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Costi di sponsorizzazione: deducibilità e inerenza

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti di deducibilità dei costi di sponsorizzazione. Con l’ordinanza n. 10665/2025, ha stabilito che la presunzione legale di deducibilità si applica solo alle sponsorizzazioni verso enti sportivi dilettantistici. Per le sponsorizzazioni verso società commerciali, l’azienda deve dimostrare l’inerenza e la congruità della spesa. Nel caso di specie, una società di ingegneria aveva dedotto costi ritenuti sproporzionati per la sponsorizzazione di una scuderia automobilistica. La Corte ha annullato la decisione precedente, rinviando il caso per una nuova valutazione basata sui corretti principi di inerenza del costo all’attività d’impresa.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi di Sponsorizzazione: Quando Sono Deducibili? La Cassazione Fa Chiarezza

L’analisi della deducibilità dei costi di sponsorizzazione è un tema cruciale per molte imprese che investono in pubblicità per promuovere il proprio marchio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, distinguendo nettamente tra sponsorizzazioni a favore di società commerciali e quelle destinate a enti sportivi dilettantistici. La decisione sottolinea l’importanza dei principi di inerenza e congruità, che devono sempre guidare la valutazione fiscale di tali spese.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dell’ingegneria si è vista contestare dall’Amministrazione Finanziaria la deducibilità di ingenti costi sostenuti per la sponsorizzazione di una scuderia automobilistica, costituita come società a responsabilità limitata. Secondo il Fisco, tali spese erano parzialmente indeducibili perché non inerenti all’attività d’impresa, data la loro sproporzione rispetto ai contratti stipulati da altri sponsor con la medesima scuderia.

Nei primi due gradi di giudizio, le commissioni tributarie avevano dato ragione all’azienda contribuente. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basandolo su due motivi principali legati alla violazione di norme fiscali.

L’errata Applicazione della Presunzione Legale sui Costi di Sponsorizzazione

Il punto centrale del ricorso dell’Agenzia delle Entrate riguardava l’errata applicazione, da parte dei giudici di merito, della presunzione legale di cui all’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002. Questa norma considera le spese di sponsorizzazione come spese pubblicitarie, e quindi integralmente deducibili, ma solo se erogate a favore di associazioni sportive dilettantistiche e soggetti assimilati.

Nel caso specifico, la società sponsorizzata era una S.r.l., ovvero una società di capitali con scopo di lucro. Pertanto, la presunzione di deducibilità automatica non poteva essere applicata. La valutazione avrebbe dovuto invece fondarsi sui principi generali del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), in particolare sul principio di inerenza.

L’Importanza dell’Inerenza e della Congruità

L’Amministrazione Finanziaria ha sostenuto che i costi di sponsorizzazione erano talmente sproporzionati (tre o quattro volte superiori a quelli di altri sponsor a parità di prestazioni) da farne venir meno il requisito dell’inerenza. Un costo è inerente quando è funzionale all’attività d’impresa e finalizzato a generare ricavi. Una spesa eccessiva e antieconomica può essere considerata non inerente e, di conseguenza, non deducibile.

La Decisione della Corte: Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici supremi hanno confermato che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ha commesso un errore di diritto applicando la presunzione di cui all’art. 90 a un soggetto (la scuderia S.r.l.) che non rientrava nel suo ambito di applicazione. La sentenza impugnata è stata quindi annullata perché non ha valutato il caso alla luce dei corretti principi di inerenza e congruità delle spese.

La Corte ha ribadito che, al di fuori dei casi specifici previsti dalla legge, spetta al contribuente dimostrare che i costi di sponsorizzazione sostenuti sono stati effettivi, inerenti all’attività e congrui. La sproporzione del costo, come evidenziato dal Fisco, è un forte indizio di non inerenza che i giudici di merito avrebbero dovuto attentamente considerare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione rappresenta un monito importante per le imprese. Le spese di sponsorizzazione verso società commerciali devono essere attentamente calibrate e documentate per dimostrarne il collegamento con l’attività aziendale e il potenziale ritorno economico. Non è sufficiente stipulare un contratto; è necessario provare che la spesa non sia irragionevole o antieconomica. Le aziende devono quindi essere pronte a giustificare la congruità dei loro investimenti pubblicitari, pena la contestazione della loro deducibilità fiscale. Il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame che dovrà tenere conto di questi principi.

Quando i costi di sponsorizzazione sono sempre deducibili per legge?
I costi di sponsorizzazione godono di una presunzione legale assoluta di deducibilità, quali spese di pubblicità, solo quando sono erogati a favore di associazioni sportive dilettantistiche, come previsto dall’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002.

Cosa deve dimostrare un’azienda per dedurre i costi di sponsorizzazione verso un’altra società commerciale?
Quando la sponsorizzazione è rivolta a una società commerciale (come una S.r.l.), l’azienda deve dimostrare che la spesa rispetta i principi generali di deducibilità, provandone l’inerenza all’attività d’impresa, ovvero la sua funzionalità a produrre ricavi, e la sua congruità economica.

La sproporzione di un costo di sponsorizzazione può renderlo indeducibile?
Sì. Secondo la Corte, una spesa palesemente sproporzionata o antieconomica può essere considerata non inerente all’attività d’impresa. L’incongruità del costo è un forte indizio che può portare l’Amministrazione Finanziaria a contestarne la deducibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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