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Costi procuratori sportivi: motivazione e deducibilità

Una società calcistica ha contestato avvisi di accertamento relativi all’IRAP sulle plusvalenze da cessione di calciatori e alla deducibilità dei costi dei procuratori sportivi. La Corte di Cassazione ha stabilito che le plusvalenze sono reddito ordinario e quindi soggette a IRAP. Tuttavia, ha annullato la decisione sulla indeducibilità dei costi dei procuratori per ‘motivazione apparente’, in quanto il giudice di merito non aveva analizzato concretamente i contratti e l’inerenza della spesa. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame su questo specifico punto.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi procuratori sportivi: La Cassazione chiarisce deducibilità e motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta su due temi fiscali cruciali per le società sportive: l’imponibilità IRAP delle plusvalenze da cessione dei calciatori e la deducibilità dei costi dei procuratori sportivi. Se sul primo punto la Corte ha confermato un orientamento consolidato, sul secondo ha annullato la decisione di merito per un vizio di ‘motivazione apparente’, sottolineando l’obbligo per i giudici di analizzare nel dettaglio la documentazione contrattuale. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa: La Doppia Contestazione Fiscale

L’Agenzia delle Entrate aveva notificato a una nota società di calcio professionistica due avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2005 e 2006, contestando principalmente due aspetti:
1. La mancata inclusione nella base imponibile IRAP delle plusvalenze realizzate dalla cessione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori.
2. L’indeducibilità, sia ai fini IRES che IRAP, dei costi sostenuti per i servizi di intermediazione resi dai procuratori sportivi, ritenuti spese non inerenti all’attività d’impresa.

Dopo un iter giudiziario altalenante, con le Commissioni Tributarie di primo grado favorevoli alla società e quelle di secondo grado favorevoli all’Agenzia, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha deciso la controversia separando nettamente i due temi, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno.

Plusvalenze da Cessione Calciatori: Imponibilità IRAP Confermata

La Corte ha rigettato il ricorso della società su questo punto, stabilendo che il diritto all’utilizzo esclusivo della prestazione sportiva di un atleta è un bene immateriale strumentale all’attività d’impresa. Di conseguenza, la sua cessione genera plusvalenze che non possono essere considerate ‘proventi straordinari’ (come sostenuto dal club), ma rientrano a pieno titolo nei componenti ordinari del reddito. Pertanto, tali plusvalenze concorrono a formare la base imponibile ai fini IRAP, in quanto direttamente collegate all’attività produttiva tipica di una società calcistica.

La deducibilità dei costi dei procuratori sportivi e il vizio di motivazione

Sul secondo punto, relativo ai costi dei procuratori sportivi, la Cassazione ha accolto il ricorso della società. La Corte non è entrata nel merito della deducibilità o meno dei costi, ma ha censurato duramente la sentenza della Commissione Tributaria Regionale per ‘motivazione apparente’. Il giudice di secondo grado si era infatti limitato ad affermare, in modo apodittico, che l’onere della prova della deducibilità spettava alla società, senza però esaminare gli elementi concreti del caso. Mancava qualsiasi valutazione sulla tipologia dei contratti di mandato, su chi avesse conferito l’incarico (la società o il calciatore) e, soprattutto, su quale fosse il soggetto nel cui interesse l’attività del procuratore era stata effettivamente svolta. Questa omissione ha reso la motivazione nulla, poiché non permetteva di comprendere il percorso logico-giuridico seguito per negare la deducibilità dei costi.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici consolidati. Riguardo alle plusvalenze, si è ribadito che per un club sportivo, la compravendita dei ‘cartellini’ dei giocatori è un’attività ordinaria e centrale nel modello di business, non un evento eccezionale. Il diritto alla prestazione dell’atleta è un asset aziendale, la cui gestione finanziaria produce reddito operativo.

Per quanto concerne i costi dei procuratori sportivi, la motivazione della Cassazione è di carattere squisitamente processuale ma con importanti risvolti sostanziali. Il principio affermato è che un giudice non può negare la deducibilità di un costo basandosi su una formula generica come ‘la prova spetta al contribuente’. È suo dovere esaminare le prove fornite (contratti, fatture, ecc.) e spiegare perché esse non siano sufficienti a dimostrare l’inerenza del costo all’attività d’impresa. Affermare che un costo è sostenuto nell’interesse del calciatore (come ‘fringe benefit’) piuttosto che della società richiede un’analisi fattuale che, nel caso di specie, era totalmente assente.

Le Conclusioni: Implicazioni per le Società Sportive

La sentenza offre due indicazioni operative chiare. In primo luogo, consolida definitivamente il principio secondo cui le plusvalenze dalla cessione dei calciatori sono pienamente tassabili ai fini IRAP. Le società devono quindi considerare questi proventi come parte integrante del loro valore della produzione. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, la decisione rafforza le garanzie difensive del contribuente riguardo alla deducibilità dei costi dei procuratori sportivi. Le società che sostengono tali costi devono essere diligenti nel predisporre una documentazione contrattuale chiara, che dimostri come l’attività dell’intermediario sia stata richiesta e svolta a vantaggio del club. Al contempo, i giudici tributari sono ora richiamati a un esame più rigoroso e approfondito, non potendo più rigettare le deduzioni con motivazioni superficiali o generiche. La causa è stata rinviata a un nuovo giudice di secondo grado, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo principio.

Le plusvalenze derivanti dalla cessione dei contratti dei calciatori sono soggette a IRAP?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il diritto alle prestazioni esclusive di un atleta è un bene immateriale strumentale. Pertanto, le plusvalenze generate dalla sua cessione sono considerate componenti ordinarie del reddito e concorrono a formare la base imponibile IRAP.

Perché la sentenza di secondo grado sulla deducibilità dei costi dei procuratori è stata annullata?
La sentenza è stata annullata per ‘motivazione apparente’. Il giudice di merito si è limitato ad affermare che l’onere della prova della deducibilità gravava sul contribuente, senza però analizzare i contratti, il soggetto che ha conferito il mandato e l’effettivo interesse per cui la prestazione è stata resa. Questa omissione rende impossibile comprendere il ragionamento logico-giuridico della decisione.

Come viene qualificato giuridicamente il diritto alla prestazione esclusiva di un atleta?
È qualificato come un bene immateriale strumentale, ammortizzabile ai sensi dell’art. 68 del TUIR. In quanto tale, è suscettibile di generare plusvalenze o minusvalenze fiscalmente rilevanti, sia ai fini IRES che IRAP.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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