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Copia analogica notifica PEC: valida senza contestazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la produzione di una copia analogica di una notifica PEC (posta elettronica certificata) in un processo è valida se la controparte non contesta in modo specifico e circostanziato la sua conformità all’originale digitale. Una contestazione generica sulla ‘inidoneità’ della prova cartacea non è sufficiente a invalidarla. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza di merito che aveva annullato un atto per difetto di prova della notifica, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Copia Analogica Notifica PEC: Valida se non Specificamente Contestata

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel processo telematico: la copia analogica di una notifica PEC è pienamente valida come prova, a meno che la controparte non ne contesti in modo specifico e puntuale la conformità all’originale digitale. Una semplice obiezione generica non basta a invalidarla. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una contribuente impugnava due avvisi di accertamento fiscale. Dopo la reiezione in primo grado, la contribuente presentava appello, lamentando la nullità della prima sentenza per non aver ricevuto la comunicazione di fissazione dell’udienza.

Per dimostrare l’avvenuta notifica, l’Agenzia delle Entrate produceva in giudizio le copie cartacee delle ricevute di accettazione e consegna della PEC. La contribuente contestava tali documenti definendoli ‘inidonei’ in quanto mere copie cartacee e non i file digitali originali o copie conformi.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva l’appello della contribuente, ritenendo che l’Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto produrre i file digitali o, in alternativa, le copie cartacee munite di attestazione di conformità. Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR. Il ragionamento dei giudici si fonda sui principi già consolidati dalle Sezioni Unite (in particolare con la sentenza n. 22438/2018), che hanno cercato di bilanciare il rigore formale con i principi di lealtà processuale e di raggiungimento dello scopo dell’atto.

Il Principio del Disconoscimento Specifico

La Corte ha chiarito che, nel contesto del processo civile e tributario, la produzione di una copia cartacea (analogica) di un documento informatico (come le ricevute di una notifica PEC) ha pieno valore probatorio fino a quando la controparte non ne effettua un disconoscimento formale e specifico.

Cosa significa ‘specifico’? Non è sufficiente una contestazione generica, come quella mossa dalla contribuente nel caso di specie, che si limitava a definire le copie ‘inidonee’ perché non in formato digitale. Per essere efficace, il disconoscimento deve:

1. Essere chiaro e inequivocabile: deve manifestare la volontà di negare la genuinità della copia.
2. Essere circostanziato: deve indicare le ragioni precise per cui si ritiene che la copia non sia conforme all’originale (es. alterazioni, omissioni, ecc.).

La Validità della Copia Analogica della Notifica PEC

In assenza di un tale disconoscimento specifico, la copia analogica della notifica PEC si presume conforme all’originale. L’onere di contestare puntualmente la conformità ricade sulla parte che ne ha interesse. Se questa parte rimane silente o si limita a obiezioni generiche, la prova deve essere considerata valida dal giudice.

La Cassazione ha sottolineato che questo meccanismo, basato sulla collaborazione tra le parti, permette di superare formalismi eccessivi e di garantire l’efficienza del processo. Se la parte che ha ricevuto la notifica non contesta la corrispondenza tra la stampa prodotta e il file digitale che possiede, non vi è motivo di dubitare della veridicità della prova.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica per avvocati e operatori del diritto. La decisione insegna che, di fronte alla produzione di una copia cartacea di un documento digitale, la strategia processuale non può limitarsi a una sterile obiezione sulla forma. È necessario, invece, procedere con un disconoscimento puntuale e motivato, altrimenti la prova sarà considerata valida ed efficace. Per la parte che produce la copia, rimane la buona prassi di attestare la conformità, ma la sua assenza non determina automaticamente l’inutilizzabilità del documento, attivando piuttosto un onere di contestazione specifica a carico della controparte.

Una copia cartacea (analogica) di una ricevuta di notifica PEC è una prova valida in un processo tributario?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la copia cartacea di una ricevuta PEC è una prova valida, a condizione che la parte contro cui viene prodotta non ne disconosca la conformità all’originale digitale in modo specifico e circostanziato.

Cosa si intende per contestazione ‘specifica’ della conformità di un documento?
Una contestazione specifica non può essere generica (ad esempio, affermando che il documento è ‘inidoneo’ perché cartaceo). Deve invece indicare chiaramente e senza equivoci le ragioni per cui si ritiene che la copia non sia fedele all’originale, negandone la genuinità in modo puntuale.

Se una parte contesta genericamente una copia analogica, cosa succede?
Se la contestazione è generica e non specifica, la copia analogica viene considerata conforme all’originale e quindi pienamente valida come prova. L’onere di una contestazione efficace ricade sulla parte che la solleva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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