LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costi soggettivamente inesistenti: a chi spetta la prova?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23177/2025, ha chiarito un punto cruciale in materia di costi soggettivamente inesistenti. Sebbene tali costi possano essere dedotti, spetta esclusivamente al contribuente l’onere di dimostrare la loro effettività, inerenza e gli altri requisiti di legge. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente invertito tale onere probatorio, addossandolo all’Amministrazione Finanziaria. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Soggettivamente Inesistenti: la Cassazione ribadisce a chi spetta l’onere della prova

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per le imprese: la deducibilità dei costi soggettivamente inesistenti. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo su chi grava l’onere di dimostrare la legittimità della deduzione, un principio fondamentale che ogni imprenditore e professionista deve conoscere per evitare contestazioni fiscali. L’ordinanza in esame sottolinea come, anche se un’operazione è reale, la sua documentazione fiscale errata impone al contribuente di fornire prove rigorose.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata si vedeva recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria, che contestava la deduzione di alcuni costi e l’applicazione del regime del margine per l’anno d’imposta 2004. La contestazione si basava sul fatto che i costi derivavano da operazioni ritenute ‘soggettivamente inesistenti’, ovvero transazioni effettivamente avvenute ma fatturate da un soggetto diverso dall’effettivo venditore.

La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva parzialmente il ricorso della società. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) confermava la possibilità di dedurre tali costi, sostenendo però che l’onere di provare la mancanza dei requisiti per la deducibilità (come l’inerenza, la certezza e la determinatezza) spettasse all’Amministrazione Finanziaria. Insoddisfatta di questa inversione dell’onere probatorio, l’Agenzia Fiscale proponeva ricorso per cassazione.

La Questione dei Costi Soggettivamente Inesistenti e l’Onere della Prova

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione delle norme fiscali relative alla deducibilità dei costi in presenza di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti. La normativa, in particolare l’art. 8 del D.L. n. 16/2012, ha stabilito che i costi relativi a beni e servizi effettivamente acquistati possono essere dedotti anche se la fattura proviene da un soggetto fittizio. Questo perché, a differenza delle operazioni oggettivamente inesistenti (dove la transazione non è mai avvenuta), in quelle soggettive il costo è stato realmente sostenuto dall’azienda.

Tuttavia, la possibilità di dedurre il costo non è automatica. La Corte di Cassazione, richiamando una giurisprudenza ormai consolidata, ha ribadito un principio cardine del diritto tributario, sancito anche dall’art. 2697 del Codice Civile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ritenendo fondata la censura relativa all’errata applicazione delle norme sull’onere della prova. I giudici hanno chiarito che, sebbene i costi soggettivamente inesistenti non siano automaticamente indeducibili, spetta sempre e solo al contribuente dimostrare che tali costi soddisfano tutti i requisiti generali richiesti dalla legge per la loro deduzione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore commesso dalla CTR. Il giudice di secondo grado, pur riconoscendo correttamente in astratto la deducibilità dei costi in questione, ha erroneamente invertito l’onere della prova, ponendolo a carico dell’ufficio fiscale. La Cassazione ha specificato che, una volta che l’Amministrazione Finanziaria contesta la deducibilità di un costo documentato da una fattura ‘falsa’ sotto il profilo soggettivo, è il contribuente che deve fornire la prova rigorosa della loro effettività, inerenza, competenza, certezza e determinatezza. In sostanza, il contribuente deve dimostrare che l’operazione è reale, che il costo è stato effettivamente sostenuto e che è correlato alla propria attività d’impresa. L’inversione di questo onere operata dalla CTR costituisce una violazione di legge, motivo per cui la sentenza è stata cassata con rinvio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per le imprese. Anche quando si è in buona fede e un costo è stato realmente sostenuto, l’utilizzo di una fattura proveniente da un soggetto non corretto trasferisce sul contribuente una responsabilità probatoria molto stringente. È fondamentale, quindi, non solo conservare la documentazione fiscale, ma anche essere in grado di dimostrare, con ogni mezzo di prova, la sostanza economica dell’operazione. La decisione della Cassazione rafforza il principio secondo cui la prova della legittimità di un costo dedotto grava sempre sul contribuente, che non può attendersi che sia l’Amministrazione Finanziaria a dimostrare il contrario.

È possibile dedurre i costi derivanti da fatture per operazioni soggettivamente inesistenti?
Sì, la normativa consente la deduzione di questi costi a condizione che si riferiscano a operazioni effettivamente realizzate e non direttamente finalizzate a commettere un reato. Tuttavia, la loro deducibilità è subordinata a una prova rigorosa.

In caso di contestazione su costi soggettivamente inesistenti, chi deve provare che sono deducibili?
L’onere della prova spetta sempre ed esclusivamente al contribuente. È la società che ha dedotto il costo a dover dimostrare all’Amministrazione Finanziaria che l’operazione è stata effettiva e che il costo possiede i requisiti di inerenza, competenza, certezza e determinatezza.

Qual è stato l’errore della Commissione Tributaria Regionale nel caso di specie?
La Commissione Tributaria Regionale ha commesso un errore di diritto invertendo l’onere della prova. Ha ritenuto, erroneamente, che spettasse all’Amministrazione Finanziaria dimostrare la mancanza dei requisiti di deducibilità del costo, anziché al contribuente dimostrarne la sussistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati