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Contraddittorio endoprocedimentale: quando è obbligo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16622/2024, ha ribadito i limiti dell’obbligo del contraddittorio endoprocedimentale. Il ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA è stato respinto. La Corte ha chiarito che, per i tributi non armonizzati (IRPEF, IRAP) e in caso di accertamenti ‘a tavolino’, non sussiste un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo. Per i tributi armonizzati (IVA), l’omissione del contraddittorio rileva solo se il contribuente dimostra quali argomentazioni concrete avrebbe potuto far valere.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contraddittorio Endoprocedimentale: la Cassazione chiarisce i limiti

L’obbligo di un confronto preventivo tra Fisco e contribuente prima dell’emissione di un avviso di accertamento è un tema centrale nel diritto tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 16622 del 14 giugno 2024, ritorna su questo argomento, specificando i confini applicativi del contraddittorio endoprocedimentale. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, distinguendo nettamente tra tributi armonizzati e non, e tra accertamenti derivanti da verifiche in loco e quelli ‘a tavolino’.

I fatti di causa

Un libero professionista riceveva dall’Agenzia delle Entrate un avviso di accertamento per maggiori redditi non dichiarati ai fini IRPEF, IRAP e IVA relativi all’anno 2012. L’atto impositivo scaturiva dalle risposte fornite dallo stesso contribuente a un questionario inviatogli dall’Ufficio. Il professionista impugnava l’atto, lamentando, tra le altre cose, la violazione del suo diritto al contraddittorio preventivo, non essendo stato convocato prima dell’emissione dell’avviso.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso, annullando l’atto. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Amministrazione Finanziaria. Secondo i giudici d’appello, non esiste un principio generale che imponga sempre il contraddittorio preventivo. Il caso è quindi giunto all’attenzione della Corte di Cassazione.

La decisione della Corte sul contraddittorio endoprocedimentale

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del contribuente, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno seguito il solco tracciato dalle Sezioni Unite nel 2015, fornendo una chiara distinzione sulle condizioni che rendono obbligatorio il contraddittorio.

Le motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni su due binari principali, a seconda della tipologia di tributo contestato.

Tributi non armonizzati (IRPEF e IRAP)

Per le imposte come IRPEF e IRAP, definite ‘non armonizzate’ in quanto regolate esclusivamente dalla normativa nazionale, la Corte ha ribadito che l’obbligo di contraddittorio preventivo, a pena di nullità dell’atto, non è una regola generale. Esso sussiste solo se espressamente previsto da una specifica norma di legge. L’articolo 12, comma 7, dello Statuto dei Diritti del Contribuente, spesso invocato in questi casi, si applica unicamente agli accertamenti che seguono accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso la sede del contribuente. Non si applica, invece, agli ‘accertamenti a tavolino’, come quello del caso di specie, basati su dati forniti dal contribuente stesso. Poiché non vi era una norma specifica che imponesse il contraddittorio per quel tipo di accertamento su IRPEF e IRAP, la doglianza è stata respinta.

Tributi armonizzati (IVA)

Per l’IVA, un ‘tributo armonizzato’ a livello europeo, il discorso cambia. Il diritto al contraddittorio discende direttamente dai principi del diritto dell’Unione Europea. Pertanto, la sua omissione può causare l’invalidità dell’atto. Tuttavia, la Corte ha precisato che non basta una semplice lamentela formale. Il contribuente che denuncia la violazione di questo diritto ha l’onere di superare la cosiddetta ‘prova di resistenza’. Deve cioè indicare in modo specifico quali argomentazioni avrebbe potuto presentare durante il contraddittorio e dimostrare che tali argomentazioni non erano meramente pretestuose, ma avrebbero potuto concretamente portare a un risultato diverso dell’accertamento. Nel caso esaminato, il contribuente non aveva specificato quali ragioni avrebbe addotto, rendendo la sua censura infondata anche per la parte relativa all’IVA.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 16622/2024 conferma un principio fondamentale: il diritto al contraddittorio preventivo non è assoluto nel sistema fiscale italiano, sebbene le recenti riforme (non applicabili al caso in esame) vadano verso una sua generalizzazione. Per gli accertamenti ‘a tavolino’ su tributi non armonizzati, l’obbligo sussiste solo se previsto dalla legge. Per i tributi armonizzati, invece, l’omissione del contraddittorio è un vizio che invalida l’atto solo a condizione che il contribuente dimostri l’utilità concreta che avrebbe avuto la sua partecipazione al procedimento. Questa pronuncia sottolinea l’importanza per il contribuente di non limitarsi a denunce formali, ma di sostanziare le proprie difese fin dalle prime fasi del contenzioso.

L’Agenzia delle Entrate è sempre obbligata ad avviare un contraddittorio prima di emettere un avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non esiste un obbligo generalizzato. Per i tributi ‘non armonizzati’ (es. IRPEF, IRAP), l’obbligo sussiste solo nei casi specificamente previsti dalla legge, come dopo verifiche fiscali presso la sede del contribuente, ma non per gli accertamenti ‘a tavolino’.

Quale differenza c’è tra tributi armonizzati (IVA) e non armonizzati (IRPEF) riguardo all’obbligo di contraddittorio?
Per i tributi non armonizzati, l’obbligo di contraddittorio dipende da una specifica previsione di legge nazionale. Per i tributi armonizzati come l’IVA, l’obbligo deriva direttamente dal diritto dell’Unione Europea ed è quindi più esteso, ma la sua violazione deve essere provata nella sua concretezza dal contribuente.

Per annullare un accertamento IVA per mancato contraddittorio, è sufficiente lamentare la violazione?
No, non è sufficiente. Il contribuente deve superare la ‘prova di resistenza’, ossia deve specificare quali argomentazioni concrete e non pretestuose avrebbe potuto far valere durante il contraddittorio e dimostrare che queste avrebbero potuto influenzare l’esito dell’accertamento a suo favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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