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Costi antieconomici: indeducibilità per non inerenza

La Corte di Cassazione conferma che i costi antieconomici e sproporzionati, specialmente tra parti correlate, possono essere considerati non inerenti e quindi indeducibili. L’ordinanza analizza un caso di canoni di locazione eccessivi, ritenuti uno strumento di pianificazione fiscale per abbattere l’imponibile. La Corte chiarisce che una spesa macroscopicamente fuori mercato costituisce un forte indizio della mancanza di inerenza, spostando sul contribuente l’onere di provare la sua effettiva utilità economica.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Costi Antieconomici: la Cassazione Conferma l’Indeducibilità per Mancanza di Inerenza

La deducibilità dei costi è un pilastro della determinazione del reddito d’impresa. Tuttavia, non tutte le spese sostenute sono ammesse in deduzione. Il principio di inerenza richiede un legame funzionale tra il costo e l’attività produttiva di ricavi. Ma cosa succede quando un costo, pur formalmente documentato, appare palesemente sproporzionato? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce proprio su questo punto, analizzando il caso di costi antieconomici e confermando che la loro manifesta irragionevolezza può essere un sintomo decisivo della mancanza di inerenza, con conseguente indeducibilità sia ai fini delle imposte dirette che dell’IVA.

I Fatti del Caso: Canoni di Locazione Sotto la Lente del Fisco

Una società di servizi si vedeva notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate disconosceva la deducibilità di una parte dei costi sostenuti per l’affitto di un immobile. L’operazione presentava diverse anomalie:

1. La società contribuente (subconduttrice) pagava un canone di locazione annuo di circa 252.000 euro per una porzione dell’immobile.
2. La società locatrice, a sua volta, aveva l’intero immobile in leasing e pagava un canone annuo di circa 204.000 euro.
3. Esistevano stretti legami societari e di parentela tra i soci delle due aziende coinvolte.

L’Amministrazione Finanziaria ha ritenuto la spesa palesemente antieconomica e sproporzionata. Il canone pagato per una parte dell’edificio era significativamente superiore a quello pagato per l’intero stabile, suggerendo che l’operazione fosse una “pianificazione fiscale” volta a erodere l’utile della società contribuente.

La Decisione della Corte: No alla Deduzione dei Costi Antieconomici

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la legittimità dell’accertamento fiscale. I giudici hanno stabilito che i motivi di ricorso erano inammissibili in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e infondati nel merito. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’antieconomicità manifesta e macroscopica di un’operazione può costituire prova presuntiva della mancanza di inerenza del costo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il suo ragionamento su due fronti principali: le garanzie procedurali e la sostanza del principio di inerenza.

Il Contraddittorio Preventivo nei Controlli “a Tavolino”

La società lamentava la violazione del contraddittorio preventivo, in particolare del termine dilatorio di 60 giorni previsto dallo Statuto del Contribuente. La Corte ha chiarito che tali garanzie si applicano pienamente solo in caso di verifiche fiscali in loco (accessi, ispezioni). Nel caso di un “controllo a tavolino”, basato sui documenti richiesti al contribuente, queste specifiche tutele non operano. Per l’IVA, pur esistendo un principio generale di contraddittorio di derivazione europea, esso è stato ritenuto soddisfatto dall’invito a produrre la documentazione, che ha costituito un’effettiva forma di interlocuzione.

Analisi dei Costi Antieconomici e del Principio di Inerenza

Questo è il cuore della decisione. La Cassazione ricorda che il principio di inerenza è qualitativo: un costo è deducibile se è funzionale all’attività d’impresa. Tuttavia, l’orientamento consolidato afferma che parametri quantitativi come la congruità e l’economicità diventano rilevanti quando la loro assenza è macroscopica. Una spesa palesemente sproporzionata è un “indice sintomatico” dell’assenza del requisito dell’inerenza.

Nel caso specifico, la CTR aveva correttamente evidenziato come il canone di locazione fosse talmente sproporzionato da far presumere che la sua funzione non fosse quella di acquisire l’uso di un immobile, ma di azzerare gli utili tassabili della società. Di fronte a un’evidente antieconomicità, l’onere della prova si inverte: spetta al contribuente dimostrare l’effettività e la reale ragione economica dell’operazione. La società non è riuscita a superare questa prova, rendendo legittima la ripresa a tassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre un’importante lezione pratica per le imprese: la documentazione formale di un costo non è sufficiente a garantirne la deducibilità. L’Amministrazione Finanziaria e i giudici tributari possono e devono guardare alla sostanza economica delle operazioni. I costi antieconomici, specialmente in contesti di operazioni tra parti correlate, accendono un campanello d’allarme che può portare al disconoscimento fiscale. È quindi cruciale che ogni spesa, oltre ad essere documentata, sia sostenuta da una solida e dimostrabile logica economica e di mercato, per evitare di incorrere in contestazioni basate sulla mancanza del fondamentale requisito dell’inerenza.

Un costo palesemente antieconomico è sempre indeducibile?
Sì, secondo la Corte, un’antieconomicità manifesta e macroscopica di un’operazione può essere un forte indizio della mancanza di inerenza del costo. Questo sposta sul contribuente l’onere di dimostrare la reale ed effettiva ragione economica della spesa per poterne sostenere la deducibilità.

Le garanzie del contraddittorio preventivo, come il termine di 60 giorni, si applicano sempre durante un accertamento fiscale?
No. La Corte ha chiarito che le garanzie procedurali previste dall’art. 12 dello Statuto del Contribuente, incluso il termine dilatorio di 60 giorni, si applicano specificamente agli accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso la sede del contribuente, ma non ai cosiddetti “controlli a tavolino” effettuati presso gli uffici dell’Agenzia.

In un’operazione tra società collegate, chi deve dimostrare la congruità del costo?
Di fronte a un’operazione che l’Agenzia delle Entrate ritiene palesemente antieconomica e quindi non inerente, spetta al contribuente dimostrare l’effettività e la congruità del costo. In pratica, deve fornire la prova che la spesa, nonostante le apparenze, risponde a una precisa logica economica e non è finalizzata a un indebito risparmio d’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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