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Costituzione telematica tardiva: ricorso estinto

La Corte di Cassazione dichiara estinto un ricorso in materia tributaria a causa della costituzione telematica tardiva dei ricorrenti. La richiesta di rimessione in termini è stata respinta poiché i motivi addotti (un certificato medico e problemi tecnici) sono stati giudicati insufficienti a dimostrare un’impossibilità assoluta e non imputabile. La mancata opposizione alla proposta di definizione del giudizio ha inoltre comportato la rinuncia al ricorso.

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Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costituzione Telematica Tardiva: Quando il Ricorso si Estingue

Nel processo telematico, il rispetto dei termini perentori è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo le rigide condizioni per ottenere una rimessione in termini in caso di costituzione telematica tardiva. La decisione sottolinea come la negligenza o le semplici difficoltà non siano sufficienti a giustificare un ritardo, portando a conseguenze definitive come l’estinzione del giudizio.

I Fatti del Caso

Tre contribuenti impugnavano alcuni avvisi di accertamento relativi all’IMU per l’anno 2016 emessi da un Comune. Dopo aver perso sia in primo che in secondo grado, decidevano di presentare ricorso per cassazione. Il ricorso veniva notificato telematicamente il 19 febbraio 2024. Secondo la legge, la costituzione in giudizio, ovvero il deposito del ricorso e dei documenti presso la cancelleria della Corte, doveva avvenire entro 20 giorni, con scadenza fissata al 10 marzo 2024. Tuttavia, il deposito telematico veniva effettuato solo il 20 marzo 2024, con dieci giorni di ritardo.

A fronte di questa costituzione telematica tardiva, la difesa dei contribuenti presentava un’istanza di rimessione in termini, adducendo come giustificazione un certificato medico e una corrispondenza con il gestore del sistema telematico per presunti problemi tecnici.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il giudizio estinto. I giudici hanno ritenuto l’istanza di rimessione in termini manifestamente infondata e, di conseguenza, hanno confermato l’improcedibilità del ricorso originario. Inoltre, la Corte ha rilevato che i ricorrenti non avevano espressamente chiesto una decisione nel merito dopo aver ricevuto la proposta del Consigliere delegato che suggeriva l’improcedibilità, un comportamento che la legge interpreta come una rinuncia al ricorso stesso.

Le Motivazioni dietro la Costituzione Telematica Tardiva

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti con precisione. In primo luogo, il certificato medico è stato giudicato irrilevante, poiché si riferiva a un periodo di sette giorni antecedente alla notifica del ricorso e non al periodo in cui scadeva il termine per la costituzione.
In secondo luogo, la corrispondenza con il gestore dei servizi telematici era iniziata solo il 18 marzo 2024, ovvero otto giorni dopo la scadenza del termine. Non vi era prova di tentativi di deposito tempestivi e falliti prima del 10 marzo. La Corte ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui la rimessione in termini è concessa solo in presenza di una “causa non imputabile” che presenti i caratteri dell’assolutezza, e non di una mera difficoltà o di un’impossibilità relativa. Il difensore avrebbe dovuto agire con prontezza al manifestarsi del problema, cosa che non è avvenuta.

L’Estinzione per Mancata Richiesta di Decisione

Un punto decisivo della motivazione riguarda l’applicazione dell’art. 380-bis del codice di procedura civile. Il Consigliere delegato aveva notificato una proposta di definizione del giudizio, evidenziando l’improcedibilità per la costituzione telematica tardiva. La norma prevede che, se la parte ricorrente non presenta un’istanza per la discussione in pubblica udienza entro quaranta giorni, il ricorso si intende rinunciato. In questo caso, i ricorrenti non hanno reagito alla proposta, determinando così, ai sensi dell’art. 391 c.p.c., l’estinzione del giudizio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza del rispetto rigoroso dei termini processuali nell’era digitale. Insegna che le giustificazioni per un ritardo devono essere eccezionali, provate e tali da configurare un’impossibilità oggettiva e assoluta a compiere l’atto. Le semplici difficoltà tecniche o personali, se non gestite con immediatezza e documentate in modo inoppugnabile, non troveranno accoglimento. Inoltre, la passività di fronte a una proposta di definizione sfavorevole da parte della Corte può essere fatale, trasformando un problema di improcedibilità in una definitiva estinzione del giudizio per rinuncia tacita. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: la massima diligenza e la reattività sono indispensabili per navigare le insidie del processo telematico.

Quando è possibile ottenere la rimessione in termini per una costituzione telematica tardiva?
La rimessione in termini è concessa solo se il ritardo è dovuto a una causa non imputabile alla parte, che presenti caratteri di assolutezza, ovvero un’impossibilità oggettiva e insuperabile di compiere l’atto. Una mera difficoltà non è sufficiente.

Un certificato medico può giustificare un ritardo nel deposito degli atti?
Non necessariamente. Nel caso di specie, il certificato è stato giudicato irrilevante perché copriva un periodo non coincidente con la scadenza del termine processuale, dimostrando che non ha inciso sulla capacità della parte di rispettare la scadenza.

Cosa accade se non si risponde alla proposta di definizione del giudizio inviata dalla Cassazione?
Secondo l’art. 380-bis del codice di procedura civile, se la parte ricorrente non chiede espressamente la discussione del caso entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta, il ricorso si considera rinunciato e il giudizio viene dichiarato estinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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