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Costi infragruppo: prova e deducibilità fiscale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9132/2025, ha stabilito principi rigorosi sulla deducibilità dei costi infragruppo. Il caso riguardava una società controllata italiana che si era vista contestare dall’Agenzia Fiscale la deduzione di costi per servizi forniti dalla capogruppo estera. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la decisione favorevole al contribuente. Il principio chiave è che, per dedurre i costi infragruppo, non è sufficiente esibire contratti o fatture, ma è indispensabile fornire la prova concreta, dettagliata e specifica di un vantaggio reale, effettivo e quantificabile ottenuto dalla società controllata.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Infragruppo: La Prova del Vantaggio Effettivo è Essenziale

La gestione fiscale all’interno dei gruppi societari è un terreno complesso, specialmente per quanto riguarda la deducibilità dei costi infragruppo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9132/2025) ha ribadito con forza un principio fondamentale: per dedurre tali costi, non basta la documentazione formale, ma è necessario dimostrare un vantaggio reale e tangibile per la società che li sostiene. Questa pronuncia offre una “bussola” indispensabile per le aziende che operano in contesti multinazionali.

I Fatti di Causa: La Contestazione Fiscale

Il caso nasce da una verifica fiscale condotta dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società italiana, parte di un noto gruppo multinazionale. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la deducibilità di ingenti costi per servizi direzionali, amministrativi e tecnici addebitati dalla società capogruppo estera, i cosiddetti “cost sharing agreements”.

Secondo il Fisco, la documentazione prodotta dalla società (contratti, fatture, report generici) era insufficiente a dimostrare l’effettività, l’inerenza e, soprattutto, l’utilità concreta di tali servizi per l’attività della controllata italiana. Di conseguenza, l’Agenzia ha emesso un avviso di accertamento per recuperare le maggiori imposte (IRES e IRAP) ed ha irrogato le relative sanzioni.

Il Percorso Giudiziario: Dalle Commissioni Tributarie alla Cassazione

La società ha impugnato l’atto impositivo. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione al Fisco, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che la documentazione fornita fosse sufficiente a provare l’effettività e l’inerenza dei costi.

Insoddisfatta, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sulla deducibilità dei costi (art. 109 del TUIR). Il punto centrale del ricorso era che la CTR si era fermata a una valutazione formale, senza indagare il reale beneficio economico per la controllata.

I Costi Infragruppo e l’Onere della Prova secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno chiarito che, in materia di costi infragruppo, l’onere della prova grava interamente sul contribuente. Quest’ultimo non può limitarsi a esibire “involucri contrattuali” o documentazione generica.

È necessario, invece, fornire una prova rigorosa che dimostri:
1. L’effettività del servizio: il servizio deve essere stato realmente prestato.
2. L’inerenza del costo: il servizio deve essere funzionale all’attività d’impresa della controllata.
3. L’utilità concreta: la società deve aver tratto dal servizio un vantaggio reale, obiettivamente determinabile e adeguatamente documentato.

La Corte ha specificato che documenti come “fatture”, “report”, “analisi di costi e ricavi” o “giustificativi di spesa” sono privi di valore probatorio se non sono accompagnati da elementi che ne dimostrino la consistenza e la dimensione del beneficio apportato alla società controllata.

Le Motivazioni della Decisione: Oltre la Forma, la Sostanza del Beneficio

Il cuore della motivazione risiede nella necessità di superare un esame puramente formale per entrare nel merito del “contenuto interno” delle transazioni infragruppo. La Corte ha affermato che la semplice esistenza di un accordo di ripartizione dei costi non è sufficiente a giustificarne la deducibilità. Il giudice di merito avrebbe dovuto verificare se la controllata avesse effettivamente ricevuto un’utilità tangibile, che si traducesse in un vantaggio economico misurabile, come una riduzione dei costi o un aumento dei ricavi.

La sentenza della CTR è stata cassata perché basata su una motivazione “generica e apparente”, che si era limitata a prendere atto della documentazione prodotta senza valutarne l’efficacia probatoria in relazione al vantaggio conseguito. Secondo la Cassazione, la CTR avrebbe dovuto analizzare nel dettaglio la tipologia dei costi, la natura delle prestazioni e la dimensione reale dell’utilità derivatane, cosa che non è avvenuta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Gruppi Societari

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le imprese che operano all’interno di un gruppo. La deducibilità dei costi per servizi infragruppo non è automatica e richiede un approccio proattivo e meticoloso alla documentazione. Le aziende devono essere in grado di dimostrare, con dati concreti e specifici, non solo che un servizio è stato pagato, ma che ha generato un valore aggiunto per la propria attività. È fondamentale predisporre e conservare una documentazione dettagliata che quantifichi il beneficio ottenuto, collegando in modo inequivocabile il costo sostenuto all’utilità ricevuta. In assenza di tale prova, il rischio di vedersi contestare la deducibilità dei costi da parte dell’Amministrazione Finanziaria è estremamente elevato.

È sufficiente presentare il contratto di “cost sharing” e le relative fatture per dedurre i costi infragruppo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è sufficiente. È necessaria la prova specifica di un’utilità effettiva, obiettivamente determinabile e adeguatamente documentata, che la società controllata ha tratto dal servizio.

Su chi ricade l’onere di provare il vantaggio derivante dai servizi infragruppo?
L’onere della prova ricade interamente sulla società contribuente che ha dedotto il costo. Deve dimostrare non solo l’esistenza del servizio, ma anche la sua inerenza all’attività d’impresa e il reale vantaggio economico conseguito.

Cosa deve dimostrare la documentazione prodotta dalla società per essere considerata adeguata?
La documentazione deve andare oltre la genericità. Deve specificare la tipologia dei costi, la natura delle prestazioni, la dimensione reale e tangibile dell’utilità ottenuta e deve contenere una dettagliata documentazione degli esborsi e dei costi correlati, provando il beneficio concreto per la società che riceve il servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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