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Contributo AGCM: anche le cooperative devono pagare

Una società cooperativa agricola ha contestato il pagamento del contributo AGCM, sostenendo di non rientrare tra le ‘società di capitali’. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il criterio è la natura di operatore di mercato, non la forma giuridica, includendo quindi anche le cooperative. L’obbligo di versare il contributo AGCM è stato confermato.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contributo AGCM: la Cassazione conferma l’obbligo anche per le Cooperative

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande rilevanza per numerose imprese: la platea dei soggetti obbligati al versamento del contributo AGCM. Il caso esaminato riguardava una società cooperativa agricola che riteneva di non essere tenuta a tale pagamento. La Suprema Corte ha fornito chiarimenti decisivi, privilegiando un’interpretazione sostanziale della norma rispetto a una classificazione puramente formale.

I Fatti di Causa

Una società cooperativa agricola si è vista recapitare un avviso bonario e, successivamente, una cartella di pagamento per il mancato versamento del contributo destinato al funzionamento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). La cooperativa ha impugnato la richiesta, sostenendo di non rientrare nella categoria dei soggetti tenuti al pagamento, ovvero le ‘società di capitali’ indicate dalla legge. Dopo aver perso nei gradi di merito, la società ha proposto ricorso per cassazione. Nel giudizio è intervenuta anche l’AGCM, proponendo a sua volta un ricorso incidentale per contestare la giurisdizione del giudice tributario.

I Motivi del Ricorso e l’applicazione del Contributo AGCM

La cooperativa ha basato la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Interpretazione restrittiva della norma: Secondo la ricorrente, la legge (art. 10, comma 7-ter, L. 287/1990) si riferisce esplicitamente alle ‘società di capitali’, una categoria giuridica ben definita che non include le società cooperative.
2. Contrasto con il diritto dell’Unione Europea: La disciplina nazionale è stata ritenuta discriminatoria e in conflitto con i principi fondamentali dell’Unione Europea, in particolare con le norme sulla concorrenza e la libertà d’impresa.
3. Vizio procedurale: È stata contestata la legittimità della cartella di pagamento, in quanto non preceduta da un formale avviso di accertamento, ritenuto un atto necessario per stabilire il debito.

L’AGCM, dal canto suo, ha contestato in via pregiudiziale la competenza del giudice tributario e l’ammissibilità del ricorso originario, poiché non era stato impugnato l’atto presupposto (l’avviso bonario).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso principale della cooperativa sia quello incidentale dell’AGCM, stabilendo principi chiari e definitivi sulla questione.

Innanzitutto, la Corte ha confermato la giurisdizione del giudice tributario, riconoscendo al contributo AGCM una natura tributaria. Si tratta di una prestazione patrimoniale imposta per finanziare una spesa pubblica, commisurata al fatturato e quindi alla capacità contributiva del soggetto.

Successivamente, ha respinto l’eccezione di inammissibilità, chiarendo che l’avviso bonario non è un atto che deve essere obbligatoriamente impugnato. La cartella di pagamento, in questo contesto, è un atto impo-esattivo, che accerta il debito e ne intima il pagamento, e come tale può essere direttamente contestato.

Le Motivazioni: la prevalenza della sostanza sulla forma

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha respinto i motivi di ricorso della cooperativa. Richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 269/2017), i giudici hanno affermato che il termine ‘società di capitali’ deve essere interpretato in senso ampio e sostanziale, in un’ottica ‘eurounitaria’.

Ciò che rileva non è l’etichetta giuridica formale, ma la natura di operatore economico sul mercato. Qualsiasi entità, incluse le società cooperative agricole, mutualistiche o speculative, che produce reddito, sviluppa un fatturato superiore a una certa soglia e ha una rilevanza operativa tale da incidere sul mercato, è tenuta al versamento del contributo AGCM. Questo approccio garantisce che tutti gli attori economici di una certa dimensione contribuiscano al finanziamento dell’autorità che vigila sul corretto funzionamento del mercato in cui operano.

Infine, è stato chiarito che la cartella di pagamento per questo tipo di contributo non necessita di un preventivo avviso di accertamento. Essa deriva direttamente dalla constatazione del mancato versamento di un tributo dovuto per legge e, pertanto, la sua notifica è sufficiente a impedire la decadenza del potere impositivo dell’amministrazione.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale: l’obbligo di versare il contributo AGCM non dipende dalla forma giuridica dell’impresa, ma dal suo ruolo effettivo nel mercato. Le società cooperative, se raggiungono le soglie di fatturato previste, sono considerate a tutti gli effetti operatori economici e, come tali, sono soggette al tributo. Questa decisione estende la platea dei contribuenti in modo coerente con i principi di capacità contributiva e di parità di trattamento, assicurando che tutti gli attori rilevanti partecipino ai costi di mantenimento di un mercato libero e concorrenziale.

Una società cooperativa è tenuta a pagare il contributo per il funzionamento dell’AGCM?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di versamento non dipende dalla forma giuridica ma dalla natura sostanziale di operatore di mercato. Pertanto, anche una società cooperativa che raggiunge determinate soglie di fatturato è tenuta al pagamento.

La cartella di pagamento per il contributo AGCM deve essere preceduta da un avviso di accertamento?
No. La Corte ha qualificato la cartella di pagamento in questo contesto come un ‘atto impo-esattivo’, che deriva direttamente dal mancato pagamento di un contributo dovuto per legge e non richiede un preventivo e separato atto di accertamento.

Quale giudice è competente per le controversie relative al contributo AGCM?
La competenza spetta al giudice tributario. La Corte ha confermato che il contributo AGCM ha natura tributaria, trattandosi di una prestazione patrimoniale imposta per legge, e quindi le relative controversie rientrano nella giurisdizione delle Commissioni Tributarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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