merito, la questione è giunta in Cassazione.

La Questione del Complesso Polifunzionale e il Credito d’imposta

Il cuore della difesa della contribuente si basava sull’articolo 7 del d.l. n. 203/2005, che interpreta autenticamente la norma sul credito d’imposta. Questa disposizione chiarisce che la locazione a terzi di un “complesso immobiliare unitario polifunzionale destinato allo svolgimento di attività commerciale” non comporta la perdita del beneficio, a condizione che il locatario utilizzi il bene per un’attività d’impresa. La contribuente aveva prodotto una perizia giurata per dimostrare che il suo immobile, composto da capannone, palazzina uffici e piazzali, rientrava in questa definizione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Due Principi Chiave

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, stabilendo due principi di diritto di grande importanza pratica.

Il Complesso Immobiliare Polifunzionale

La Cassazione ha affermato che la Corte territoriale ha errato nel non applicare correttamente i principi relativi ai complessi polifunzionali. Un tale complesso esiste quando si è in presenza di un insieme di unità immobiliari che, pur avendo una propria autonomia, mantengono un collegamento economico-funzionale. Questo collegamento può derivare dalla condivisione di servizi comuni o dal fatto che l’esercizio delle singole attività nel medesimo complesso crea sinergie ed economie di scopo. Il giudice di merito aveva omesso di valutare se esistesse questo rapporto funzionale, concentrandosi erroneamente sulla diversità di attività tra locatore e locatario, un aspetto considerato irrilevante dalla Suprema Corte.

Credito “Non Spettante” vs. “Inesistente”: La Decadenza per il Fisco

L’altro punto fondamentale riguarda i termini di accertamento. L’Agenzia delle Entrate aveva applicato il termine di decadenza “lungo” di otto anni, previsto per i crediti “inesistenti”. La Cassazione, richiamando una recente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 34419/2023), ha ribaltato questa impostazione. Il credito in questione non era “inesistente” (cioè privo dei presupposti originari), ma, semmai, “non spettante”, in quanto il suo diritto era venuto meno per il mancato avverarsi di una condizione successiva (il mantenimento della destinazione produttiva). Per i crediti “non spettanti”, si applicano i termini ordinari di accertamento, più brevi. Di conseguenza, per l’annualità 2006, l’azione di recupero del Fisco era ormai prescritta al momento della notifica dell’atto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la necessità di una corretta interpretazione delle norme agevolative. L’intento del legislatore, nel permettere la locazione di complessi polifunzionali, è quello di non penalizzare investimenti in strutture complesse e articolate che, per loro natura, possono ospitare più attività sinergiche. La decadenza dal beneficio non può essere automatica, ma richiede una valutazione specifica della natura del bene. Inoltre, la distinzione tra credito inesistente e non spettante è cruciale per garantire la certezza del diritto e proteggere il contribuente da azioni di recupero tardive quando il credito, pur legittimamente sorto, ha perso la sua efficacia per vicende successive riscontrabili dall’Amministrazione finanziaria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza fornisce due importanti indicazioni operative. Primo, le imprese che investono in complessi immobiliari articolati possono concederli in locazione senza perdere automaticamente il credito d’imposta beni strumentali, a patto di poter dimostrare il carattere “polifunzionale” e il collegamento economico tra le varie unità. Secondo, si rafforza il principio di una più netta distinzione tra frode fiscale (credito inesistente) e irregolarità gestionali (credito non spettante), con conseguenze dirette sui termini di prescrizione a disposizione del Fisco. Per l’anno 2006, la pretesa dell’Agenzia è stata annullata per decadenza, mentre per gli altri anni il caso tornerà alla Corte di Giustizia tributaria regionale, che dovrà rivalutarlo alla luce dei principi indicati dalla Cassazione.

Si perde il credito d’imposta per beni strumentali se l’immobile acquistato viene concesso in locazione a terzi?
Non necessariamente. La perdita del beneficio non è automatica se l’immobile locato costituisce un “complesso immobiliare unitario polifunzionale” e il locatario lo utilizza per un’attività d’impresa. In tal caso, l’agevolazione può essere mantenuta.

Cosa si intende per “complesso unitario polifunzionale” ai fini del mantenimento del credito d’imposta?
Si tratta di un insieme di unità immobiliari che, pur essendo autonome e utilizzabili separatamente, mantengono un collegamento economico-funzionale tra loro. Questo legame può manifestarsi con la condivisione di servizi comuni o quando le diverse attività svolte nel complesso creano sinergie ed economie di scopo.

Che differenza c’è tra credito “inesistente” e “non spettante” per i termini di recupero del Fisco?
Un credito è “inesistente” quando manca dei presupposti originari ed è spesso legato a una rappresentazione fraudolenta. In questo caso, il Fisco ha un termine più lungo (otto anni) per il recupero. Un credito è “non spettante” quando, pur essendo sorto legittimamente, il diritto all’utilizzo viene meno per il mancato rispetto di condizioni successive. In questo caso, si applicano i termini di decadenza ordinari, più brevi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati