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Costi intercompany: quando non sono deducibili?

La Corte di Cassazione ha confermato un avviso di accertamento che negava la deducibilità dei costi intercompany addebitati da una casa madre estera alla sua controllata italiana per servizi di logistica. La Corte ha stabilito che tali costi non erano deducibili perché ritenuti inerenti all’attività della controllante, proprietaria del magazzino e della merce, e non a quella della società italiana. L’onere di provare l’inerenza del costo ricade sul contribuente.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Intercompany: La Cassazione Nega la Deducibilità se Inerenti alla Casa Madre

La gestione dei costi intercompany rappresenta un aspetto cruciale e delicato nella fiscalità dei gruppi societari. La loro corretta qualificazione è fondamentale per determinare la base imponibile e garantire la conformità alle normative fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio chiave: i costi addebitati da una casa madre alla propria controllata sono deducibili solo se inerenti all’attività di quest’ultima. In caso contrario, come nel caso di specie, la deduzione viene negata, con importanti conseguenze economiche.

I Fatti del Caso: Un Addebito per Logistica Contestato

Una società italiana, controllata da un gruppo svedese, si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione finanziaria contestava la deduzione di costi per circa 485.000 euro, addebitati dalla casa madre svedese per servizi di logistica. Secondo il Fisco, tali costi non erano inerenti all’attività della società italiana, con conseguente recupero a tassazione di maggiori imposte IRES e IRAP, oltre a sanzioni.

La tesi dell’Agenzia delle Entrate, nata da una verifica fiscale, è stata confermata sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. La società, ritenendo errate le decisioni dei giudici di merito, ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

La Decisione della Corte sui Costi Intercompany

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’avviso di accertamento. I giudici hanno stabilito che i costi intercompany per la logistica non potevano essere dedotti dalla controllata italiana perché, di fatto, si riferivano a un’attività svolta nell’interesse primario della casa madre estera.

Le Motivazioni: A Chi Appartiene Realmente il Costo?

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’analisi rigorosa del principio di inerenza, cardine della deducibilità dei costi nel diritto tributario. Vediamo i punti salienti del ragionamento dei giudici.

Il Principio di Inerenza e l’Onere della Prova

La Corte ha ribadito che l’onere di dimostrare l’inerenza di un costo all’attività d’impresa spetta sempre al contribuente. Non è sufficiente che un costo sia stato sostenuto; è necessario provare che esso sia funzionale alla produzione del reddito della specifica società che intende dedurlo. Nel caso in esame, la società italiana non è riuscita a fornire questa prova fondamentale.

La Proprietà del Magazzino come Elemento Decisivo

L’elemento chiave che ha orientato la decisione è stato il fatto che il magazzino e la merce in esso contenuta erano di proprietà della casa madre svedese. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che i servizi di logistica fossero gestiti nell’interesse della controllante, vera proprietaria dei beni. I costi, pertanto, erano inerenti all’attività della casa madre e non potevano essere semplicemente ‘ribaltati’ e dedotti dalla controllata italiana. Il fatto che quest’ultima commercializzasse quei prodotti non è stato ritenuto sufficiente a stabilire l’inerenza dei costi di gestione logistica del magazzino della controllante.

L’insussistenza di un Vizio di Motivazione

La società ricorrente aveva lamentato che la motivazione della sentenza d’appello fosse apparente e contraddittoria. La Cassazione ha respinto questa doglianza, chiarendo che la motivazione, pur sintetica, rispettava il ‘minimo costituzionale’ necessario per comprendere l’iter logico-giuridico seguito dai giudici. La centralità della proprietà del magazzino era un argomento chiaro e sufficiente a sorreggere la decisione, rendendo irrilevanti altre argomentazioni accessorie.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa ordinanza offre un importante monito per tutte le società che operano all’interno di gruppi multinazionali. La deducibilità dei costi intercompany non è automatica e non può basarsi su mere ripartizioni contabili. È indispensabile che ogni società del gruppo possa documentare in modo rigoroso come ogni costo addebitato da un’altra entità del gruppo sia strettamente e direttamente funzionale alla propria specifica attività produttiva di reddito. La formalizzazione dei rapporti infragruppo e una documentazione chiara a supporto dell’inerenza dei costi sono strumenti essenziali per evitare contestazioni da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Quando un costo addebitato dalla casa madre alla controllata non è deducibile?
Quando quel costo non è inerente all’attività della controllata, ma a quella della casa madre. Nel caso specifico, i costi di logistica non erano deducibili perché il magazzino e la merce erano di proprietà della casa madre, la quale gestiva il servizio nel proprio interesse.

Su chi ricade l’onere di provare l’inerenza di un costo intercompany?
L’onere della prova ricade sempre sul contribuente, ovvero sulla società che intende dedurre il costo. È questa società che deve dimostrare e documentare che il costo sostenuto è strettamente correlato alla propria attività d’impresa e finalizzato alla produzione di ricavi.

Una motivazione di una sentenza che sembra contraddittoria è sempre nulla?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la motivazione è valida se rispetta il ‘minimo costituzionale’, cioè se rende comprensibile il ragionamento del giudice. Un passaggio argomentativo aggiuntivo, anche se non perfettamente allineato al resto, non invalida la sentenza se il nucleo centrale della motivazione è chiaro e sufficiente a giustificare la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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