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Costi sponsorizzazioni ASD: la presunzione assoluta

Un contribuente, agente di commercio, ha dedotto i costi per la sponsorizzazione di una Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD). L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la deduzione, ritenendola antieconomica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando che i costi sponsorizzazioni ASD godono di una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità, come stabilito dall’art. 90 della Legge 289/2002. L’unico controllo ammesso per il Fisco riguarda l’effettiva esecuzione della prestazione promozionale da parte dell’ASD, non la convenienza economica dell’operazione per lo sponsor.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Sponsorizzazioni ASD: Deducibilità Garantita dalla Presunzione Assoluta

La deducibilità dei costi sponsorizzazioni ASD è un tema di grande interesse per imprese e professionisti che investono nello sport dilettantistico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: tali spese godono di una presunzione assoluta di inerenza e congruità, limitando notevolmente il potere di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria. Analizziamo insieme questa importante decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Contestazione Fiscale su Spese di Sponsorizzazione

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato a un agente di commercio. L’Amministrazione Finanziaria aveva contestato la deducibilità dei costi sostenuti per la sponsorizzazione di un’associazione sportiva dilettantistica, ritenendoli sproporzionati e antieconomici. Secondo il Fisco, le prestazioni pubblicitarie erano state garantite ad altri sponsor a costi inferiori e, in ogni caso, il volume d’affari del contribuente non giustificava un investimento così elevato.

Mentre il giudice di primo grado aveva dato ragione all’ente impositore, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, riconoscendo la legittimità della deduzione. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione delle norme sulla ripartizione dell’onere della prova e l’omesso esame di un fatto decisivo, ovvero l’incertezza sull’effettiva esecuzione delle prestazioni pubblicitarie.

La Normativa Chiave e i costi sponsorizzazioni ASD

Il fulcro della controversia è l’articolo 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma stabilisce che i corrispettivi erogati in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche (fino a 200.000 euro annui) costituiscono, per il soggetto erogante, spesa di pubblicità. La spesa deve essere volta alla promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor mediante una specifica attività del beneficiario.

Questa disposizione introduce una qualificazione legale del costo, che viene classificato ex lege come spesa pubblicitaria, e una presunzione di deducibilità che ha importanti conseguenze sul piano probatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i motivi del ricorso, rigettandolo e confermando la decisione d’appello favorevole al contribuente. La Corte ha ribadito la sua consolidata giurisprudenza in materia di costi sponsorizzazioni ASD.

La Presunzione Assoluta di Inerenza e Congruità

Il punto centrale della decisione è che l’art. 90 citato fissa una presunzione assoluta (che non ammette prova contraria) di inerenza e congruità delle spese di sponsorizzazione. Questo significa che, una volta rispettate le condizioni previste dalla norma, il Fisco non può contestare la deducibilità del costo basandosi su valutazioni di convenienza economica o di proporzionalità.

Qualsiasi comparazione con i costi sostenuti da altri sponsor o valutazioni sull’effettivo vantaggio economico per il contribuente sono state ritenute inconferenti. Introdurre un giudizio di congruità, secondo la Corte, significherebbe aggiungere un requisito non previsto dalla legge.

Il Limite del Controllo Fiscale: L’Effettività della Prestazione

L’unico aspetto che l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente contestare è l’effettiva esecuzione dell’attività promozionale da parte dell’ASD. La presunzione legale opera solo se sono soddisfatte quattro condizioni:
1. Il soggetto sponsorizzato è una compagine sportiva dilettantistica.
2. Viene rispettato il limite quantitativo di spesa annua (200.000 euro).
3. La sponsorizzazione mira a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
4. L’ASD ha effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.

Nel caso di specie, i giudici d’appello avevano accertato, con una valutazione di merito basata su prove documentali (estratti di periodici e fotografie), che la prestazione pubblicitaria era stata effettivamente eseguita. Tale accertamento di fatto non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso evidenziando come i motivi proposti dall’Agenzia mirassero, in realtà, a una nuova valutazione del merito della causa, preclusa in sede di Cassazione. I giudici hanno sottolineato che il giudice d’appello aveva compiuto un’autonoma e precisa valutazione degli elementi istruttori, concludendo per l’effettiva esistenza della prestazione sponsorizzata. L’affermazione che le prestazioni fossero incerte nella loro esecuzione è stata respinta, poiché il giudice di secondo grado aveva basato la sua decisione su prove concrete come fotografie ed estratti di periodici. La Corte ha quindi ribadito che, una volta provata l’esistenza della prestazione, la presunzione legale assoluta di inerenza e congruità impedisce ogni ulteriore sindacato sulla convenienza economica dell’operazione, proteggendo il contribuente da contestazioni basate su criteri di antieconomicità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Imprese e ASD

Questa ordinanza consolida un orientamento favorevole per le imprese che investono nello sport dilettantistico. La presunzione assoluta introdotta dalla legge offre una significativa certezza giuridica, proteggendo i contribuenti da accertamenti fiscali basati su valutazioni discrezionali di congruità. Per beneficiare di questa tutela, è fondamentale che lo sponsor si assicuri e conservi la prova documentale che l’ASD abbia effettivamente svolto le attività promozionali pattuite nel contratto di sponsorizzazione (es. foto di striscioni, pubblicazioni, materiale pubblicitario). L’onere della prova sull’effettività della prestazione rimane un punto cruciale per difendersi in caso di contenzioso.

I costi per sponsorizzare una Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) sono sempre deducibili?
Sì, sono considerati spese di pubblicità e quindi deducibili fino a un importo annuo di 200.000 euro, a condizione che la ASD svolga effettivamente un’attività promozionale specifica a favore dello sponsor.

L’Amministrazione Finanziaria può contestare che il costo di una sponsorizzazione a una ASD sia troppo alto o antieconomico?
No. La Corte ha chiarito che la legge stabilisce una presunzione assoluta di congruità. L’autorità fiscale non può entrare nel merito della convenienza economica dell’accordo, ma può solo verificare che la prestazione pubblicitaria sia stata realmente eseguita.

Quali sono le condizioni necessarie per beneficiare della deducibilità automatica dei costi di sponsorizzazione verso una ASD?
Le condizioni sono quattro: 1) lo sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica; 2) deve essere rispettato il limite quantitativo di spesa (200.000 euro annui); 3) la sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor; 4) il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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