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Costo residuo immobile demolito: la deducibilità

Una società demolisce un capannone, parte di un complesso immobiliare più grande, e deduce il costo residuo non ammortizzato. L’Agenzia delle Entrate contesta la deduzione, sostenendo che l’intero complesso dovesse essere dismesso. La Corte di Cassazione, con la sentenza 16480/2025, accoglie il ricorso della società, stabilendo un importante principio di diritto: la deducibilità del costo residuo immobile demolito è ammessa se il bene, pur parte di un cespite più ampio, è dotato di autonomia funzionale. La Corte ha invece ritenuto inammissibile il motivo relativo alla deducibilità degli interessi passivi.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costo Residuo Immobile Demolito: Sì alla Deducibilità se Funzionalmente Autonomo

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha offerto un chiarimento fondamentale sulla deducibilità del costo residuo immobile demolito. La pronuncia stabilisce che un’azienda può dedurre il valore non ancora ammortizzato di un bene eliminato dal ciclo produttivo, anche se tale bene era contabilmente parte di un complesso più ampio, a condizione che fosse dotato di autonomia funzionale. Questa decisione ha importanti implicazioni per la gestione fiscale degli asset aziendali.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore delle infrastrutture aveva proceduto alla demolizione di un grande capannone industriale, parte di un più vasto complesso immobiliare. Successivamente, in sede di dichiarazione dei redditi, aveva dedotto il costo fiscale residuo del capannone, ovvero la parte del costo d’acquisto non ancora recuperata tramite gli ammortamenti.

L’Agenzia delle Entrate contestava tale operazione, emettendo un avviso di accertamento per maggiori imposte. Secondo l’amministrazione finanziaria, la deduzione non era legittima perché il capannone era parte di un unico ‘bene composto’ (includente il terreno e altri due edifici) e, pertanto, il costo residuo sarebbe stato deducibile solo in caso di dismissione dell’intero complesso. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al Fisco, respingendo i ricorsi della società.

L’Analisi della Corte sul Costo Residuo Immobile Demolito

Le società contribuenti hanno presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi. Il primo, e più rilevante, riguardava la violazione dell’art. 102, comma 4, del TUIR. Questa norma prevede che ‘in caso di eliminazione di beni non ancora completamente ammortizzati dal complesso produttivo, il costo residuo è ammesso in deduzione’.

La Corte ha accolto questo motivo, ritenendo l’interpretazione dei giudici di merito e dell’Agenzia delle Entrate eccessivamente restrittiva e non conforme alla lettera della legge. I giudici supremi hanno sottolineato che la norma ancora la deducibilità alla ‘sola eliminazione’ del bene dal complesso produttivo, senza fare riferimento a eventuali legami funzionali o contabili con altri beni.

Il Principio dell’Autonomia Funzionale

Il punto cruciale della decisione risiede nel concetto di autonomia. Sebbene il capannone fosse iscritto in contabilità insieme ad altri beni, era stato demolito senza danneggiare gli altri edifici presenti sullo stesso terreno. Questo dimostrava la sua autonomia funzionale e di fruizione. La Corte ha stabilito che quando un bene, pur parte di un cespite più grande, può essere eliminato singolarmente dal ciclo produttivo perché autonomo, la norma sulla deducibilità del costo residuo immobile demolito trova piena applicazione. L’idea di un ‘bene composto’ inseparabile, sostenuta dalla commissione tributaria, è stata quindi respinta come un ‘incomprensibile concetto’ privo di fondamento normativo.

La Questione degli Interessi Passivi

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla presunta errata applicazione dell’art. 96 del TUIR in materia di interessi passivi. La società sosteneva che alcuni oneri finanziari, legati a un contratto di cash pooling, fossero stati erroneamente considerati indeducibili. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti di merito, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione letterale e logica dell’art. 102, comma 4, del TUIR. La norma non pone condizioni ulteriori rispetto alla semplice eliminazione del bene dal processo produttivo. Richiedere la dismissione dell’intero complesso immobiliare per poter dedurre il costo di una sua singola parte funzionalmente autonoma rappresenterebbe una limitazione illegittima. La Corte ha inoltre richiamato il principio della prevalenza della sostanza sulla forma, secondo cui la rappresentazione fiscale deve coincidere il più possibile con la realtà economica dell’operazione. Poiché il capannone è stato materialmente e funzionalmente eliminato, il suo costo residuo diventa una perdita certa e deducibile nell’esercizio in cui si è verificata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso attenendosi al seguente principio di diritto: ‘ai sensi dell’art. 102, comma 4, t.u.i.r., la deducibilità del costo residuo del bene eliminato, non ancora completamente ammortizzato dal complesso produttivo, non è esclusa quando il bene, pur facendo parte di un più ampio cespite, sia dotato di autonomia funzionale e sia, perciò, autonomamente utilizzabile’. Questa sentenza rafforza la certezza del diritto per le imprese che intraprendono processi di riqualificazione e ammodernamento dei propri asset produttivi.

È possibile dedurre il costo residuo di un singolo bene demolito se questo è registrato in contabilità come parte di un complesso più grande?
Sì, secondo la sentenza è possibile. La condizione fondamentale è che il bene demolito, pur essendo parte di un cespite più ampio, possieda una propria autonomia funzionale e sia quindi utilizzabile e eliminabile in modo indipendente dagli altri beni.

Qual è il requisito fondamentale per poter dedurre il costo residuo di un immobile demolito secondo la Cassazione?
Il requisito fondamentale è l’effettiva eliminazione del bene dal complesso produttivo, unita alla sua autonomia funzionale. La norma non richiede che l’intero cespite contabile, di cui il bene faceva parte, venga dismesso.

Perché la Corte ha rigettato il secondo motivo di ricorso sugli interessi passivi?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché, sotto l’apparenza di una violazione di legge, il motivo mirava in realtà a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove (come l’assenza di un rapporto finanziario sottostante), attività che non è consentita nel giudizio di legittimità della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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