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Costi di sponsorizzazione: quando sono deducibili?

Una società operante nel settore medicale si vedeva contestare la deducibilità dei costi di sponsorizzazione a favore di una scuderia automobilistica. L’Agenzia Fiscale riteneva la spesa non inerente, data la natura B2B dell’impresa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per i costi di sponsorizzazione l’inerenza va valutata in senso qualitativo, come potenziale beneficio per l’attività, e non quantitativo, non essendo necessario dimostrare un diretto aumento del fatturato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi di sponsorizzazione: la Cassazione chiarisce quando sono deducibili

La deducibilità dei costi di sponsorizzazione rappresenta un tema di grande interesse per le imprese, spesso al centro di contenziosi con l’Amministrazione Finanziaria. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza sul principio di inerenza, stabilendo che la sua valutazione deve essere qualitativa e non quantitativa. Questo significa che per dedurre una spesa di sponsorizzazione non è necessario dimostrare un aumento diretto e immediato del fatturato.

I Fatti del Caso: Una Sponsorizzazione Contestata

Una società operante nel settore della fornitura di prodotti medicali aveva stipulato un contratto di sponsorizzazione con una scuderia automobilistica. In virtù di tale accordo, la società aveva dedotto, ai fini IRES, IRAP e IVA, i costi sostenuti per l’anno d’imposta 2015, pari a circa 655.000 euro. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha contestato tale deduzione, emettendo avvisi di accertamento per recuperare le imposte.

La Posizione dell’Amministrazione Finanziaria

Secondo il Fisco, tali costi non erano inerenti all’attività d’impresa. Le motivazioni principali erano:
1. Tipologia di business: La società sponsor operava in un mercato “Business to Business” (B2B), rivolgendosi ad altre imprese e non a consumatori finali. La sponsorizzazione in un evento di massa come le corse automobilistiche appariva quindi un veicolo pubblicitario non funzionale.
2. Mancanza di attinenza: Vi era una scarsa correlazione tra il settore dello sponsor (prodotti medicali) e l’attività sponsorizzata (scuderia automobilistica).
3. Assenza di prove concrete: La società non aveva fornito prove di un incremento del fatturato come conseguenza diretta della sponsorizzazione.

Per queste ragioni, l’Agenzia riteneva che i costi dovessero essere al più classificati come spese di rappresentanza, con limiti di deducibilità molto più stringenti, anziché come spese di pubblicità.

L’Analisi della Cassazione sui Costi di Sponsorizzazione

La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno ribadito e consolidato un principio fondamentale in materia di deducibilità dei costi.

Il concetto di inerenza non va inteso in senso rigido e quantitativo, come correlazione diretta tra un costo e un ricavo specifico. Al contrario, l’inerenza va interpretata in senso qualitativo, come riferibilità dei costi sostenuti all’attività d’impresa in una prospettiva ampia, che include anche benefici potenziali, indiretti o futuri. L’importante è che il costo non si collochi in una sfera estranea all’attività aziendale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha specificato che un contratto di sponsorizzazione, attraverso il quale un soggetto consente a un altro di utilizzare la propria immagine pubblica per promuovere un marchio o un prodotto, costituisce una forma di pubblicità indiretta. L’obiettivo è quello di lanciare o consolidare un brand sul mercato.

Da ciò derivano alcuni punti chiave:
* Potenziale vantaggio economico: La pubblicizzazione del marchio, anche in contesti apparentemente non correlati, può tradursi in un potenziale vantaggio economico. Anche un’azienda B2B si rivolge a persone (imprenditori, manager) che possono essere influenzate da messaggi pubblicitari veicolati in contesti di grande risonanza mediatica.
* Distinzione tra pubblicità e rappresentanza: Le spese di pubblicità mirano a incrementare le vendite, mentre quelle di rappresentanza a migliorare l’immagine e il prestigio. La sponsorizzazione rientra nella prima categoria quando ha una finalità promozionale, anche se indiretta.
* Irrilevanza dell’aumento di fatturato: La normativa fiscale non impone un confronto diretto tra costi e ricavi per dimostrare l’inerenza. Escludere la deducibilità solo perché non c’è stato un aumento dimostrabile del fatturato sarebbe una visione semplicistica e non corretta. Anche la Corte di Giustizia Europea ha chiarito che, ai fini della detrazione IVA, è irrilevante che il servizio pubblicitario abbia o meno generato un aumento delle vendite.
* Onere della prova: Se l’Amministrazione Finanziaria contesta l’inerenza basandosi su una presunta antieconomicità della spesa, è suo onere dimostrare gli elementi che provano la totale assenza di connessione tra il costo e l’attività d’impresa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza fornisce importanti indicazioni per le aziende che investono in sponsorizzazioni. La decisione conferma che i costi di sponsorizzazione sono pienamente deducibili come spese di pubblicità quando esiste una potenziale correlazione, anche indiretta, tra l’investimento e l’attività d’impresa. Le imprese possono quindi pianificare le proprie strategie di marketing con maggiore serenità, senza il timore di contestazioni basate unicamente sulla mancanza di un riscontro immediato e misurabile in termini di fatturato o sull’apparente incongruenza tra il proprio settore e quello sponsorizzato.

I costi di sponsorizzazione sono sempre deducibili come spese di pubblicità?
Sì, sono deducibili come spese di pubblicità se esiste un’inerenza, anche solo potenziale o indiretta, con l’attività d’impresa. Essi costituiscono una forma di pubblicità indiretta finalizzata alla promozione del marchio o del prodotto e non devono essere confusi con le spese di rappresentanza, a meno che non mirino esclusivamente ad accrescere il prestigio e l’immagine dell’impresa.

Per dedurre i costi di sponsorizzazione è necessario dimostrare un aumento del fatturato?
No. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza anche europea, ha chiarito che non è necessario dimostrare un concreto vantaggio o un futuro incremento del fatturato. L’inerenza va valutata in senso qualitativo (potenziale beneficio) e non quantitativo, escludendo quindi la necessità di un nesso diretto e provato tra il costo sostenuto e i ricavi conseguiti.

Un’azienda che opera in un mercato B2B può dedurre i costi per una sponsorizzazione rivolta al grande pubblico?
Sì. La sentenza conferma che anche un’impresa il cui business è rivolto ad altre aziende può legittimamente dedurre i costi di sponsorizzazione in eventi di massa. Il messaggio pubblicitario, pur rivolto a un pubblico generico, può raggiungere anche gli imprenditori e i decisori aziendali del settore di riferimento, generando un potenziale ritorno commerciale e di immagine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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