LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Costi da reato: quando non sono deducibili fiscalmente

La Corte di Cassazione ha confermato l’indeducibilità dei costi sostenuti da una società per servizi di trattamento rifiuti, poiché tali servizi erano parte integrante di un’attività illecita qualificabile come delitto non colposo. La sentenza stabilisce che è sufficiente l’esercizio dell’azione penale per escludere la deducibilità, respingendo la tesi della società che si dichiarava estranea ai fatti, data la stretta connessione economica e gestionale con il consorzio autore del reato. L’analisi si concentra sui costi da reato e la loro irrilevanza ai fini fiscali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi da Reato: Quando la Cassazione nega la Deducibilità Fiscale

La deducibilità dei costi è un pilastro della fiscalità d’impresa, ma cosa succede quando tali costi sono collegati a un’attività illecita? La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato il tema dei costi da reato, stabilendo principi chiari e rigorosi. La decisione ribadisce che le spese direttamente connesse alla commissione di un delitto non colposo non possono essere portate in deduzione dal reddito imponibile, anche se l’azione penale è ancora in corso. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa: Un Trattamento Rifiuti Illecito

Una società operante nel settore ambientale si è vista contestare dall’Agenzia delle Entrate l’indeducibilità di costi per circa 2,5 milioni di Euro, sostenuti nell’arco di quattro anni d’imposta. Tali costi corrispondevano ai pagamenti effettuati a un consorzio per il trattamento di rifiuti industriali.

Il problema è emerso a seguito di un’indagine penale che ha svelato gravi irregolarità: il consorzio, di cui la stessa società contribuente era socia di maggioranza (detenendo l’83,33% del capitale), gestiva in modo abusivo ingenti quantità di rifiuti liquidi. In particolare, veniva omesso l’uso di adeguati prodotti chimici per l’abbattimento degli inquinanti e venivano falsificate le analisi di laboratorio per nascondere l’illecito. La società contribuente, pur sostenendo la propria estraneità, era strettamente legata al consorzio non solo per la quota di partecipazione, ma anche per la presenza dei suoi rappresentanti negli organi direttivi del consorzio stesso e per la concessione in comodato gratuito di locali.

La Decisione della Corte: I Costi da Reato sono Indeducibili

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano già respinto i ricorsi della società. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, rigettando in toto il ricorso della contribuente.

I giudici hanno stabilito che i costi sostenuti erano indissolubilmente legati alla commissione di un delitto non colposo (nello specifico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e, pertanto, non potevano essere ammessi in deduzione secondo quanto previsto dall’art. 14, comma 4-bis, della legge n. 537/1993. Questa norma, infatti, esclude esplicitamente la deducibilità di costi e spese riconducibili a fatti, atti o attività qualificabili come delitto non colposo per il quale sia stato esercitata l’azione penale.

Le Motivazioni: Il Legame Indissolubile tra Costo e Crimine

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni solide e chiare. In primo luogo, ha sottolineato che per attivare il divieto di deducibilità è sufficiente l’esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero, non essendo necessaria una condanna definitiva. Questo principio mira a evitare che l’ordinamento fiscale conceda un vantaggio a chi trae profitto da attività criminali.

In secondo luogo, la Cassazione ha smontato la tesi difensiva della società, che si professava estranea ai reati commessi dal consorzio. I giudici hanno evidenziato come i legami societari, gestionali e logistici tra le due entità fossero talmente stretti da escludere una reale terzietà. La società non era una semplice cliente, ma il socio di maggioranza di un consorzio i cui vertici, in parte coincidenti, erano stati condannati per reato ambientale. I costi contestati non erano quindi relativi a un servizio legittimo, ma erano il prezzo pagato per compiere un’attività illecita. Di conseguenza, consentirne la deduzione avrebbe significato legittimare fiscalmente un’operazione criminale.

È stata anche respinta la tesi della “doppia tassazione”, secondo cui la confisca subita dal consorzio e la mancata deduzione per la società avrebbero colpito due volte lo stesso importo. La Corte ha chiarito che si tratta di due piani distinti: uno sanzionatorio penale (la confisca) e uno fiscale (l’indeducibilità), che colpiscono soggetti e presupposti differenti.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per le Imprese

La sentenza consolida un principio fondamentale del diritto tributario: non vi è spazio per alcun beneficio fiscale derivante da condotte criminali. Le imprese devono essere consapevoli che i costi da reato, ovvero le spese sostenute per realizzare attività che integrano un delitto non colposo, sono fiscalmente indeducibili. Il segnale è forte e chiaro: la legge non solo punisce penalmente chi commette reati, ma nega anche qualsiasi forma di vantaggio economico-fiscale derivante da tali condotte. Per le aziende, ciò si traduce nella necessità di un controllo rigoroso non solo sulla propria operatività, ma anche su quella dei partner commerciali e delle società controllate, poiché legami stretti con soggetti che operano nell’illegalità possono avere pesanti ripercussioni fiscali dirette.

È sufficiente l’esercizio dell’azione penale per rendere un costo indeducibile?
Sì, la sentenza conferma che, ai sensi dell’art. 14, comma 4 bis, della L. n. 537/1993, l’esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero per un delitto non colposo è condizione sufficiente per escludere la deducibilità dei costi e delle spese direttamente utilizzati per il compimento di tale attività illecita.

I costi per un’attività illecita commessa da un’altra entità strettamente collegata sono deducibili?
No. La Corte ha stabilito che se esistono stretti legami tra la società contribuente e l’entità che commette il reato (come una partecipazione di maggioranza, la presenza negli organi direttivi e legami operativi), non si può invocare l’estraneità ai fatti. Di conseguenza, i costi sostenuti per il servizio illecito fornito dall’entità collegata sono indeducibili.

La confisca del profitto del reato subita dal fornitore del servizio illecito impedisce la ripresa a tassazione dei costi per il cliente?
No. Secondo la Corte, la confisca penale e l’indeducibilità fiscale operano su piani diversi e colpiscono soggetti e presupposti differenti. La confisca ha natura sanzionatoria nei confronti di chi ha commesso il reato, mentre l’indeducibilità è una regola fiscale che impedisce a chi ha sostenuto il costo per l’attività illecita di ottenere un vantaggio fiscale. Non si tratta, quindi, di una ‘doppia tassazione’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati