LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costi operazioni inesistenti: onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di costi operazioni inesistenti a livello soggettivo, l’onere di provare i requisiti di deducibilità (inerenza, effettività, certezza) grava sempre sul contribuente e non sull’Amministrazione Finanziaria. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente invertito tale onere probatorio, rinviando il caso per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi da Operazioni Inesistenti: Chi Deve Provare la Deducibilità? La Cassazione Fa Chiarezza

La deducibilità dei costi operazioni inesistenti rappresenta da sempre un terreno scivoloso per le imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’onere di dimostrare la legittimità di tali costi spetta sempre e solo al contribuente. Questa decisione chiarisce che, anche quando l’operazione commerciale è reale ma la fattura proviene da un soggetto diverso (inesistenza soggettiva), non vi è alcuna inversione dell’onere della prova a carico dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso

Una società si è vista recapitare un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA relativo all’anno d’imposta 2006. Le contestazioni dell’Agenzia Fiscale riguardavano, tra le altre cose, l’indebita deduzione di componenti negativi del reddito derivanti da operazioni ritenute soggettivamente inesistenti.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR), pur riconoscendo che i costi sostenuti per operazioni soggettivamente inesistenti possono essere deducibili se non direttamente afferenti al reato, aveva commesso un errore cruciale: aveva affermato che l’onere di provare la non deducibilità di tali costi spettasse all’Amministrazione Finanziaria. Insoddisfatta, l’Agenzia ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e una sostanziale inversione dell’onere probatorio.

La Questione dell’Onere Probatore sui Costi Operazioni Inesistenti

Il fulcro della controversia risiede in una domanda fondamentale: quando un’impresa acquista beni o servizi reali, ma riceve una fattura da un’azienda ‘di comodo’, chi deve provare che il costo sostenuto è effettivamente deducibile ai fini fiscali? Secondo la CTR, toccava al Fisco dimostrare l’assenza dei requisiti di deducibilità. La Corte di Cassazione, invece, ha smontato questa tesi, riaffermando un principio consolidato del diritto tributario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, basando la propria decisione su argomentazioni solide e richiamando la normativa di riferimento, in particolare l’art. 8 del d.l. n. 16 del 2012.

I giudici hanno chiarito che, nel caso di operazioni soggettivamente inesistenti, i beni acquistati sono stati, nella maggior parte dei casi, effettivamente impiegati e commercializzati dall’impresa acquirente. Pertanto, i relativi costi non sono automaticamente indeducibili solo perché l’operazione è stata fatturata da un soggetto interposto.

Tuttavia, e questo è il punto cruciale, la deducibilità di tali costi non è automatica. Essa resta subordinata alla rigorosa verifica dei requisiti generali previsti dalla legge. Spetta quindi al contribuente, e non all’Amministrazione Finanziaria, fornire la prova concreta che il costo soddisfi i criteri di effettività, inerenza, competenza, certezza, determinatezza e determinabilità. L’onere della prova, sancito dall’art. 2697 del codice civile, non subisce deroghe in questo ambito. La CTR, addossando tale onere all’ufficio fiscale, ha erroneamente invertito la regola, violando la legge.

Conclusioni: L’Impatto per le Imprese

La decisione della Cassazione serve da monito per tutte le imprese. Anche di fronte a transazioni commerciali reali e a costi effettivamente sostenuti, la presenza di una fattura emessa da un soggetto fittizio impone al contribuente un onere probatorio aggravato. Non è sufficiente affermare che il costo esiste; è necessario dimostrarlo con documentazione adeguata che ne attesti l’inerenza all’attività d’impresa e tutti gli altri requisiti di legge. L’ordinanza ribadisce che la diligenza nella scelta dei propri partner commerciali e nella documentazione delle operazioni è fondamentale per evitare pesanti conseguenze fiscali. La sentenza della CTR è stata annullata e il caso è stato rinviato per un nuovo esame che dovrà attenersi a questo imprescindibile principio.

È possibile dedurre i costi relativi a operazioni soggettivamente inesistenti?
Sì, è possibile a condizione che tali costi non afferiscano direttamente al compimento di un reato e che il contribuente dimostri la sussistenza di tutti i requisiti generali di deducibilità (effettività, inerenza, competenza, certezza e determinatezza).

In caso di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, su chi grava l’onere di provare la deducibilità dei costi?
L’onere di provare la deducibilità dei costi grava sempre sulla società contribuente, non sull’Amministrazione Finanziaria. Il contribuente deve dimostrare che i costi soddisfano i requisiti generali previsti dalla legge.

Quale errore ha commesso la Commissione Tributaria Regionale secondo la Cassazione?
La Commissione Tributaria Regionale ha erroneamente ritenuto che l’onere di provare la non deducibilità dei costi spettasse all’Amministrazione Finanziaria, operando così una illegittima inversione dell’onere della prova che, per legge, spetta al contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati