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Credito d’imposta avviamento: no se è un costo

La Corte di Cassazione ha negato il diritto al credito d’imposta per l’acquisto di avviamento, chiarendo che non è un bene ammortizzabile ma un costo. L’agevolazione è stata inoltre esclusa perché l’investimento era anteriore alla data di efficacia della norma, rendendo illegittimo l’uso del credito d’imposta per avviamento. La sentenza ribalta le decisioni dei giudici di merito a favore del Fisco.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’Imposta e Avviamento: La Cassazione Nega l’Agevolazione

Con l’ordinanza n. 16307/2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale per le imprese che effettuano investimenti: la corretta applicazione delle agevolazioni fiscali. In particolare, la decisione chiarisce i requisiti per accedere al credito d’imposta avviamento previsto dalla Legge 388/2000 per gli investimenti in aree svantaggiate, stabilendo due principi fondamentali sulla natura del bene e sulla tempistica dell’operazione.

I Fatti del Contenzioso

Una società in nome collettivo aveva utilizzato in compensazione un credito d’imposta per l’anno 2002, relativo a un investimento effettuato. L’Amministrazione Finanziaria, a seguito di un controllo, notificava un avviso di accertamento recuperando l’importo di oltre 17.000 euro, oltre a sanzioni e interessi. Secondo il Fisco, il credito non spettava per due ragioni principali: l’investimento riguardava l’avviamento, considerato non agevolabile, e l’operazione era stata perfezionata prima dell’entrata in vigore della disciplina agevolativa.

La società contribuente si opponeva, sostenendo la legittimità del proprio operato. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, accoglievano le ragioni dell’impresa. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione della normativa di riferimento.

La questione del credito d’imposta avviamento

Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate si basava su due profili distinti ma interconnessi.

In primo luogo, si contestava la decisione della corte d’appello di aver considerato l’avviamento come un bene immateriale ammortizzabile, facendolo così rientrare tra gli investimenti agevolabili. Secondo la tesi erariale, l’avviamento ha natura di costo e non di bene autonomo, e come tale non può essere oggetto del beneficio fiscale.

In secondo luogo, si evidenziava un errore nella valutazione della tempistica. L’atto di acquisto era stato stipulato il 25 gennaio 2001, mentre la normativa sul credito d’imposta (art. 8, L. 388/2000) è divenuta efficace solo a partire dal 14 marzo 2001, data di approvazione da parte della Commissione Europea. L’investimento, quindi, era stato avviato prima della vigenza della norma, escludendolo a priori dal campo di applicazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ritenendo fondati entrambi i motivi di censura. La sentenza impugnata è stata cassata e, decidendo nel merito, il ricorso originario della società contribuente è stato rigettato.

L’Avviamento non è un Bene Ammortizzabile Agevolabile

La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini del credito d’imposta per investimenti in aree svantaggiate, è essenziale che i beni siano fiscalmente ammortizzabili e specificamente individuati nel registro dei cespiti. Questi beni devono essere destinati a una struttura produttiva e non possono essere trasferiti entro un determinato periodo.

Su questa base, la Cassazione ha chiarito che l’avviamento non rientra tra i cespiti ammortizzabili. La sua natura è quella di un costo, una qualità intrinseca dell’azienda che non può avere una circolazione autonoma rispetto al complesso aziendale cui afferisce. Pertanto, trasformare l’avviamento in un bene immateriale per farlo rientrare nell’agevolazione costituisce una violazione della legge.

Il Principio della Tempistica dell’Investimento

Ancora più radicalmente, la Corte ha sottolineato l’importanza del momento in cui l’investimento viene effettuato. La disciplina agevolativa è entrata in vigore il 14 marzo 2001. Il negozio giuridico relativo all’acquisto dell’avviamento da parte della società era stato stipulato il 25 gennaio 2001, quasi due mesi prima.

La Corte ha specificato che il momento di riferimento deve essere oggettivo e non può essere lasciato alla disponibilità delle parti, che potrebbero essere tentate di dilatarlo per rientrare nel periodo agevolato. Di conseguenza, gli investimenti avviati prima del 14 marzo 2001 non possono beneficiare del credito d’imposta, a prescindere da quando sia avvenuto il pagamento o l’adempimento successivo.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce due paletti invalicabili per l’accesso al credito d’imposta per investimenti: la natura del bene e la corretta collocazione temporale dell’operazione. Le imprese devono prestare massima attenzione a verificare che gli investimenti riguardino beni fiscalmente ammortizzabili e che siano effettuati nel preciso arco temporale previsto dalla normativa. Qualsiasi interpretazione estensiva, come quella che includa l’avviamento o che tenti di posticipare fittiziamente la data dell’investimento, è destinata a essere respinta in sede di contenzioso tributario.

L’acquisto di avviamento dà diritto al credito d’imposta per investimenti in aree svantaggiate (L. 388/2000)?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviamento è un costo e non un bene immateriale autonomo e fiscalmente ammortizzabile, requisito essenziale per accedere all’agevolazione.

Qual è il momento determinante per stabilire se un investimento può beneficiare del credito d’imposta previsto dall’art. 8 della L. 388/2000?
Il momento determinante è la data di efficacia del regime agevolativo, fissata al 14 marzo 2001, data di approvazione da parte della Commissione Europea. Gli investimenti avviati prima di tale data non sono ammessi al beneficio.

Può un’impresa considerare un investimento ‘perfezionato’ al momento del pagamento anziché alla data di stipula del contratto per accedere a un’agevolazione fiscale?
No. La Corte ha chiarito che il momento rilevante è quello della stipulazione dell’atto, un momento oggettivo non manipolabile dalle parti, e non il successivo pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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