LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contratto di comodato: quando esclude IMU e TASI?

Un Comune ha contestato l’esenzione da IMU e TASI di un proprietario terriero, sostenendo che l’accordo di concessione del terreno a un agricoltore fosse un contratto di comodato, rendendo il proprietario responsabile per le imposte. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del Comune, non per il merito della questione, ma per vizi procedurali. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché mescolava in modo errato diverse censure e non era autosufficiente, confermando di fatto la decisione dei giudici di merito che avevano escluso la soggettività passiva del proprietario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contratto di comodato e tassazione IMU/TASI: la Cassazione fa chiarezza

La qualificazione giuridica di un accordo con cui si cede l’uso di un immobile ha dirette conseguenze sulla tassazione locale. In particolare, stabilire se si tratti di un contratto di comodato o della costituzione di un diritto reale d’uso può determinare chi sia il soggetto tenuto al pagamento di IMU e TASI. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, giungendo a una decisione basata su rigorosi principi procedurali che offre importanti spunti di riflessione per proprietari e amministrazioni comunali.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da avvisi di accertamento con cui un Comune richiedeva il pagamento di IMU e TASI per gli anni 2014 e 2015 al proprietario di un terreno. Il contribuente si opponeva, sostenendo di non essere il soggetto passivo delle imposte, in quanto aveva concesso il bene in uso a un coltivatore diretto tramite una scrittura privata registrata e comunicata al Comune stesso. Secondo il proprietario, tale atto aveva costituito un diritto reale d’uso in capo al terzo, trasferendo su quest’ultimo l’obbligo di versare i tributi. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano la tesi del contribuente. Il Comune, non soddisfatto, proponeva ricorso per cassazione, insistendo sul fatto che l’accordo fosse in realtà un contratto di comodato, il quale non estingue la soggettività passiva del proprietario ai fini IMU e TASI.

La qualificazione del contratto di comodato nel ricorso

Il Comune basava il proprio ricorso su tre motivi principali, tutti incentrati sulla errata qualificazione giuridica del contratto. L’ente sosteneva che i giudici di merito avessero sbagliato nel considerare l’accordo come costitutivo di un diritto d’uso, senza valutare che si trattava, nella sostanza, di un contratto di comodato a favore di un’imprenditrice agricola. Se così fosse stato, il proprietario, non conducendo direttamente il fondo, sarebbe rimasto l’unico soggetto tenuto al pagamento delle imposte.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso del Comune inammissibile, senza entrare nel merito della distinzione tra diritto d’uso e comodato. La decisione si è fondata su una serie di vizi procedurali che hanno invalidato l’impugnazione.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso, cuore della controversia, inammissibile per plurime ragioni. In primo luogo, il Comune aveva impropriamente mescolato censure eterogenee, lamentando contemporaneamente la violazione di norme di legge e vizi di motivazione. Tale commistione è contraria ai principi del processo di cassazione, che richiede una formulazione chiara e distinta per ogni censura. In secondo luogo, il ricorso mancava del requisito di autosufficienza. Il Comune non ha dimostrato di aver sollevato specificamente la questione della qualificazione del contratto come contratto di comodato nei gradi di merito, né ha allegato gli atti pertinenti per consentire alla Corte di verificare la fondatezza delle sue affermazioni. Infine, la Corte ha escluso la presenza di una motivazione meramente apparente da parte dei giudici di appello. Questi ultimi avevano infatti basato la loro decisione su elementi concreti: l’esistenza di un contratto scritto, registrato, con data certa e comunicato al Comune. Tale percorso argomentativo, seppur sintetico, è stato ritenuto sufficiente a soddisfare il requisito minimo costituzionale. L’inammissibilità del motivo principale ha determinato l’assorbimento e la reiezione anche degli altri due motivi, poiché entrambi dipendevano dalla preclusa riqualificazione del contratto.

Le conclusioni

L’ordinanza, pur non pronunciandosi direttamente sulla distinzione tra comodato e diritto d’uso ai fini fiscali, ribadisce un principio fondamentale: il rispetto delle regole procedurali è un presupposto imprescindibile per poter ottenere una decisione nel merito. La mancata osservanza dei principi di specificità e autosufficienza del ricorso per cassazione porta all’inammissibilità dell’impugnazione, consolidando la decisione dei giudici dei gradi precedenti. Per i contribuenti e le amministrazioni, la lezione è chiara: la forma e la sostanza degli atti processuali sono egualmente cruciali per la tutela dei propri diritti e delle proprie pretese.

Chi paga IMU e TASI se un terreno è concesso in uso a un terzo?
In base alla sentenza esaminata, se la concessione avviene tramite la costituzione di un valido diritto reale d’uso a favore del terzo (in questo caso, un coltivatore diretto), l’obbligo di pagare IMU e TASI si trasferisce dal proprietario all’utilizzatore. Se invece si tratta di un contratto di comodato, il soggetto passivo dell’imposta rimane il proprietario.

Perché il ricorso del Comune è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per motivi procedurali. In particolare, per aver mescolato in modo confuso diverse tipologie di censure (violazione di legge e vizi di motivazione) e per non aver rispettato il principio di autosufficienza, non dimostrando di aver adeguatamente sollevato la questione nei precedenti gradi di giudizio.

La Corte ha deciso se il contratto fosse un comodato o un diritto d’uso?
No, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della qualificazione giuridica del contratto. Ha rigettato il ricorso per ragioni procedurali, di fatto confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale che aveva qualificato l’accordo come costitutivo di un diritto d’uso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati