LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributo unificato motivi aggiunti: quando non è dovuto

Una società di servizi ha impugnato la sua esclusione da una gara d’appalto e, successivamente, con motivi aggiunti, l’aggiudicazione della stessa gara ad un altro operatore, utilizzando le medesime censure. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11301/2025, ha stabilito che in questo caso non è dovuto un secondo pagamento per il contributo unificato motivi aggiunti. La ragione risiede nella ‘connessione forte’ e nel rapporto di pregiudizialità-dipendenza tra i due atti: l’annullamento dell’esclusione travolge necessariamente l’aggiudicazione. Non essendoci un ampliamento dell’oggetto della controversia, un’ulteriore tassa costituirebbe un ostacolo ingiustificato all’accesso alla giustizia, in contrasto con i principi del diritto europeo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contributo Unificato Motivi Aggiunti: la Cassazione Stabilisce Quando Non è Dovuto

L’obbligo di versare il contributo unificato per motivi aggiunti rappresenta una questione cruciale nei contenziosi amministrativi, specialmente nel settore degli appalti pubblici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che, in presenza di una ‘connessione forte’ tra l’atto originariamente impugnato e quello successivo, non è dovuto un ulteriore pagamento. Questa decisione rafforza il principio di effettività della tutela giurisdizionale, in linea con il diritto europeo.

I Fatti del Processo: dall’Esclusione ai Motivi Aggiunti

Una società operante nel settore dei servizi impugnava davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) il provvedimento con cui era stata esclusa da una gara pubblica per l’affidamento di servizi di pulizia presso un complesso ospedaliero. Successivamente, nel corso dello stesso giudizio, la stazione appaltante aggiudicava la gara a un altro concorrente. La società esclusa, per tutelare integralmente i propri interessi e non vedere vanificato il ricorso iniziale, proponeva ‘motivi aggiunti’ contro il provvedimento di aggiudicazione, riproponendo le stesse censure già sollevate contro la sua esclusione.

In seguito a ciò, le veniva richiesto il pagamento di un ulteriore contributo unificato, come se avesse iniziato una nuova causa. La società si opponeva, ritenendo il secondo pagamento non dovuto, e la controversia finiva davanti alla giustizia tributaria.

La Decisione della Corte Tributaria di Secondo Grado

La Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva dato torto alla società, ritenendo legittima la richiesta di un secondo contributo. Secondo i giudici d’appello, l’impugnazione dell’aggiudicazione, sebbene connessa all’esclusione, rappresentava un ampliamento dell’oggetto della controversia (thema decidendum), poiché i due atti (esclusione e aggiudicazione) appartengono a sequenze procedimentali distinte e non necessariamente condividono la stessa sorte giuridica.

Il Principio di Diritto: Analisi sul Contributo Unificato per Motivi Aggiunti

Insoddisfatta, la società ricorreva in Cassazione, sostenendo che l’interpretazione dei giudici tributari fosse errata e contraria ai principi del diritto dell’Unione Europea, come interpretati dalla Corte di Giustizia nella nota sentenza C-61/14. Il punto centrale era stabilire se l’impugnazione di un atto (l’aggiudicazione) che è diretta e necessaria conseguenza di un altro già impugnato (l’esclusione), basandosi sui medesimi vizi, giustifichi l’imposizione di un nuovo costo per l’accesso alla giustizia.

Le Motivazioni della Cassazione: la ‘Connessione Forte’ e il Diritto Europeo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza impugnata. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su due pilastri:

1. La Connessione di Pregiudizialità-Dipendenza: Tra l’atto di esclusione e quello di aggiudicazione esiste uno stretto rapporto di ‘pregiudizialità-dipendenza’. L’illegittimità dell’esclusione, se accertata, travolge inevitabilmente l’aggiudicazione finale. I due atti, pur formalmente distinti, sono legati da un nesso inscindibile (‘simul stabunt, simul cadent’). Poiché i motivi aggiunti si limitavano a riproporre le stesse censure contro l’atto consequenziale, non vi è stato alcun ‘considerevole ampliamento’ dell’oggetto della controversia. Si tratta, in sostanza, della naturale evoluzione della stessa azione di tutela.

2. L’Interpretazione Conforme al Diritto UE: La Corte ha ribadito che, secondo la giurisprudenza europea (sentenza C-61/14 e art. 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE), l’imposizione di costi giudiziari cumulativi e sproporzionati può costituire un ostacolo all’accesso alla giustizia, specialmente nel delicato settore degli appalti pubblici. Imporre un secondo contributo unificato in un caso come questo renderebbe l’esercizio del diritto di difesa eccessivamente oneroso, con un effetto dissuasivo contrario ai principi di effettività e non discriminazione.

La Cassazione ha chiarito che il criterio non è la distinzione formale tra atti, ma la sostanza della controversia. Se l’impugnazione successiva è una mera estensione della prima, per i medesimi vizi, non si giustifica un nuovo onere fiscale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per le imprese che partecipano a gare pubbliche. Viene consolidato il principio secondo cui la tutela giurisdizionale deve essere unitaria e non frammentata da oneri fiscali ripetuti quando l’oggetto del contendere rimane sostanzialmente lo stesso. Le aziende che, dopo aver impugnato un’esclusione, sono costrette a contestare anche la successiva aggiudicazione per non rendere inammissibile il loro ricorso, non dovranno temere un raddoppio dei costi processuali se le ragioni della contestazione sono le medesime. La decisione segna un punto a favore della semplificazione e dell’effettività della tutela dei diritti nel contesto degli appalti pubblici.

È sempre dovuto un ulteriore contributo unificato quando si propongono motivi aggiunti in un ricorso su appalti pubblici?
No, non è dovuto se i motivi aggiunti non comportano un ampliamento considerevole dell’oggetto della controversia e se esiste un rapporto di pregiudizialità-dipendenza tra l’atto impugnato originariamente e quello oggetto dei motivi aggiunti, come nel caso di un’aggiudicazione che segue un’esclusione contestata per i medesimi vizi.

Qual è il criterio principale per determinare se i motivi aggiunti richiedono un nuovo pagamento?
Il criterio è verificare se i motivi aggiunti determinino un ‘considerevole ampliamento del thema decidendum’ e se tra i provvedimenti impugnati esista una ‘connessione forte’ di tipo pregiudiziale-dipendenza. Se l’impugnazione successiva è una mera e necessaria conseguenza della prima, per le stesse ragioni, il pagamento non è dovuto.

Come incide il diritto dell’Unione Europea su questa materia?
Il diritto dell’UE, in particolare la Direttiva 89/665/CEE e l’articolo 47 della Carta dei Diritti Fondamentali, impone agli Stati membri di garantire un accesso effettivo alla giustizia in materia di appalti. La riscossione di più contributi unificati cumulativi per atti strettamente connessi all’interno della stessa procedura di gara è considerata incompatibile con tale principio, in quanto potrebbe costituire un ostacolo economico eccessivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati