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Contraddittorio preventivo: i chiarimenti della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16940/2025, ha stabilito che l’obbligo di contraddittorio preventivo per gli accertamenti sintetici (redditometro) non era generalizzato per gli anni d’imposta antecedenti al 2009. L’ordinanza chiarisce che la violazione di tale procedura non comporta l’automatica nullità dell’atto, specialmente per i tributi armonizzati come l’IVA, per i quali il contribuente deve fornire la ‘prova di resistenza’, dimostrando che l’esito del procedimento sarebbe stato diverso. Il caso riguardava due coniugi destinatari di accertamenti fiscali basati sia su studi di settore che su una valutazione sintetica del reddito a seguito dell’acquisto di beni immobili e mobili. La Corte ha rigettato il ricorso dei contribuenti e accolto quello dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza precedente e rinviando il caso per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contraddittorio preventivo: quando è davvero obbligatorio? La Cassazione fa il punto

Il principio del contraddittorio preventivo rappresenta una garanzia fondamentale per il contribuente, assicurandogli il diritto di essere ascoltato prima dell’emissione di un atto impositivo. Con l’ordinanza n. 16940 del 2025, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, delineando i confini della sua applicazione, in particolare per gli accertamenti fiscali relativi a periodi d’imposta antecedenti alle riforme che lo hanno reso un principio generale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di due coniugi. Al marito, esercente un’attività di ristorazione, veniva contestato un maggior reddito ai fini IRPEF, IVA e IRAP per l’anno 2008. L’accertamento si basava su due pilastri: l’applicazione degli studi di settore, che evidenziavano ricavi non dichiarati, e l’accertamento sintetico tramite redditometro, che confrontava il reddito dichiarato con la capacità di spesa manifestata (acquisto di un’abitazione e di due autovetture).

Parallelamente, anche alla moglie veniva notificato un avviso di accertamento che rideterminava il suo reddito ai fini IRPEF, sempre tramite redditometro.

I contribuenti impugnavano gli atti, sostenendo di aver giustificato la loro capacità di spesa con disinvestimenti e liquidazione di polizze vita e lamentando, soprattutto, la violazione del contraddittorio preventivo. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva i ricorsi, annullando gli atti proprio per questa violazione. La Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, riformava parzialmente la decisione: riteneva non obbligatorio il contraddittorio per l’accertamento da redditometro relativo al 2008, ma annullava l’atto basato sugli studi di settore, per cui invece tale obbligo era previsto.

La Decisione della Corte di Cassazione sul contraddittorio preventivo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso principale dei contribuenti e accolto quello incidentale dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza della CTR. La decisione si fonda su una distinzione netta basata sulla tipologia di accertamento e sul periodo d’imposta.

I giudici hanno chiarito che, per l’anno d’imposta 2008, non esisteva un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo nel sistema tributario italiano, al di fuori di specifiche ipotesi normative.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo le diverse situazioni:

1. Accertamento da Redditometro (anno 2008): Per questo tipo di accertamento, la legge ha introdotto l’obbligo di contraddittorio solo a partire dall’anno d’imposta 2009. Pertanto, per il 2008, l’Agenzia non era tenuta a sentire preventivamente il contribuente. La Corte ha ribadito che un principio generale non poteva essere desunto dall’art. 12 dello Statuto del Contribuente, la cui applicazione è limitata agli accertamenti conseguenti ad accessi e ispezioni, e non alle verifiche “a tavolino”.

2. Accertamento da Studi di Settore: Sebbene la legge prevedesse l’obbligo di contraddittorio per gli accertamenti fondati esclusivamente sugli studi di settore, l’Agenzia ha dimostrato che l’atto impositivo si basava anche su altri elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti (metodo analitico-induttivo). Di conseguenza, venendo meno il requisito dell’esclusività, decadeva anche l’obbligo del confronto preventivo per quanto riguarda le imposte dirette.

3. Tributi Armonizzati (IVA) e la “Prova di Resistenza”: La Corte ha sottolineato che, per i tributi armonizzati a livello europeo come l’IVA, il diritto dell’Unione impone un obbligo generale di contraddittorio. Tuttavia, la sua violazione non determina automaticamente la nullità dell’atto. Spetta al contribuente fornire la cosiddetta “prova di resistenza”: egli deve dimostrare in giudizio che, se avesse avuto la possibilità di partecipare al procedimento, avrebbe potuto fornire elementi tali da condurre a un esito diverso. La CTR aveva errato nell’annullare l’atto senza valutare se i contribuenti avessero fornito o meno tale prova.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 16940/2025 ribadisce un orientamento consolidato, tracciando una linea di demarcazione temporale e sostanziale per l’applicazione del contraddittorio preventivo. Prima delle recenti riforme (in particolare il D.Lgs. 219/2023 che ha introdotto l’art. 6-bis nello Statuto del Contribuente), tale principio non era universale. La sua violazione, soprattutto in ambito IVA, non è una causa di nullità automatica, ma richiede una valutazione concreta dell’impatto che il mancato dialogo ha avuto sull’esito finale dell’accertamento. La decisione rimanda quindi il caso alla Commissione Tributaria Regionale, che dovrà riesaminare la questione relativa all’IVA alla luce del principio della “prova di resistenza”.

Per gli accertamenti basati su redditometro, era obbligatorio il contraddittorio preventivo per l’anno d’imposta 2008?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di contraddittorio preventivo per l’accertamento sintetico (redditometro) è stato introdotto solo a partire dall’anno d’imposta 2009. Per il 2008, tale obbligo non sussisteva.

La violazione del contraddittorio preventivo per un accertamento IVA comporta sempre la nullità dell’atto?
No, non automaticamente. Per i tributi armonizzati a livello europeo come l’IVA, il contribuente deve superare la “prova di resistenza”. Deve cioè dimostrare in concreto che la sua partecipazione al procedimento avrebbe potuto portare a un risultato diverso e a lui più favorevole.

Se un accertamento è basato sugli studi di settore e su altri elementi, è necessario il contraddittorio preventivo?
No. L’obbligo di contraddittorio preventivo sussiste solo se l’accertamento si fonda esclusivamente sugli studi di settore. Se l’Ufficio basa la sua pretesa anche su altri elementi presuntivi (gravi, precisi e concordanti), l’obbligo viene meno, almeno per quanto riguarda le imposte dirette.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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