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Contraddittorio endoprocedimentale: rinvio alle S.U.

Un professionista ha impugnato un avviso di accertamento fiscale per la violazione del contraddittorio endoprocedimentale. La Corte di Cassazione, rilevando che la questione sulla portata di tale principio è attualmente al vaglio delle Sezioni Unite, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, sospendendo la decisione in attesa del pronunciamento definitivo. Il caso verte sulla necessità di un confronto preventivo tra Fisco e contribuente prima dell’emissione dell’atto impositivo.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contraddittorio Endoprocedimentale: la Cassazione Prende Tempo e Attende le Sezioni Unite

L’ordinanza in esame rappresenta un importante momento di riflessione nel diritto tributario italiano, in particolare sulla garanzia del contraddittorio endoprocedimentale. La Corte di Cassazione ha deciso di sospendere il giudizio su un ricorso, rinviando la causa a nuovo ruolo in attesa che le Sezioni Unite si pronuncino su una questione fondamentale: i confini e le conseguenze della violazione del diritto del contribuente a essere sentito prima dell’emissione di un avviso di accertamento.

I Fatti di Causa

Un professionista si è visto notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi per un valore di 150.000 euro ai fini IRPEF, IVA e IRAP per l’anno d’imposta 2009. Il contribuente ha impugnato l’atto, ma il suo ricorso è stato respinto in primo grado. In appello, la Commissione Tributaria Regionale ha parzialmente riformato la decisione, accogliendo le ragioni del contribuente solo per una minima parte dei costi contestati (quelli relativi alla partecipazione a un convegno) e confermando per il resto l’accertamento. Di qui il ricorso per cassazione, basato su sei motivi, tra cui spiccava la violazione del principio del contraddittorio endoprocedimentale.

La Questione del Contraddittorio Endoprocedimentale in Cassazione

Il fulcro del ricorso davanti alla Suprema Corte riguarda la presunta violazione dell’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 (Statuto dei Diritti del Contribuente). Secondo il ricorrente, la Commissione Tributaria Regionale avrebbe errato nel ritenere non necessaria l’instaurazione di un contraddittorio preventivo con il contribuente prima dell’emissione dell’avviso di accertamento, anche per quanto concerne l’IVA.

La difesa del contribuente ha sostenuto con forza che il diritto al dialogo con l’amministrazione finanziaria costituisce una garanzia fondamentale, la cui violazione rende illegittimo l’atto impositivo. Questo principio, ha argomentato, deve trovare applicazione generalizzata, indipendentemente dalla natura del tributo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione non entra nel merito della questione, ma adotta una decisione di carattere prettamente procedurale. I giudici hanno rilevato che il profilo di illegittimità sollevato dal ricorrente è oggetto di una recente ordinanza interlocutoria (n. 7829 del 2024), con la quale la stessa sezione tributaria ha rimesso la questione alla Prima Presidente per l’eventuale assegnazione alle Sezioni Unite.

La questione deferita alle Sezioni Unite è di cruciale importanza: si tratta di definire con precisione il contenuto e le modalità di applicazione della cosiddetta “prova di resistenza”. In sostanza, si chiede di chiarire se la violazione del contraddittorio determini automaticamente l’annullamento dell’atto o se l’amministrazione possa dimostrare in giudizio che la partecipazione del contribuente non avrebbe comunque modificato l’esito dell’accertamento. Di fronte a questa pendenza, e per evitare pronunce potenzialmente contrastanti, la Corte ha ritenuto opportuno e necessario rinviare la causa a nuovo ruolo, attendendo il verdetto delle Sezioni Unite.

Conclusioni

L’ordinanza in commento congela la posizione del contribuente, ma al contempo evidenzia un punto nevralgico del rapporto tra Fisco e cittadino. La decisione di attendere il pronunciamento delle Sezioni Unite sottolinea l’incertezza giuridica che ancora circonda il principio del contraddittorio endoprocedimentale, specialmente per i tributi non armonizzati. Il futuro verdetto avrà implicazioni significative per tutti i contribuenti, poiché definirà in modo stabile la forza di questa garanzia procedimentale e le conseguenze della sua violazione. Per ora, professionisti e imprese restano in attesa di una parola definitiva che possa orientare la gestione dei controlli fiscali e dei relativi contenziosi.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato la decisione?
La Corte ha rinviato la decisione perché la questione centrale del ricorso, relativa alla violazione del contraddittorio endoprocedimentale e alla cosiddetta “prova di resistenza”, è attualmente al vaglio delle Sezioni Unite. Per garantire uniformità di giudizio, la Corte ha preferito attendere la pronuncia delle Sezioni Unite prima di decidere il caso specifico.

Qual è il principio del contraddittorio endoprocedimentale?
È il diritto del contribuente di partecipare al procedimento di accertamento fiscale, presentando le proprie osservazioni e documenti all’amministrazione finanziaria prima che questa emetta un atto impositivo definitivo. Si tratta di una garanzia di difesa e collaborazione prevista dallo Statuto dei Diritti del Contribuente.

Cosa sono le Sezioni Unite e perché il loro intervento è importante in questo caso?
Le Sezioni Unite sono la più alta istanza della Corte di Cassazione, chiamate a risolvere contrasti interpretativi tra le diverse sezioni della Corte o a decidere questioni di massima importanza. Il loro intervento è cruciale in questo caso per stabilire in modo definitivo e vincolante per tutti i giudici quali siano le conseguenze della violazione del contraddittorio preventivo, ponendo fine all’incertezza giuridica esistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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