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Costi da reato: deducibilità e sentenza penale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11356/2025, affronta il tema della deducibilità dei costi da reato. Il caso riguarda una società a cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deduzione di costi legati a una frode in commercio. Il procedimento penale contro l’amministratore si era concluso con una sentenza di non doversi procedere per decesso dell’imputato. La Suprema Corte ha stabilito che tale tipo di pronuncia non ha efficacia vincolante nel processo tributario. Pertanto, la non deducibilità dei costi da reato sussiste e il giudice tributario deve valutare autonomamente i fatti, non essendo legato alla conclusione del processo penale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi da Reato: Quando la Sentenza Penale Non Basta per la Deducibilità Fiscale

La deducibilità dei costi da reato è una questione complessa che si colloca all’incrocio tra diritto penale e tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che una sentenza penale di estinzione del reato per decesso dell’imputato non è sufficiente a garantire la deducibilità di tali costi. Questa decisione riafferma il principio dell’autonomia del giudizio tributario, salvo casi eccezionali e tassativamente previsti dalla legge.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava a tassazione, per l’anno d’imposta 2008, i costi sostenuti da una società dolciaria, ritenuti direttamente collegati alla commissione del reato di frode in commercio. Per tale illecito, era stata trasmessa una notizia di reato alla Procura della Repubblica a carico del legale rappresentante della società.

Il procedimento penale si era concluso con una sentenza di “non doversi procedere” per estinzione del reato, a causa del decesso dell’imputato. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società contribuente, ritenendo che tale pronuncia penale fosse sufficiente a giustificare la deducibilità dei costi.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la sentenza di estinzione del reato per morte non rientrasse tra quelle che, per legge, possono influenzare il giudizio tributario sulla deducibilità dei costi.

La Questione Giuridica e la Deducibilità dei Costi da Reato

Il fulcro della controversia è l’interpretazione dell’articolo 14, comma 4-bis, della Legge n. 537/1993. Questa norma stabilisce il principio generale dell’indeducibilità dei costi e delle spese direttamente utilizzati per il compimento di un delitto non colposo. Tuttavia, la stessa norma prevede che, in caso di una sentenza definitiva di assoluzione (ex art. 530 c.p.p.) o di altre specifiche sentenze di non luogo a procedere, il contribuente abbia diritto al rimborso delle maggiori imposte versate.

Il sistema si basa sul principio del cosiddetto “doppio binario”, secondo cui il processo penale e quello tributario procedono in modo autonomo. La norma citata rappresenta un’eccezione, creando un ponte tra i due giudizi, ma solo per le ipotesi espressamente elencate. La domanda cruciale era: una sentenza di estinzione del reato per morte dell’imputato, pronunciata in fase di dibattimento (ex art. 531 c.p.p.), rientra in queste eccezioni?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, fornendo un’analisi dettagliata delle diverse tipologie di pronunce penali e dei loro effetti fiscali. I giudici hanno chiarito che l’elenco delle sentenze che consentono la deducibilità dei costi da reato è tassativo e non può essere esteso per analogia.

La Corte ha operato una distinzione fondamentale:

1. Sentenze di Assoluzione (art. 530 c.p.p.): Queste sentenze entrano nel merito dell’accusa e accertano che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso, o che non costituisce reato. Per questo motivo, la legge conferisce loro un effetto vincolante nel giudizio tributario.

2. Sentenze di Non Luogo a Procedere (art. 425 c.p.p.): Si tratta di pronunce emesse in udienza preliminare. La legge le ritiene rilevanti ai fini fiscali solo se basate su motivi diversi dalla prescrizione.

3. Sentenze di Non Doversi Procedere in Dibattimento (art. 531 c.p.p.): Questa è la categoria in cui rientra il caso di specie (estinzione per morte del reo). La Corte ha sottolineato che tale pronuncia non è inclusa nell’elenco dell’art. 14, comma 4-bis. A differenza di un’assoluzione, questa sentenza non valuta la fondatezza dell’accusa, ma si limita a prendere atto di una causa ostativa alla prosecuzione del processo. Il fatto che il procedimento sia giunto alla fase dibattimentale implica che un giudice, in udienza preliminare, aveva già ritenuto sussistenti elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio (il cosiddetto fumus del reato). Di conseguenza, il giudice tributario mantiene la piena autonomia nel valutare se i costi contestati siano effettivamente correlati a un’attività delittuosa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi affermato il seguente principio di diritto: la sentenza penale di estinzione del reato per morte dell’imputato, emessa ai sensi dell’art. 531 c.p.p., non preclude al giudice tributario di accertare autonomamente l’indeducibilità dei costi da reato. L’effetto vincolante delle pronunce penali sul giudizio fiscale è un’eccezione, limitata ai soli casi espressamente previsti dalla legge.

Questa ordinanza consolida l’autonomia del processo tributario e chiarisce che la chiusura di un procedimento penale per ragioni procedurali, senza una valutazione di merito, non sana l’eventuale illeceità fiscale. Le imprese devono quindi essere consapevoli che la mera estinzione di un reato non garantisce automaticamente la possibilità di dedurre i costi ad esso collegati.

I costi da reato sono deducibili se il procedimento penale si estingue per morte del reo?
No. Secondo la Cassazione, la sentenza di non doversi procedere per morte del reo (ex art. 531 c.p.p.) non rientra tra le pronunce penali che, ai sensi della legge (art. 14, comma 4-bis, L. 537/1993), consentono automaticamente la deducibilità di tali costi.

La sentenza penale ha sempre un effetto vincolante sul processo tributario?
No, vige il principio dell’autonomia dei giudizi (c.d. “doppio binario”). La legge prevede solo specifiche ed eccezionali ipotesi in cui una sentenza penale, come quella di assoluzione nel merito, ha un’efficacia vincolante nel giudizio tributario. La sentenza di estinzione per morte non è una di queste.

Perché una sentenza di estinzione per morte del reo è diversa da un’assoluzione ai fini fiscali?
Perché la sentenza di estinzione per morte non valuta la fondatezza dell’accusa, ma si limita a constatare una causa che impedisce la prosecuzione del processo. A differenza dell’assoluzione, non accerta l’insussistenza del fatto o la non colpevolezza dell’imputato, lasciando quindi al giudice tributario il compito di valutare autonomamente se i costi derivino da un’attività delittuosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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