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Correzione errore materiale: quando si rimedia un vizio

La Corte di Cassazione interviene con un’ordinanza per la correzione di un errore materiale. Il caso è peculiare perché la stessa ordinanza di correzione precedente conteneva un errore, citando un provvedimento sbagliato. La Corte, quindi, emette un nuovo provvedimento per rettificare un importo errato nelle spese legali, portandolo da €8,00 a €8.000,00, ripristinando la corretta statuizione e sottolineando l’importanza della precisione negli atti giudiziari.

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Pubblicato il 30 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Correzione Errore Materiale: Quando anche la Correzione va Corretta

Nel complesso mondo della giustizia, la precisione è fondamentale. Ogni parola e ogni numero in un atto giudiziario hanno un peso specifico. Ma cosa succede quando si verifica una svista? Il sistema prevede uno strumento apposito: la correzione errore materiale. Questo meccanismo consente di rimediare a imprecisioni che non alterano la sostanza della decisione. Un recente caso della Corte di Cassazione ci offre un esempio singolare, dimostrando come questo strumento possa essere utilizzato anche per correggere un precedente atto di correzione a sua volta errato.

I Fatti del Caso: Un Errore a Catena

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza della Corte di Cassazione che, nel liquidare le spese legali, commette un palese errore di battitura: l’importo viene indicato in “euro 8.00” anziché “euro 8.000,00”. Una differenza non da poco, che ha reso necessario l’avvio della procedura di correzione.

La Suprema Corte emette quindi una prima ordinanza per correggere la cifra. Tuttavia, in questo secondo provvedimento si verifica un nuovo errore: viene indicato un riferimento normativo errato, citando una sentenza completamente diversa da quella che si intendeva rettificare. Si è venuta così a creare una situazione paradossale in cui l’atto destinato a sanare un errore ne conteneva un altro.

Per risolvere definitivamente la questione, la Corte è dovuta intervenire una terza volta con l’ordinanza in esame, finalmente correggendo l’errore materiale contenuto nel primo provvedimento e superando l’errata indicazione presente nel secondo.

La Procedura di Correzione Errore Materiale in Cassazione

Il fondamento giuridico di questa procedura si trova nell’articolo 391 bis del Codice di Procedura Civile. Questa norma stabilisce che la Corte di Cassazione, su richiesta di parte o d’ufficio, può disporre la correzione delle proprie sentenze o ordinanze affette da errori materiali o di calcolo.

L’elemento chiave è la natura dell’errore: deve essere “materiale”, ovvero una svista, una distrazione che non intacca il percorso logico-giuridico che ha portato alla decisione. Non si tratta, quindi, di un ripensamento nel merito della causa, ma di un semplice ripristino della coerenza tra la volontà del giudice e la sua trascrizione nell’atto scritto. Il caso in esame, un evidente errore di digitazione dell’importo, rientra perfettamente in questa categoria.

Le Motivazioni della Corte

Nel motivare la sua decisione finale, la Suprema Corte ha ricostruito con chiarezza la catena di errori. I giudici hanno rilevato che la seconda ordinanza (quella che avrebbe dovuto correggere l’importo) aveva effettivamente errato nel citare il provvedimento oggetto di correzione. L’errore era palese, come risultava sia dall’intestazione e dall’esposizione dei fatti dell’atto stesso, sia da una segnalazione interna dell’ufficio di Cancelleria.

Di fronte a questa concatenazione di imprecisioni, la Corte ha ritenuto necessario intervenire d’ufficio per sanare la situazione in modo definitivo. Ha quindi disposto la correzione diretta del dispositivo dell’ordinanza originale, quella contenente il refuso sull’importo delle spese legali. La Corte ha ordinato che la cifra “8.00” fosse eliminata e sostituita con “8.000,00”, specificando il testo corretto del capo del dispositivo.

Le Conclusioni: L’Importanza della Precisione negli Atti Giudiziari

Questo caso, seppur concentrato su un aspetto procedurale e apparentemente minore, offre una lezione importante sull’amministrazione della giustizia. Evidenzia come il sistema legale sia dotato di meccanismi di autocontrollo per garantire che le decisioni siano non solo giuste nella sostanza, ma anche formalmente corrette. La procedura di correzione errore materiale è uno di questi strumenti essenziali, che assicura che una semplice svista non possa pregiudicare i diritti delle parti.

La vicenda dimostra inoltre la meticolosità richiesta nel lavoro dei giudici e delle cancellerie. L’errore umano è sempre possibile, ma il sistema prevede i rimedi per neutralizzarne gli effetti, riaffermando il principio che la giustizia deve essere precisa in ogni sua espressione.

Cos’è un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
È un errore puramente formale, come un errore di battitura, di calcolo o una svista nella trascrizione, che non influisce sul contenuto logico e sulla volontà decisionale del giudice.

Come si corregge un errore materiale in un’ordinanza della Corte di Cassazione?
Si utilizza una procedura specifica, prevista dall’articolo 391 bis del Codice di Procedura Civile, che consente alla stessa Corte di modificare il proprio provvedimento per eliminare l’errore, senza dover riaprire l’intera discussione di merito.

Qual era l’errore specifico corretto in questo caso?
La Corte ha corretto un errore di battitura nel dispositivo di una precedente ordinanza, dove l’importo delle spese di giudizio era stato liquidato in “euro 8.00” invece del corretto importo di “euro 8.000,00”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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