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Contrabbando doganale: rinvio per dubbi costituzionali

Un viaggiatore viene accusato di contrabbando doganale per non aver dichiarato alcuni orologi di lusso al suo rientro in Italia. Dopo i primi due gradi di giudizio a lui sfavorevoli, il caso giunge in Cassazione. I giudici supremi, però, non emettono una sentenza definitiva. Decidono di sospendere il giudizio e rinviare la causa, poiché è in attesa una pronuncia della Corte Costituzionale sulla legittimità delle norme che prevedono la confisca dei beni in casi simili, sollevando importanti questioni sull’applicazione delle sanzioni doganali e dell’IVA all’importazione.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Contrabbando Doganale: la Cassazione Sospende il Giudizio in Attesa della Consulta

L’ordinanza interlocutoria in esame affronta un caso di contrabbando doganale relativo all’importazione di beni di lusso non dichiarati. La Corte di Cassazione, anziché decidere nel merito, ha scelto di rinviare la causa a nuovo ruolo, attendendo una decisione della Corte Costituzionale su una questione di legittimità che potrebbe cambiare le sorti del processo e di molti casi simili. Analizziamo i fatti e le implicazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un viaggiatore, al suo rientro in Italia, veniva fermato presso un aeroporto internazionale in possesso di sei orologi di lusso. L’Agenzia delle Dogane contestava al soggetto di aver oltrepassato il varco doganale attraverso il “canale verde”, destinato a chi non ha nulla da dichiarare, senza però denunciare il possesso di merce soggetta a dazi e IVA all’importazione.

Di conseguenza, l’Agenzia emetteva un atto di contestazione per la violazione tributaria, irrogando sanzioni per un importo significativo e disponendo la confisca dei beni. Il contribuente impugnava l’atto, sostenendo di essere stato fermato prima di uscire definitivamente dall’area doganale e di non essere tenuto al pagamento dell’imposta in quanto soggetto privato privo di partita IVA.

L’Iter Processuale nei Gradi di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) respingevano le ragioni del contribuente. I giudici di merito confermavano la legittimità dell’operato dell’Agenzia, ritenendo che il passaggio attraverso il canale verde costituisse una dichiarazione implicita di non avere merci da sottoporre a dazio. Inoltre, ritenevano corretta e tempestiva la notifica degli atti impositivi.

Il contribuente, insoddisfatto della decisione, proponeva ricorso per Cassazione basato su cinque motivi, tra cui la violazione delle norme sulla notifica degli atti, la presunta illegittimità della confisca e l’errata applicazione delle norme sul contrabbando doganale.

Le Questioni Sollevate in Cassazione

I motivi del ricorso erano molteplici e toccavano sia aspetti procedurali che sostanziali:
1. Vizi di notifica: Si contestava la regolarità della notifica dell’atto impositivo.
2. Tempestività: Si eccepiva la violazione dei termini per la notifica, nonostante il principio di scissione degli effetti per notificante e destinatario.
3. Configurabilità del contrabbando: Il ricorrente negava la sussistenza dell’illecito, sostenendo che il controllo fosse avvenuto all’interno dell’area arrivi e non dopo l’uscita, e che nessuna norma punisse il semplice transito nel canale verde.
4. Illegittimità della confisca: Si deduceva che la merce avrebbe dovuto essere sottoposta a sequestro e non a confisca diretta.
5. Omessa motivazione: Si lamentava la mancata valutazione delle prove documentali (fatture d’acquisto) che attestavano la regolarità della detenzione della merce.

Le Motivazioni della Sospensione

La Corte di Cassazione, pur prendendo atto dei motivi di ricorso, ha rilevato un elemento pregiudiziale di fondamentale importanza. Le Sezioni Unite della stessa Corte, con una recente ordinanza (n. 18284 del 2024), avevano sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardo all’articolo 70 del d.P.R. 633/1972. Tale norma, nel rinviare alle leggi doganali per le sanzioni relative all’IVA all’importazione, non esclude l’applicazione dell’articolo 301 del Testo Unico delle Leggi Doganali (TULD), che prevede la confisca dei beni oggetto di contrabbando.

Il dubbio di costituzionalità, sollevato in riferimento agli articoli 3 della Costituzione e 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, riguarda la proporzionalità di una sanzione così afflittiva come la confisca in casi di contrabbando semplice, soprattutto quando si cumula con le sanzioni pecuniarie. Poiché anche il caso in esame verte sull’applicazione della confisca ai sensi dell’art. 301 TULD a seguito di una violazione della normativa daziaria e dell’IVA all’importazione, la Corte ha ritenuto indispensabile attendere la pronuncia della Corte Costituzionale. L’esito di tale giudizio, infatti, è destinato a incidere direttamente sulla controversia in corso.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha deciso di non pronunciarsi nel merito e di rinviare la causa a nuovo ruolo. Questa ordinanza interlocutoria evidenzia come le questioni relative al contrabbando doganale e alle relative sanzioni siano oggetto di un profondo riesame giurisprudenziale. La decisione della Corte Costituzionale avrà un impatto determinante non solo per il caso specifico, ma per l’intero sistema sanzionatorio doganale, potendo portare a una ridefinizione dei limiti e della proporzionalità delle misure applicabili, come la confisca, in caso di evasione dell’IVA all’importazione.

Cosa si intende per contrabbando doganale al passaggio nel canale verde?
Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, confermata implicitamente nell’iter, il passaggio attraverso il canale “nulla da dichiarare” costituisce una dichiarazione tacita di non possedere merci soggette a dazi. Il possesso di tali merci, in quel contesto, integra la violazione contestata, ovvero il contrabbando doganale.

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di non emettere una sentenza definitiva?
La Corte ha sospeso il giudizio perché è pendente una questione di legittimità costituzionale su norme chiave per il caso in esame. In particolare, si attende che la Corte Costituzionale si pronunci sulla compatibilità della confisca prevista per il contrabbando (art. 301 TULD) con i principi costituzionali, quando applicata a violazioni relative all’IVA all’importazione.

Qual è l’impatto di questa decisione per casi futuri?
La decisione di attendere il giudizio della Corte Costituzionale significa che l’esito di questo e di altri casi simili è incerto. Se la Consulta dovesse dichiarare l’illegittimità della norma sulla confisca in questi contesti, le sanzioni applicabili ai viaggiatori che non dichiarano merci potrebbero essere significativamente ridotte, eliminando la perdita della proprietà dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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