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Costituzione in giudizio: 30 giorni dalla ricezione

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel processo tributario, il termine perentorio di 30 giorni per la costituzione in giudizio dell’appellante decorre dalla data di ricezione dell’atto da parte del destinatario e non dalla data di spedizione. Nel caso di specie, l’appello dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile per tardiva costituzione in giudizio, confermando la decisione di primo grado favorevole al contribuente in una controversia su un’iscrizione ipotecaria.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costituzione in Giudizio: la Cassazione fissa il termine dalla ricezione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel processo tributario: il termine per la costituzione in giudizio dell’appellante, se la notifica avviene tramite servizio postale, decorre dalla ricezione dell’atto da parte del destinatario, non dalla sua spedizione. Questa decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei termini perentori, la cui violazione comporta la sanzione dell’inammissibilità dell’appello, un esito che può cambiare le sorti di un contenzioso.

I Fatti del Caso: dal Ricorso all’Appello

La vicenda ha origine dal ricorso di una contribuente contro una comunicazione di iscrizione ipotecaria emessa dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso, dando ragione alla cittadina. L’Agenzia, non accettando la decisione, proponeva appello dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale (CTR).

La CTR ribaltava la sentenza di primo grado, accogliendo il gravame dell’Agenzia. Secondo i giudici d’appello, la costituzione in giudizio dell’ente era stata tempestiva e, nel merito, le ragioni del contribuente non erano fondate. In particolare, la CTR riteneva che la contribuente non avesse contestato la mancata comunicazione preventiva dell’ipoteca e che l’Agenzia avesse validamente prodotto la documentazione necessaria a giustificare la propria pretesa.

Contro questa decisione, la contribuente ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi. Il primo, e decisivo, motivo riguardava proprio la tardiva costituzione in giudizio dell’Agenzia nel giudizio d’appello.

L’importanza della tempestiva costituzione in giudizio

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Corte di Cassazione risiede nell’interpretazione dell’art. 22 del D.Lgs. 546/1992. La norma stabilisce un termine perentorio di trenta giorni per la costituzione in giudizio del ricorrente (o appellante). La questione cruciale era determinare il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo di tale termine quando la notifica dell’atto di appello avviene tramite raccomandata con avviso di ricevimento.

La ricorrente sosteneva che l’Agenzia si fosse costituita ben oltre i trenta giorni dalla data in cui lei aveva ricevuto l’atto di appello, rendendo così l’impugnazione inammissibile. L’Agenzia, implicitamente difesa dalla decisione della CTR, si basava su un’interpretazione diversa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Richiamando un orientamento consolidato, inaugurato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 13452 del 2017, la Corte ha ribadito che, nel processo tributario, il termine di trenta giorni per la costituzione in giudizio di chi notifica il ricorso a mezzo del servizio postale universale decorre dal giorno della ricezione del plico da parte del destinatario.

Questo principio si basa sulla necessità di garantire la certezza dei rapporti processuali e il corretto adempimento degli oneri a carico delle parti. Il termine per il deposito dell’atto in cancelleria è funzionale a perfezionare l’instaurazione del giudizio e la sua tempestività deve essere verificata con rigore. La Corte ha chiarito che il principio della scissione degli effetti della notifica (secondo cui per il notificante gli effetti si producono al momento della consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario o all’ufficio postale) si applica alla tempestività della notifica stessa, ma non a quella del successivo deposito dell’atto per la costituzione in giudizio.

Nel caso specifico, l’atto di appello era stato ricevuto dalla contribuente in data 1 marzo 2018, mentre il deposito presso la segreteria della CTR era avvenuto solo il 19 aprile 2019, ben oltre il termine di trenta giorni. Di conseguenza, l’appello era irrimediabilmente inammissibile, un vizio rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo e non sanabile dalla costituzione della controparte.

Le Conclusioni

Alla luce di queste considerazioni, la Cassazione ha cassato la sentenza impugnata. Poiché non erano necessari ulteriori accertamenti di fatto, la Corte ha deciso la causa nel merito, dichiarando inammissibile l’appello originariamente proposto dall’Agenzia delle Entrate Riscossione. Questo ha comportato il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, che era favorevole alla contribuente. L’Agenzia è stata inoltre condannata al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio successivi al primo. La sentenza riafferma l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali, la cui inosservanza può vanificare le ragioni di merito e determinare l’esito del contenzioso.

Da quando decorre il termine di 30 giorni per la costituzione in giudizio nel processo tributario se l’atto è notificato per posta?
Il termine di trenta giorni per la costituzione in giudizio del ricorrente (o appellante) decorre dal giorno in cui il destinatario riceve il plico contenente l’atto, e non dalla data in cui il mittente lo ha spedito.

Cosa succede se l’appellante deposita il suo ricorso in appello oltre il termine di 30 giorni?
Se il deposito avviene oltre il termine perentorio di trenta giorni dalla ricezione dell’atto da parte della controparte, l’appello viene dichiarato inammissibile. Questo significa che il giudice non può esaminare il merito della questione.

La costituzione in giudizio della controparte può sanare il deposito tardivo dell’appello?
No. La tardività della costituzione in giudizio dell’appellante costituisce un vizio che non può essere sanato dalla successiva costituzione della controparte. Tale vizio deve essere rilevato d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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