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Costi di sponsorizzazione: quando sono sempre deducibili

L’Agenzia delle Entrate aveva negato la deducibilità dei costi di sponsorizzazione a una società e a una ditta individuale collegate, ritenendoli antieconomici. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando che tali spese sono deducibili. La Corte ha chiarito che, specialmente nel caso di sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche entro certi limiti, i costi si presumono inerenti all’attività d’impresa come spese di pubblicità. Spetta all’ufficio fiscale, e non al contribuente, dimostrare l’assoluta assenza di un ritorno economico, non essendo sufficiente dubitare su quale delle due imprese abbia tratto maggior beneficio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi di Sponsorizzazione e Deducibilità: La Cassazione Conferma la Piena Inerenza

I costi di sponsorizzazione rappresentano da sempre un terreno di confronto tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria. La questione centrale è quasi sempre la stessa: quando una spesa per sponsorizzare un evento o un’associazione sportiva può essere considerata ‘inerente’ all’attività d’impresa e, quindi, interamente deducibile? Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo tema, rafforzando le tutele per le imprese e chiarendo i confini dell’onere della prova.

I Fatti di Causa: Il Contenzioso Fiscale

La vicenda trae origine da avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a due soggetti economici collegati: una società a responsabilità limitata e una ditta individuale, entrambe operanti nel settore della pulizia di edifici e riconducibili allo stesso marchio. L’Agenzia contestava la deducibilità dei costi sostenuti dalle due imprese per contratti di sponsorizzazione relativi agli anni d’imposta dal 2007 al 2009. Secondo il Fisco, tali spese erano antieconomiche e, di conseguenza, non inerenti all’attività svolta.

Il caso, dopo un percorso nei gradi di merito con esiti alterni, è approdato in Cassazione su ricorso dell’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione Finanziaria lamentava, in sostanza, l’impossibilità di determinare con certezza quale delle due imprese fosse l’effettiva beneficiaria dell’investimento pubblicitario, mettendo in discussione la stessa deducibilità dei costi.

L’Analisi della Corte: I Motivi della Decisione sui Costi di Sponsorizzazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ritenendolo infondato e inammissibile. La decisione si basa su principi cardine del diritto tributario, offrendo importanti spunti di riflessione per le imprese.

Il Principio di Inerenza e l’Onere della Prova

La Corte ribadisce un concetto fondamentale: l’inerenza è un concetto qualitativo, non quantitativo. Per negare la deducibilità di un costo, non basta che l’Amministrazione Finanziaria lo ritenga eccessivo o antieconomico. È necessario che l’Ufficio dimostri l’assoluta irrilevanza e l’assenza di qualsiasi potenziale vantaggio economico per l’impresa.

Nel caso specifico, era pacifico che entrambe le imprese avessero sottoscritto contratti di sponsorizzazione. Mettere in discussione a quale delle due l’investimento avesse portato un maggiore ‘ritorno’ è, secondo la Corte, una contraddizione logica e giuridica. Se la pubblicità promuove un marchio utilizzato da più imprese, è naturale che i benefici si riflettano su tutte, rendendo irrilevante una distinzione così netta ai fini della deducibilità.

La Presunzione Legale per le Sponsorizzazioni Sportive

Un passaggio cruciale della sentenza riguarda il richiamo all’art. 90, comma 8, della legge n. 289/2002. Questa norma stabilisce una presunzione legale: i corrispettivi erogati in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche, fino a un importo di 200.000 euro, costituiscono spese di pubblicità e, come tali, sono pienamente deducibili.

Questa disposizione, come sottolineato dalla Corte, supera ogni dubbio sulla riferibilità dei benefici e sull’inerenza della spesa. Le imprese che sponsorizzano queste realtà godono di una presunzione legale che qualifica la spesa come pubblicitaria, invertendo di fatto l’onere della prova. Sarà l’Agenzia delle Entrate a dover fornire la prova contraria, dimostrando che l’operazione nascondeva in realtà finalità diverse dalla promozione del marchio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto infondato il primo motivo del ricorso dell’Agenzia, poiché la questione del ‘beneficiario’ dell’investimento pubblicitario è irrilevante quando entrambe le imprese utilizzano il marchio sponsorizzato. L’inerenza del costo non dipende da una ripartizione matematica dei benefici, ma dall’esistenza di un potenziale vantaggio economico per l’attività. L’onere di provare l’assenza totale di tale vantaggio spettava all’Ufficio, che non ha fornito prove in tal senso. Inoltre, il richiamo alla normativa speciale sulle sponsorizzazioni sportive (L. 289/2002) taglia la testa al toro, qualificando ex lege tali spese come pubblicitarie e quindi inerenti.
Il secondo motivo, relativo all’omesso esame di un fatto decisivo, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito che l’indeterminabilità del beneficiario non è un ‘fatto storico’ il cui esame è stato omesso, ma una valutazione giuridica che la sentenza di merito aveva già implicitamente ed esplicitamente risolto, riconoscendo la legittimità della deduzione per entrambe le contribuenti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento favorevole ai contribuenti in materia di costi di sponsorizzazione. Le imprese possono dedurre tali spese a condizione che esista un potenziale ritorno d’immagine o commerciale, senza doverne dimostrare l’effettiva redditività. In particolare, le sponsorizzazioni a favore del mondo sportivo dilettantistico godono di una presunzione legale di inerenza che rafforza notevolmente la posizione del contribuente in caso di accertamento fiscale. La decisione ribadisce che il sindacato dell’Amministrazione Finanziaria non può spingersi fino a contestare le scelte imprenditoriali, se non di fronte a una palese e provata assenza di connessione con l’attività d’impresa.

I costi di sponsorizzazione sono sempre deducibili per un’impresa?
Sì, a condizione che siano inerenti all’attività d’impresa, ovvero potenzialmente idonei a generare un vantaggio economico. Per le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, fino a 200.000 euro, la legge presume che si tratti di spese di pubblicità e quindi deducibili, salvo prova contraria fornita dall’Agenzia delle Entrate.

A chi spetta dimostrare che un costo di sponsorizzazione non è inerente all’attività d’impresa?
L’onere della prova spetta all’Amministrazione Finanziaria. È l’Ufficio che deve dimostrare l’assoluta irrilevanza del costo o l’assenza di qualsiasi potenziale vantaggio economico per l’impresa, non il contribuente a dover provare l’esatto ritorno economico dell’investimento.

Se due imprese collegate usano lo stesso marchio, chi può dedurre i costi per la sua sponsorizzazione?
Entrambe le imprese possono dedurre i costi, a patto che abbiano stipulato regolari contratti di sponsorizzazione. Secondo la Corte, è irrilevante stabilire quale delle due abbia tratto il maggior beneficio, poiché la promozione del marchio comune genera un vantaggio potenziale per tutte le attività che lo utilizzano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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