LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costi operazioni inesistenti: chi prova la deducibilità?

La Cassazione ha stabilito che per i costi operazioni inesistenti (soggettivamente), l’onere di provare i requisiti di deducibilità (inerenza, effettività) grava sul contribuente. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente invertito tale onere, attribuendolo all’Amministrazione Finanziaria, riaffermando un principio fondamentale in materia fiscale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi da Fatture False: La Cassazione Chiarisce l’Onere della Prova

La questione della deducibilità dei costi operazioni inesistenti rappresenta un terreno scivoloso per molte aziende. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: su chi grava l’onere di dimostrare la legittimità di tali costi? La risposta della Suprema Corte è netta e riafferma un principio cardine del diritto tributario: la prova spetta sempre e solo al contribuente.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata si era vista recapitare un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA relativo all’anno d’imposta 2005. Le contestazioni del Fisco riguardavano l’indebita deduzione di costi e l’illegittima applicazione del regime del margine, derivanti da operazioni ritenute soggettivamente inesistenti. Si tratta di quelle operazioni in cui la transazione commerciale (ad esempio, l’acquisto di beni) è effettivamente avvenuta, ma la fattura è stata emessa da un soggetto diverso dal reale venditore.

Il caso, dopo un primo grado di giudizio parzialmente favorevole alla società, è approdato davanti alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). Quest’ultima, pur riconoscendo che i costi sostenuti per operazioni soggettivamente inesistenti potevano essere dedotti, ha commesso un errore decisivo: ha affermato che fosse l’Amministrazione Finanziaria a dover provare la mancanza dei requisiti di deducibilità. In pratica, ha invertito l’onere della prova, sollevando il contribuente dal suo dovere di dimostrare la legittimità dei costi portati in deduzione.

La Decisione della Cassazione sui costi operazioni inesistenti

L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato la sentenza della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando proprio l’errata applicazione delle norme sull’onere della prova. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa alla CTR per un nuovo esame.

Il principio di diritto affermato è cristallino: sebbene la normativa (in particolare l’art. 8 del d.l. n. 16 del 2012) consenta, a determinate condizioni, la deduzione dei costi relativi a operazioni soggettivamente inesistenti, ciò non modifica le regole generali sulla ripartizione dell’onere probatorio. Resta fermo che è il contribuente, e non il Fisco, a dover dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge per la deducibilità di un costo.

L’onere della prova secondo la normativa vigente

La Corte ha ribadito che, anche in presenza di fatture per costi operazioni inesistenti, spetta alla società che ha dedotto il costo fornire la prova della sua effettività, inerenza, competenza, certezza e determinatezza. Il fatto che l’operazione sia reale nel suo aspetto materiale non è sufficiente. Il contribuente deve essere in grado di dimostrare, con documentazione adeguata, che quel costo è stato effettivamente sostenuto e che era funzionale all’attività d’impresa.

La decisione della CTR, che scaricava questo onere sul Fisco, è stata quindi giudicata erronea e contraria ai principi fondamentali del diritto tributario e civile (art. 2697 c.c.).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un’attenta analisi della legislazione e della giurisprudenza consolidata. Il D.L. n. 16 del 2012 ha introdotto una norma di favore per il contribuente, stabilendo che i costi da operazioni soggettivamente inesistenti sono deducibili, a meno che non siano stati sostenuti per commettere un reato. Questa apertura, tuttavia, non costituisce un ‘via libera’ indiscriminato alla deduzione.

La ratio della norma è quella di non penalizzare eccessivamente l’imprenditore che, pur coinvolto (anche consapevolmente) in un meccanismo fraudolento, ha comunque sostenuto un costo reale per l’acquisto di beni o servizi effettivamente impiegati nella sua attività commerciale. Tuttavia, la norma non sovverte la regola generale secondo cui ‘chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento’. In questo contesto, il ‘diritto’ è la deduzione del costo, e i ‘fatti’ sono i requisiti di legge (inerenza, effettività, etc.). La sentenza della CTR ha erroneamente interpretato la norma del 2012 come una deroga a questo principio fondamentale, invertendo l’onere della prova e violando così l’art. 2697 del codice civile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche per tutte le imprese. Essa serve da monito: la possibilità di dedurre i costi da operazioni soggettivamente inesistenti non alleggerisce il carico probatorio che grava sul contribuente. Anzi, lo rende ancora più cruciale. Le aziende devono mantenere una documentazione contabile e contrattuale impeccabile, in grado di dimostrare non solo l’avvenuto pagamento, ma anche la concretezza e la funzionalità di ogni singola spesa rispetto all’oggetto sociale. Affidarsi alla presunzione che spetti al Fisco dimostrare il contrario è un errore che, come insegna questo caso, può costare molto caro in sede di contenzioso.

I costi derivanti da fatture per operazioni soggettivamente inesistenti sono deducibili?
Sì, la normativa lo consente, a condizione che tali costi non siano direttamente afferenti alla commissione di un reato. Tuttavia, la loro deducibilità è subordinata alla prova dei requisiti generali.

A chi spetta l’onere di provare la deducibilità di questi costi?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. È la società che deve dimostrare che i costi sono effettivi, inerenti all’attività d’impresa, certi, determinati e di competenza dell’esercizio fiscale.

Qual è stato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale nel caso di specie?
La Commissione Tributaria Regionale ha erroneamente ritenuto che l’onere di provare la non deducibilità dei costi spettasse all’Amministrazione Finanziaria, invertendo così la regola generale stabilita dall’articolo 2697 del codice civile, secondo cui chi vuol far valere un diritto (in questo caso, la deduzione) deve provarne i fatti costitutivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati