LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costi infragruppo: come provare la deducibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6584/2024, ha stabilito i principi per la deducibilità dei costi infragruppo e la prova di esportazione. Per i costi infragruppo, non basta un accordo formale, ma è necessario dimostrare l’effettiva utilità del servizio per la società ricevente (“benefit test”) attraverso una documentazione completa. Per le esportazioni, in assenza del documento doganale standard, la prova può essere fornita con altri mezzi certi e incontrovertibili, come un manifesto di carico vidimato dalla dogana di uscita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Infragruppo e Prova di Esportazione: La Cassazione Fissa i Paletti

La gestione dei costi infragruppo e la corretta documentazione delle operazioni con l’estero rappresentano due aspetti cruciali e spesso complessi della fiscalità d’impresa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6584 del 12 marzo 2024) ha fornito importanti chiarimenti su come le aziende debbano provare la legittimità di tali costi e l’effettiva uscita delle merci dal territorio comunitario per beneficiare dei regimi fiscali agevolati. Analizziamo insieme questa decisione e le sue implicazioni pratiche per le imprese.

I Fatti del Caso

Una società italiana, attiva nella produzione di gru, si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia Fiscale. Le contestazioni principali erano due:

1. L’indeducibilità di una parte dei costi per servizi di regia e management addebitati dalla società capogruppo straniera, ritenuti generici e privi di un’utilità effettiva per l’azienda italiana.
2. L’applicazione di sanzioni per la mancata prova dell’esportazione di due gru verso un paese extra-UE, in assenza del tradizionale documento doganale (DAU).

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società, annullando l’accertamento. L’Agenzia Fiscale ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Analisi dei Costi Infragruppo e l’Onere della Prova

Il cuore della questione sui costi infragruppo riguarda il cosiddetto “benefit test”. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: affinché un costo addebitato da una consociata (tipicamente la capogruppo) sia deducibile, non è sufficiente la sua previsione in un contratto. La società controllata deve dimostrare rigorosamente tre elementi:

1. L’effettività del servizio: il servizio deve essere stato realmente prestato.
2. L’utilità per l’impresa: il servizio deve aver generato un vantaggio economico o commerciale concreto per la società che lo ha ricevuto.
3. La determinabilità e congruità del costo: il valore addebitato deve essere documentato in modo chiaro e coerente.

Nel caso specifico, la società contribuente aveva prodotto una serie di documenti: il contratto di servizi (cost sharing agreement), le fatture, gli estratti conto, i report di ripartizione dei costi e le certificazioni della società di revisione. La Corte ha ritenuto che questo complesso di prove fosse sufficiente a dimostrare la legittimità dei costi. È stato chiarito che la relazione della società di revisione, pur non avendo valore di prova legale assoluta, costituisce un elemento probatorio rilevante, specialmente se inserito in un quadro documentale più ampio e coerente. La decisione dell’organo di merito, basata sull’analisi di tutti questi documenti, è stata considerata una valutazione di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

La Prova dell’Esportazione: Oltre il Documento Doganale

La seconda questione affrontata riguardava la prova dell’esportazione di beni al di fuori dell’Unione Europea per ottenere il regime di non imponibilità IVA. L’Agenzia Fiscale sosteneva che, in assenza del visto “uscire” sul documento doganale, l’esportazione non potesse considerarsi provata.

Anche su questo punto, la Cassazione ha confermato un orientamento consolidato e favorevole al contribuente, basato sui principi di semplificazione e proporzionalità. La Corte ha stabilito che la prova dell’uscita delle merci dal territorio comunitario può essere fornita con ogni mezzo di prova che presenti i requisiti di certezza e incontrovertibilità. Non è quindi indispensabile il solo documento doganale. Sono validi anche altri documenti, in particolare se di provenienza pubblica o validati da un’autorità pubblica. Nel caso di specie, il manifesto di carico, timbrato dalla dogana del porto europeo di uscita (Rotterdam), è stato ritenuto prova idonea a dimostrare che le gru avevano lasciato il territorio dell’Unione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso dell’Agenzia Fiscale. Per quanto riguarda i costi infragruppo, i giudici hanno sottolineato che la valutazione della CTR non si è basata acriticamente sulla relazione della società di revisione, ma ha preso in esame l’intero compendio probatorio offerto dalla società. La CTR ha correttamente verificato la presenza di un accordo scritto, il dettaglio delle prestazioni, i criteri di ripartizione e, in definitiva, la funzionalità di tali costi all’attività d’impresa, superando il “benefit test”.

In merito alla prova dell’esportazione, la Corte ha motivato che la normativa IVA, pur richiamando la documentazione doganale, non esclude prove alternative, purché affidabili. La giurisprudenza costante ammette infatti attestazioni di pubbliche amministrazioni estere o documenti commerciali che rechino una validazione da parte di un ufficio doganale, come il manifesto di carico vidimato. La decisione della CTR è stata quindi ritenuta conforme ai principi di diritto, avendo individuato correttamente un percorso probatorio alternativo ma ugualmente valido per dimostrare l’uscita fisica dei beni dal territorio doganale dell’Unione.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti indicazioni operative per le imprese:

1. Per la deducibilità dei costi infragruppo, è essenziale predisporre e conservare una documentazione analitica e robusta (Master File, Local File, contratti dettagliati, reportistica) che dimostri non solo l’esistenza, ma soprattutto l’utilità concreta dei servizi ricevuti. La mera contabilizzazione del costo non è sufficiente.
2. In materia di esportazioni, sebbene il documento doganale resti la prova regina, le aziende devono essere consapevoli che esistono vie alternative per dimostrare l’uscita della merce. È fondamentale assicurarsi di ottenere documenti di trasporto o altri certificati che abbiano un crisma di ufficialità, come un timbro doganale, per tutelarsi in caso di controlli fiscali.

Come può un’azienda dimostrare la deducibilità dei costi infragruppo addebitati dalla capogruppo?
L’azienda deve fornire una prova documentale completa che attesti non solo l’esistenza di un accordo, ma soprattutto l’effettiva utilità e il vantaggio economico (il cosiddetto “benefit test”) che il servizio ha generato per la sua attività. La documentazione può includere il contratto di servizi, le fatture, i report della società di revisione, gli estratti conto e le schede contabili.

La relazione di una società di revisione è sufficiente a provare la legittimità dei costi infragruppo?
No, da sola non è sufficiente né ha valore di prova legale assoluta. Tuttavia, secondo la Corte, è un mezzo di prova rilevante che, inserito in un contesto probatorio più ampio e coerente con altri documenti, contribuisce a dimostrare la certezza e la determinabilità dei costi.

In assenza del documento doganale standard (DAU), come si può provare l’avvenuta esportazione di merci fuori dall’UE?
La prova può essere fornita con altri mezzi certi e incontrovertibili, in particolare documenti che abbiano ricevuto una validazione da un’autorità pubblica. La sentenza ha ritenuto idoneo un manifesto di carico vidimato dalla dogana del paese di uscita, attestante l’imbarco della merce sulla nave del trasportatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati